Piero Adamo, presidente della Commissione Sport del Comune, risulta lucido e minuzioso nel toccare le corde di un tema caro agli sportivi messinesi: la questione del ritorno al "Celeste". Un progetto che merita di essere affrontato con doverosa chiarezza onde evitare di farsi trascinare dall’entusiasmo dei sogni e perdere contatto con la realtà: “Si deve essere precisi e seri, questo è il primo step. Innanzitutto è fondamentale fornire ai tifosi un messaggio chiaro: l’Acr ha chiesto lo stadio Giovanni Celeste l’8 maggio con un’istanza che doveva essere corredata da dieci allegati. Questi ultimi, tuttavia, mancavano, in quanto la stessa società non aveva fatto in tempo a produrli e, come tutti sanno, ci sono pervenuti soltanto lunedì. L’iter, potendo partire soltanto nel momento in cui ogni carta è stata messa al suo posto, si è avviato nelle scorse ore. L’idea del Celeste è, oggettivamente, suggestiva. Richiama emozioni, tradizioni ed identità sia della nostra squadra, ma più in generale della città ma, con riferimento alla convenzione, non si può prescindere da un equilibrio contrattuale a tutela, non del consiglio comunale, bensì, dell’intera collettività. Interesse imprescindibile è che si faccia pallone, ferma restando l’opportunità di affiancarvi altre attività di stampo commerciale, utili a sostenere una macchina costosa qual è una società di calcio. Ci auguriamo tutti, infatti, che la squadra, nel più breve tempo possibile torni, a disputare tornei di altro spessore e per rendere concreto ciò si devono innestare certi meccanismi. Si succederanno una serie di passaggi, in commissione Sport, Patrimonio e poi la proposta, giunta giorno 5 via pec, sarà vagliata dal consiglio comunale”.

Fin qui tutto liscio anche perché l'idea progettuale non prevede aumenti di cubatura e la durata trentennale lascia presagire che l'unico fine sia mediamente quello dello sviluppo di un percorso sportivo. La strada però non è priva di ostacoli ma la volontà di pervenire ad una soluzione condivisa costituisce ottima base su cui muoversi: “Ciò che mi sento di dire è che l’attenzione è massima, così come l’apertura a concessioni pluriennali di impianti sportivi. Si è compreso, infatti, che l'ente non è in grado di gestire, attualmente, non solo gli stadi ma anche strutture di per sé meno costose. Il contributo privato diventa, allora, fondamentale, tenendo, comunque presente si tratti di beni pubblici”.

I rallentamenti appaiono, però, cozzare con la campagna abbonamenti che appare esclusivamente incentrata sul catino di via Oreto: “Non metto bocca sulla questione, è una scelta del privato pubblicizzare una struttura ad oggi, materialmente, non nelle sue mani ed oggetto di discussione. Bisogna, ad ogni modo, fugare ogni dubbio: nonostante sul banner campeggi la scritta Celeste questo non è ancora stato consegnato ma perché soltanto lunedì ci è pervenuta l’intera documentazione, a fronte, di una campagna lanciata precedentemente. Ognuno è libero di fare le proprie scelte ma la situazione deve essere precisata. L’Acr ha puntato su una suggestione ma chi effettua un acquisto è tenuto ad avere un quadro reale dei fatti”.

Nessuna preclusione, dunque, ma la consapevolezza di non poter pervenire ad una risoluzione nel brevissimo periodo: “Non possiamo fare adesso una stima dei tempi necessari ma è da escludere possano essere quantificati in dieci giorni e ciò nell’interesse di tutti. I vari passaggi, siano essi presso la Giunta, le commissioni o gli uffici dei dirigenti del comune, nascono per costituire garanzia verso i cittadini. Bisogna regolamentare i rapporti di credito-debito e ponderare, esattamente come farebbe un buon padre di famiglia”. E oltre ai tempi della politica, vanno considerati anche quelli effettivi affinché i lavori programmati vengano poi effettivamente realizzati. Insomma, il Messina spera di giocare la prima di campionato nello stadio storico ma che accada davvero è tutt'altro che certo. 

Sezione: Acr Messina / Data: Sab 10 giugno 2017 alle 11:41
Autore: MNP Redazione / Twitter: @menelpallone
vedi letture
Print