Finisce il 2018, tempo di bilanci, statistiche, anche se, per il calcio, in realtà, la chiusura dell’anno solare coincide con la fine del girone di andata di una stagione agonistica. Per l’Acr Messina, questo mese di dicembre che sta per concludersi, invece, potrebbe anche essere un momento importante per riflettere su quello che potrà essere il futuro di una società creata da Pietro Sciotto ad agosto 2017 con l’obiettivo, ambizioso, di rilanciare il calcio nella città dello Stretto.

Le intenzioni, però, non hanno avuto riscontro nella realtà e, oltre il terzultimo posto in graduatoria nel girone I della serie D, basta esaminare alcune cifre per rendersi conto delle cause oggettive che hanno portato al flop di questo progetto sportivo, più volte ricostruito e ancora non ben definito, dopo 16 mesi dalla sua nascita. Infatti, in questo periodo si sono alternati 4 direttori sportivi effettivi (Ferrigno, Lamazza, Polenta e Torma) più almeno altrettanti più o meno in pectore (Carabellò, Rappoccio, Riccetti, Grasso e Parisi) e un numero indefinito di consiglieri tecnici “esterni” (Grillo, lo stesso Rappoccio, Ciccio La Rosa e altri più volte consultati dal Presidente).

Sulla panchina biancoscudata si sono accomodati Venuto, Modica, Infantino e Biagioni, mentre Cozza è stato bloccato un attimo prima di prendere posto e Raffaele ha preferito salutare la compagnia dopo una decina di giorni di preparazione al Centro Sportivo Universitario dell’Annunziata e alla vigilia dell’esordio in Coppa Italia. Tralasciamo altre figure, come il direttore generale e il team manager, finalmente acquisite nell’organigramma solo in questa stagione, con la presenza di Manfredi e Castorina, o il segretario, ruolo occupato prima da Rao e poi da Bandiera, fondamentale nelle società dilettantistiche forse più che in quelle professionistiche, e tralasciamo di approfondire in merito al settore giovanile mai realmente strutturato, senza campi di gioco e, quindi, praticamente impossibilitato ad avere un minimo di credibilità per crescere qualche elemento utile alla prima squadra e alle finanze della società.

Passando al campo, sono stati utilizzati nella prima squadra dell’Associazione Calcio Rilancio Messina in 17 mesi di vita, ben 72 elementi di cui 37 nella stagione 2017-201835 nella prima metà dell’annata in corso, con la possibilità, tutt’altro che remota, di incrementare ulteriormente la rosa, viste le richieste più volte avanzate da Biagioni in tal senso. Si va dal recordman di minutaggio con la maglia del Rilancio, Giovanni Lavrendi, a carneadi come l’attaccante brasiliano Granado, presente qualche mese nella scorsa stagione, o l’ivoriano Guehi, pochi minuti in campo quest’anno dopo i trascorsi nelle giovanili di Roma, Sassuolo e Parma.

Tutto questo vorticoso giro di tecnici, dirigenti, calciatori ha prodotto, in un anno e mezzo, la bellezza, se così si può dire, di 70 punti in classifica in 51 partite: bottino risibile per una società tanto ambiziosa nelle intenzioni, considerando che Vibonese e Troina conclusero lo scorso campionato in testa con 76 punti in 34 gare.

Andando ad esaminare il cammino dei due tecnici più presenti nella breve storia di questo Acr, è già possibile fare un primo parallelo tra Modica e Biagioni, ed è il tecnico mazarese ad uscirne palesemente vincitore, visto che, nelle prime 12 partite in cui fu alla guida del Messina, totalizzò 21 punti, con una media di 1,75 punti a gara, mentre Biagioni, nello stesso numero di match, ha fatto 13 punti (media/partita 1,08). Premettendo che ciascuna annata fa storia a se, resta comunque aperta la possibilità di una rimonta nella stagione attuale, visto il ritmo non proprio esaltante delle squadre che occupano le posizioni valide per i play-off, ad esclusione della Turris. Ma occorre prendere un passo simile proprio a quello della Turris, attualmente seconda in graduatoria, mantenendolo nei restanti 17 match.

Limitandoci solo al 2018, la creatura del Presidente Sciotto ha raccolto 50 punti in 34 partite, frutto di 13 vittorie e 11 pareggi, cui bisogna aggiungere 10 sconfitte (di cui 8 nella stagione in corso), con 52 gol fatti e 39 subiti (15 fatti e 25 subiti nella prima metà del torneo 2018-2019). La “bestia nera” del Messina è stata l’Acireale (sempre vincente contro i biancoscudati nelle due gare dell’anno solare), mentre anche Vibonese, Bari, Igea Virtus, Turris, Città di Messina, Portici, Palmese e Sancataldese possono annoverare una vittoria contro l’Acr nei 12 mesi del 2018.

Queste sono solo alcune considerazioni sulla base di una selezione abbastanza limitata dei numeri prodotti dalla gestione Sciotto, alla guida della società indicata dal Sindaco, ad agosto 2017, per usufruire dell’opportunità offerta dal regolamento FIGC alle città in possesso di una storia calcistica gloriosa. Precisando che l’attuale presidente non ha usurpato diritti o titoli togliendoli ad altri soggetti o gruppi in grado di fare calcio a Messina, allora, come oggi, lontani dall’intenzione reale di entrare in gioco in prima persona, occorre prendere consapevolezza della situazione in cui versa il calcio messinese (3 società professionistiche fallite in 25 anni, 7 campionati di serie D nelle ultime 11 stagioni) per iniziare a capire se e quando sarà possibile rivivere stagioni sportive degne dell’ormai antico e impolverato blasone biancoscudato.

Lasciando perdere voci, sussurri e indiscrezioni su magnati provenienti dall'intero globo terrestre, oppure sperare in avventi di mecenati desiderosi solo di spargere milioni di euro per fare divertire l'esigente palato degli sportivi messinesi tifosi di squadre vincenti in serie A, auguriamoci che il 2019 porti qualcuno in grado non solo di comprendere cosa fare, ma come agire subito e in modo efficace. Sarebbe già un buon punto di partenza. Buon anno a tutti!

Sezione: Acr Messina / Data: Lun 31 dicembre 2018 alle 12:10
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
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