Messina-Lecce:  la qualità fa la differenza. Padalino lascia in panchina i senatori e dà una chance ai giovani Vutov, Tsonev, Fiordilino, Persano, che gli regalano una vittoria senza particolari patemi d’animo. In campo c’era la capolista, ma la lezione di umiltà la subiscono i biancoscudati, apparsi spenti e privi di forza mentale. Le prossime 4 partite daranno il verdetto su quale sarà il destino del Messina in questo campionato. Nelle valutazioni, l'unico a guadagnarsi la sufficienza è il portiere Berardi. Ecco le nostre pagelle:

MESSINA

Berardi 6 – Subisce tre gol senza particolari responsabilità individuali, chiude bene su un tiro di Caturano nel primo tempo e non deve intervenire in modo eclatante in nessun altra occasione, visto che gli avversari non hanno bisogno di dannarsi l’anima per portare a casa la vittoria.

Grifoni 5,5 – Inizia come laterale di difesa e si disimpegna, senza infamia e senza lode, fino all’infortunio del 26’ che costringe Lucarelli a sostituirlo con Ferri (4,5) , letteralmente un pesce fuor d’acqua, in balia di difensori più prestanti fisicamente che fanno il minimo sindacale per renderlo innocuo. Da registrare, nel secondo tempo, il suo primo movimento stagionale simile a quello di un attaccante, quando si libera al limite dell’area, ma il tiro regala la palla a uno degli spettatori in curva.

Rea 5,5 – Appare appesantito nei movimenti, spesso viene messo in mezzo dagli attaccanti salentini che arrivano facilmente al tiro nella fase in cui la gara è ancora in bilico. Dopo il doppio svantaggio, cala la pressione sulla difesa biancoscudata e se la cava grazie all’esperienza ed al senso della posizione.

Bruno 5,5 – Gara anonima, in linea con il resto della squadra, si acquatta nella difesa a tre inventata dal tecnico livornese dopo il gol dello 0 a 1, senza slanci, né particolari sbavature.

De Vito 5,5 – Tra i pochi a dare l’idea di essere mentalmente sintonizzato sul tipo di partita che doveva essere giocata, macchia la sua valutazione con l’errore in appoggio che avvia, di fatto, l’azione del gol del raddoppio.

Ionut 4 – Lento, spesso fuori posizione, interpreta nel modo più deleterio il delicato ruolo di esterno destro nella linea di centrocampo a quattro disegnata per contrastare il Lecce. Mai pronto all’appoggio in fase offensiva, in ritardo nelle coperture, colleziona l’ennesimo cartellino giallo che porterà alla sua squalifica, destinandolo, probabilmente, ad un altro periodo di oblio, senza rimpianti. Al 66’ viene sostituito da Saitta (5) che, almeno, ci mette cuore, polmoni e grinta, ma con poca qualità tecnica e senza costrutto.

Musacci 5 – Messo in campo malgrado fosse ancora alle prese con i postumi di un infortunio, vaga malinconicamente alla ricerca della giocata illuminante, mai nemmeno lontanamente abbozzata.

Mancini 5 – Anche lui è in una fase calante che dura da diverse settimane, durante le quali è stato fuori dal campo, per poi essere impiegato da titolare a tempo pieno, proprio quando si dovevano affrontare due impegni a distanza di tre giorni. A giudicare da questa partita, il recupero sarà lungo e problematico.

Marseglia 5 – Dopo la riesumazione avvenuta dopo il suo impiego nella gara di Coppa Italia a Taranto, stecca l’ennesima occasione per dare un senso a questa esperienza messinese, caratterizzata più da prove opache che da segnali di vita. Ha il merito di essere l’unico, nel secondo tempo, ad impegnare Gomis con un bel tiro di contro balzo. Al 75’ cede il posto a Madonia (sv) che arriva al proscenio quando la recita è già abbondantemente finita e si attendono solo i titoli di coda.

Milinkovic 4 – L’ansia da prestazione evocata da Lucarelli nella conferenza della vigilia gli offusca il cervello dopo che, al 22’, si esibisce in una travolgente serpentina, sfumata sul più bello. Come dicevano i vecchi saggi: il calcio non vuole pensieri.

Pozzebon 5 – Arretra la sua posizione per avere qualche pallone da giocare e, in un paio di occasioni, riesce anche ad innescare i compagni di reparto, ma la mancata finalizzazione non valorizza le sue intenzioni. Mai pericoloso al tiro, a fine gara diventa il bersaglio dei tifosi ed il capro espiatorio di una crisi della quale ha solo una parte di responsabilità.

Cristiano Lucarelli 5 – Le chiacchiere stanno a zero. Dopo 8 gare di campionato in panchina (la Coppa Italia la lasciamo alle statistiche), raccoglie altrettanti punti, con una media che conduce, nella migliore delle ipotesi, alla lotteria dei playout. Il rigore alquanto dubbio concesso al Lecce e l’infortunio di Grifoni lo costringono a ricorrere al 3-4-3, senza avere gli interpreti giusti. Ci mette la faccia e tutto l’impegno, lancia proclami e si proietta al mercato di gennaio, ma, prima di arrivare al più volte evocato 29 dicembre, deve ricomporre la forza mentale di un gruppo troppo fragile.

Lecce: Gomis 6; Ciancio 6, Cosenza 6, Drudi 6, Contessa 6; Vutov 6,5 (dal 18’ st Lepore sv), Fiordilino 6,5, Tsonev 7 (dal 25’ st Mancosu sv); Persano 6,5, Caturano 7 (dal 38’ st Freddi sv), Doumbia 7. Allenatore: Pasquale Padalino 7

Arbitro: Giosué Mauro D’Apice 5

Sezione: Acr Messina / Data: Mer 07 dicembre 2016 alle 09:30
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
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