Ci sono eventi storici che, spesso, ti passano davanti agli occhi senza che tu possa rendertene conto. Giornate apparentemente anonime, o comunque “normali”, che si consumano nel giro di ventiquattro ore senza lasciare quel quid utile a fissarsi nella tua memoria, confondendosi col volume caotico dell’esistenza. Di certo, quando i tifosi del Messina si recarono al “Tempio”, il 15 marzo di 23 anni fa, concentrati sui due punti da portare a casa contro il Padova di Sandreani, non potevano sapere che avrebbero assistito ad una giornata che avrebbe cambiato il calcio italiano.

Il vecchio ACR Messina, nella sua casa calda ed accogliente, cercava una vittoria scacciacrisi per evitare una retrocessione annunciata, contro un Padova in salute. Un gol di Alberto Cambiaghi diede speranza ai supporters peloritani assiepati sulle tribune del glorioso “Celeste”, che riuscirono a blindare la porta giallorossa con le loro urla ed a capitalizzare il gol del brianzolo di Messina.

Mauro Sandreani, sulla panchina euganea, le provò tutte, sbracciandosi a più non posso e camminando su e giù davanti alla propria panchina. Nel secondo tempo, proprio quando il match volava verso il 90’, decise di mandare in campo un ragazzo un po’ mingherlino, che stava facendo grandi cose con le formazioni giovanili. “Alessandro, entri tu”. Lui si guardò in giro, un po’ spaesato, indossando incerto quella maglia numero 16 che lo avrebbe accompagnato sul manto erboso del Celeste.

Fu così che il popolo di Messina assistette all’esordio tra i professionisti di uno sbarbatello che avrebbe incantato il mondo: Alessandro Del Piero da Conegliano. Un uomo che, in un ventennio di Juventus, ha vinto tutto quello che c’era a disposizione. Un uomo salito sul tetto del mondo sia con il proprio club che con la propria nazione. Un uomo con la “U” maiuscola che ha affascinato anche i tifosi delle squadre rivali, per la sua professionalità e serietà. Una bandiera, come Salvatore Schillaci, Giorgio Corona, Paolo Maldini, Giuseppe Bergomi, Francesco Totti e pochissimi altri.

Il Celeste, lo stadio più emozionante del pianeta (impossibile negarlo), riusciva a regalare sogni a chiunque entrasse nella sua pancia. Quel giorno, con una studiata e perfetta par condicio, regalò una vittoria ai suoi ragazzi e la prima possibilità ad un grande campione. Quell’anno, purtroppo, non gli riuscì il miracolo di salvare la propria squadra, ormai agli ultimi gemiti di passione, ma, con un pizzico di vanità, si iscrisse alla storia di Pinturicchio. Trevigiano, gobbo, australiano e cittadino del mondo, ma di sicuro, anche un po’ messinese. 

Sezione: Amarcord / Data: Dom 15 marzo 2015 alle 14:39
Autore: Marco Boncoddo / Twitter: @redattore
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