Ogniqualvolta (si, purtroppo non è la prima) ci accingiamo a descrivere uno scontro tra due squadre messinesi, veniamo colti da una sorta di “blocco dello scrittore”. La pagina bianca, ormai digitale, ci sfida... irridendoci sulla nostra strana “astenia scriptoria”. Ma... come spiegare, a chi non vive alle nostre latitudini, di questa stracittadina assurda, nonché insensata? Ci proveremo, come sempre, appigliandoci alla storia delle altre sfide che, nell'ultimo ventennio, siamo stati costretti a vedere sulle rive dello Stretto.
Tutti i tifosi peloritani ricorderanno la querelle di quest'estate, con Rocco Arena, imprenditore milanese, interessato a rilevare l'Acr Messina, in mano a Pietro Sciotto. I dinieghi ed i giochi al rialzo della proprietà gualtierese, hanno convinto l'amministratore del Consorzio Toro a rilevare l'altra società messinese, il Città di Messina, fresco di salvezza in quarta serie. Ecco che, in base ad un vortice di piccole ripicchette da quartiere, le due società hanno scelto la strada del blasone, recuperando i marchi che hanno fatto la storia del calcio peloritano (anche se è bene sottolineare che l'acquisto del “simbolo”, non garantisce il riscatto della matricola). Il nuovo Città di Messina, pertanto, è stato rinominato Football Club Messina, grazie alla concessione del marchio di proprietà della famiglia Franza. L'Associazione Calcio Rilancio Messina, di contro, dopo il connubio con il Camaro, ha fatto tornare a vivere l'Associazione Calcio Riunite Messina, denominazione tanto cara alla città intera. Nei fatti, però... due squadre della stessa città, nella stessa serie, con gli stessi colori e, almeno in idea, con le stesse ambizioni. Inutilità tutta messinese e manie di grandezza che hanno svilito, ancora una volta, la passione cittadina per la sua creatura più amata.
La fotografia attuale, dopo due mesi di campionato, è ancora più deprimente. Il Palermo, oltre i propri meriti, guida la graduatoria con un rassicurante più 8 sul Biancavilla, mentre Acr ed Fc si dibattano a metà classifica, in cerca di un posto al sole nella griglia playoff. E la piazza? La tifoseria organizzata si è schierata in massa con la società di Sciotto, nonostante la mancanza di una reale fiducia nel progetto.
Ma, lasciando perdere i derby cittadini precedenti agli anni '50, la nostra città ha già regalato psichedeliche situazioni di questo tipo. Ogni tifoso, innamorato della biancoscudata, infatti, ricorderà il campionato di quinta serie 1996/97, quando l'Associazione Sportiva Messina di Trimarchi e l'Unione Sportiva Peloro del Cav. Aliotta si presentarono ai nastri di partenza della stagione. Tra andata e ritorno, gli uomini di Pietro Ruisi, classificatisi poi al sesto posto, inflissero dieci reti all'As Messina. All'andata, infatti, la Peloro vinse in trasferta per 1-4 (doppietta di Messina e reti di Perfetti e Minisi, intramezzate dalla marcatura di Foti per l'As) mentre al ritorno la sfida si concluse sul 6-1 per i padroni di casa (doppiette di Naccari e Catalano e gol di Berti e Mazzeo, dopo l'iniziale vantaggio di Ancis). L'anno dopo, la scomparsa dell'Associazione Sportiva contribuì alla trasformazione della Peloro in Football Club Messina (nascita ufficiale del marchio oggi indossato dalla compagine di Arena) e la favola dei giallorossi di Aliotta poté affermarsi su tutto il territorio nazionale, con uno sfolgorante settimo posto in serie A che ancora inumidisce gli occhi dei tifosi.
La situazione, purtroppo, si ripropose nella stagione di serie D 2012/13, un anno che sembrava segnare la nuova rinascita del calcio peloritano. Sono passati solamente sette anni ma, gli umori della piazza biancoscudata, infatuata da un nuovo “messia”, apparivano diametralmente opposti agli attuali. La famiglia Lo Monaco, infatti, deteneva la proprietà dell’Acr e, senza ritegno alcuno, millantava il ritorno dei giallorossi nelle categorie di appartenenza. Di contro, il giovane Città di Messina, guidato dal compianto Giampiero De Leo, provava a consolidarsi come una realtà della città dello Stretto. Alla fine dell’anno, a spuntarla saranno gli uomini dell’Acr, promossi tra i professionisti dopo un’appassionante duello con il Cosenza. Spumeggiante, comunque, il campionato del Città di Messina, giunto quarto grazie a calciatori di livello come Citro, Saraniti, Tiscione ed Assenzio. Ironia della sorte... a guidare la seconda squadra cittadina, apprezzata per il gioco e l'organizzazione, c'era Pasquale Rando, adesso allenatore dell'Acr Messina. Il suo smoderato amore per i colori giallorossi, però, ha generato il grande rispetto della tifoseria biancoscudata, sia da “nemico” che, adesso, da “alleato”.
In ogni caso, la sfida d’andata, disputata allo Scoglio il 30 settembre 2012, si concluse sul risultato di 2-1 per l'Acr di Catalano, che guadagnò il doppio vantaggio grazie alle reti di Parachì e Chiavaro. Rimasti in 10, i padroni di casa subirono la reazione del Città di Messina, che accorciò le distanze con Saraniti e sfiorò il pareggio con Assenzio. Il ritorno, invece, venne disputato al Celeste, davanti ad una cornice di pubblico commovente, assiepata in curva Sud come ai tempi di Massimino e Aliotta. La sfida si concluse sullo 0-0, soprattutto grazie alle parate di Ettore Lagomarsini, che si superò fermando il funambolico attacco ciddiemmino.
Dopo un altro fallimento e la scomparsa di alcuni protagonisti cruciali di quella stagione, la strana storia si riprose l'anno scorso, con Acr Messina e Città di Messina ancora nello stesso campionato. Nella sfida d’andata si registrò la prima vittoria degli uomini di Lo Re che, il 14 novembre dell’anno scorso, riuscì a sconfiggere i più quotati concittadini con uno scoppiettante 3-2. Al vantaggio iniziale di Galesio, infatti, rispose Gambino, prima del nuovo vantaggio ciddiemmino con Fragapane (adesso passato proprio all'Acr). Nella ripresa, gli uomini di mister Furnari andarono sul 3-1 con Cardia, prima della rete finale di Rabbeni, che riuscì solamente a mitigare il passivo per i concittadini. Al ritorno, invece, le due squadre impattarono sullo 0-0, davanti ad uno stadio semi deserto. Alla fine della stagione, entrambe si salvarono per il rotto della cuffia, consegnando alla città l'ennesima stagione inutile e transitoria.
E adesso? Adesso Messina si trova ingiustamente divisa, tra due denominazioni che, inutile negarlo, hanno fatto battere il cuore a molte generazioni. Prevedere una tragedia in salsa peloritana è fin troppo facile ma, per una volta, speriamo ardentemente vinca il raziocinio. Perchè la storia della città parla chiaro... i successi più sfolgoranti, informarsi per credere, sono arrivate dopo fusioni ed unità d'intenti. Così è, se vi pare...
Autore: Marco Boncoddo / Twitter: @menelpallone
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