Paul Ashworth, protagonista del romanzo Febbre a 90° di Nick Hornby, diceva che “il calcio è qualcosa che non puoi capire se non ci sei dentro”. Una frase iconica, veritiera e tagliente, un concetto che funge da spartiacque tra chi ha contratto il germe pallonaro sin da piccolo e chi, invece, conduce una vita “felice” al di fuori del pianeta calcio. All’interno di questo corpo celeste, però, c’è una città che si agita senza pace da un decennio preciso. Una città strana, forse un po’ permalosa e scostante, ma capace di sentimenti forti e passionali, pronti a deflagrare in men che non si dica dinnanzi alla più piccola scintilla. Una terra che, senza timor di smentita, ti entra dentro per sempre, capace di adulare i propri beniamini fino all’idolatria più melensa e di dichiarare guerra a chi l’ha vilipesa e derisa.

Parliamo di Messina, naturalmente, alle prese con l’ennesima battaglia intestina: tifo in rivolta per l’ormai imminente annuncio dell’ex amaranto Ciccio Cozza come allenatore biancoscudato, nominato da un presidente che pare s’ingegni per far  imbestialire i supporters. Ricollegandoci all’incipit del nostro articolo, Messina non puoi capirla se non ci sei dentro. E nessun “forestiero” potrebbe mai comprendere perché una piazza tra le più accese e calde d’Italia langue, da un decennio, nelle categorie minori, assistendo a strani soprusi e ad una delirante frammentazione di risorse.

Messina, però, qualcuno l’ha capita molto bene. E’ il caso di Enrico Buonocore, amatissimo numero 10 che ha incantato la sponda sicula dello Stretto per quattro anni. Con la sua proverbiale schiettezza, il campione di Ischia ha affidato a Facebook il suo pensiero: “Ho giocato quattro anni a Messina e posso dire la mia. Fare allenare a Ciccio Cozza il Messina è una cosa vergognosa, è come se Totti lavorasse per la Lazio. Non ci sono parole e lui che ci va pure”. Subissato da messaggi plaudenti dei tifosi giallorossi, il maradonino ha indicato, come trascinatore per la rinascita giallorossa, l’ex compagno Pippetto Romano, altro beniamino della tifoseria peloritana.

L’ex allenatore del Gela, naturalmente, ha immediatamente ringraziato l’amico, con un commento animato da sentimenti di amore per Messina ed i suoi tifosi: “Ciao fratello Enrico. Ti voglio bene e grazie per avermi pensato. I miei sono stati cinque anni di grandi soddisfazioni, come del resto i tuoi quattro. Per questa maglia abbiamo pianto e gioito tante volte, siamo tornati a casa felici e poche volte tristi (Lecce ed Avellino). Chi non l’ha mai indossata non può capire. Ogni qual volta che gioco contro il Messina, da allenatore, per me è gioia e sofferenza”. Ancora più accorata la risposta di Buonocore: “Il pensiero che ho avuto è giusto perché sei capace. Te lo meriteresti, perché hai il senso di appartenenza. E ti ho visto piangere come un bambino quando siamo saliti in serie B, nella finale play-off contro il Catania. Eri seduto a terra, nelle docce… caro amico mio, sono passati tanti anni ma non lo posso dimenticare. Ma chist ch n sann”.

Uno scambio di commenti, sul social più usato, che ha commosso i tifosi peloritani, memori di annate vissute con personaggi di altissima caratura, pronti a qualsiasi sforzo per portare in alto i colori della città di Messina. Un fiume di parole condito da mille emozioni che, paradossalmente, ha aumentato il dissenso della tifoseria verso Pietro Sciotto che, dopo aver dilapidato un meraviglioso girone di ritorno e gettato al vento due mesi, sta meditando l’ultima, scellerata, soluzione per allontanare i tifosi dal Messina. Molto difficile, infatti, capire il senso della scelta del presidente peloritano che, a rigor di logica, dovrebbe puntare alla rinascita di quel senso di appartenenza citato da Enrico Buonocore su Facebook.

Sezione: Amarcord / Data: Mar 17 luglio 2018 alle 17:13
Autore: Marco Boncoddo / Twitter: @menelpallone
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