Iniziamo, con la puntata di oggi, questo meraviglioso viaggio nei tempi che furono, con la speranza di trasformare la nuova rubrica estiva di MNP in un fiabesco ponte sospeso tra passato e futuro, con due “piloni” ben piantati sul presente. Una struttura immaginaria, simile a un sogno di una notte di mezza estate, che sembra in procinto di spiccare il volo verso una realtà tangibile, capace di riportare il Messina a casa propria.

Inchiostro e carta (virtuale) intese come una solida impalcatura basata sul Celeste, scrigno di sogni ed emozioni che ha spesso concesso senso di appartenenza a una città che, purtroppo, non spicca per attaccamento alla propria storia plurimillenaria. Sappiamo bene, infatti, che il nuovo Acr Messina di Proto, vicino a emettere i primi vagiti, fonderà sull’impianto di Via Oreto la propria sopravvivenza e, Messina Nel Pallone, grazie alla collaborazione dei propri lettori, vuole dedicare cinque domeniche a quel catino che ha custodito le domeniche dei tifosi peloritani per più di settant’anni.

Cominciamo, dunque, a rivivere le più belle battaglie sportive disputate al Celeste, offrendovi una “tripletta” di sfide nata sul web targato MNP, grazie alla partecipazione dei supporters innamorati della maglia biancoscudata.

Diversi commenti, postati sui vari canali della testata, si sono riallacciati alla magica serata del 21 agosto 1985, quando il Messina di Franco Scoglio, militante in serie C/1, sconfisse la potente Roma di Sven Goran Eriksson. Una partita insensata, surreale, impossibile anche solamente da ipotizzare, alla quale partecipò tutta la città di Messina, compatta in un delirio di turbinanti emozioni. Le cronache dell’epoca, infatti, non sono riuscite a esprimere un dato concorde sui presenti al Celeste ma, stando ai servizi televisivi dell’epoca, non sembra azzardato ipotizzare la presenza di 25.000 spettatori, assiepati in condizioni precarie sui gradoni dello stadio. I peloritani, che sfoggiavano nomi epici come Napoli, Bellopede, Schillaci, Catalano e Caccia, venivano da un’ottima annata in terza serie, conclusa al terzo posto, e si preparavano a tentare il ritorno in cadetteria.

In quella gara, però, al Celeste si presentò la Roma delle stelle, che solo due anni prima aveva perso la finale della Coppa dei Campioni ai rigori contro il Liverpool. La maglia dei capitolini era indossata da Tancredi, Ancelotti, Giannini e Conti, nomi degni di un pantheon di una religione pagana. In mezzo a questi eroi, però, fu Luciano Orati, romano e romanista, a bucare la rete di Tancredi con sontuoso colpo di testa, dopo un’azione non concretizzata da Totò Schillaci, al 32’. I giallorossi di casa resistettero stoicamente, nonostante le due categorie di differenza, e raccolsero uno scalpo pressoché mitologico. Di lì a qualche mese, l’armata di Franco Scoglio stravincerà il campionato di C/1, riabbracciando finalmente la serie B.

Un’altra sfida da brividi, ricordata da un attento utente, risale a quasi trent’anni fa: il 15 novembre del 1987, in un Celeste ribollente di tifosi peloritani, il Messina dei bastardi atterrò il Genoa di Gigi Simoni, partito con i favori della cronaca per il ritorno in massima serie. Nei fatti, la squadra ligure produrrà un campionato alquanto scadente ma, sul manto erboso dell’impianto di Via Oreto, si presentò con calciatori del calibro di Gregori, Torrente, Caricola, Signorelli, Marulla e Briaschi. I ragazzi del Professore, per nulla intimoriti dal blasone degli avversari, capitalizzarono un’autorete dell’estremo difensore genoano Gregori, portando a casa l’intera posta in gioco nel tripudio generale. Alla fine del torneo il Messina conquisterà un onorevole dodicesimo posto, salvando la categoria con larghissimo anticipo.

Chiudiamo la tripletta di questa settimana con un’altra sfida di Coppa Italia, giocata sempre negli anni ’80. Il 24 agosto del 1988, infatti, in riva allo Stretto giunsero i divini rossoneri di Arrigo Sacchi, in procinto di dominare l’Italia e l’Europa per diversi anni. Anche in quel caso, come nella sfida contro la Roma, il Celeste si presentò stracolmo, con messinesi inscatolati in più file anche sulle scale d’accesso dell’impianto. Secondo la Gazzetta del Sud, circa un migliaio di tifosi, muniti di regolare tagliando d’ingresso, non riuscirono ad entrare nello stadio. I giallorossi, che avevano cambiato guida tecnica affidandosi ad un giovanissimo Zdenek Zeman, riuscirono a sfruttare l’incredibile energia del Celeste per cancellare i timori reverenziali derivanti dai cognomi della squadra milanista.

L’iniziale vantaggio di Marco Van Basten, imbeccato magistralmente da Donadoni, invece di fiaccare le gambe ai peloritani, produsse una reazione d’orgoglio, che portò al pareggio di Pierleoni. Quella squadra estremamente atletica, guidata dall’allenatore boemo, conquistòin campionato uno splendido settimo posto, immediatamente a ridosso della zona promozione. Il Milan, che non riuscì a conquistare la vittoria a Messina, invece, vinse la Coppa dei Campioni…

Sezione: Amarcord / Data: Dom 25 giugno 2017 alle 10:54
Autore: Marco Boncoddo / Twitter: @redattore
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