Ironia della sorte, proprio mentre a Villafranca si riunivano i tolkeniani di Sicilia, nel capoluogo messinese andava in scena il Ritorno del Re. Stiamo parlando di calcio, è vero, ma seguendo le avventure di Arturo di Napoli nella terre peloritane è praticamente impossibile non pensare al capitolo conclusivo de “Il Signore degli Anelli”. D’altronde, proseguendo su questo filone “fantasy peloritano”, come non identificare Messina come la Terra di Mezzo per eccellenza, città di transito dall’identità ibrida e dall’atipicità genetica?

Quel che conta, comunque, è che il 7 agosto dell’Annus Domini 2015, dopo due settimane di passione, il Re è rientrato nella sua dimora. La Città dello Stretto, tornando sul piano della realtà storica, ha sempre accolto degnamente i reali delle più importanti casate europee, che difficilmente si lasciavano sfuggire una puntatina nella città peloritana. Ma stavolta, Re Artù da Rozzano, è a casa per regnare a lungo, o almeno questo spera il nuovo possessore della corona messinese. Ci aveva già provato, qualche anno fa, ma a causa dei masnadieri che detenevano  la proprietà del Messina, lo storico bomber aveva preferito alzare i tacchi.

Ma quel filosofo di Antonello Venditti, già nel 1991, cantava che “i grandi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano…”. E così, invocato dal suo popolo, Re Artù ha scelto la via più dura, ma di certo più intrigante: quella di mettere insieme una cordata per rilevare il Messina, per poi sedere sulla panchina della sua “più grande esperienza professionale e personale”, riprendendo le parole del bomber mentre salutava la città nel 2007.

Il legame indissolubile tra Arturo Di Napoli e la Città dello Stretto inizia nel 2003, quando Pietro Franza, per sistemare una situazione pericolante, cambiò allenatore e mise sotto contratto il più talentuoso degli svincolati italiani. L’ultimo posto, la scommessa, la macchina e la Serie A fanno parte di una mitologia ormai insita nel tifoso messinese. Quel che più conta è che, in quattro stagioni, Re Artù mise a segno 43 reti in 126 partite, alle quali vanno sommate le 20 marcature in 32 giornate, siglate durante il suo primo ritorno, nella stagione 2009/2010, in Serie D.

Il “proprietario” di Camelot, talento purissimo del calcio italiano, dopo aver segnato in diverse piazze italiane importanti come Napoli, Vicenza, Empoli, Venezia e Palermo, scelse la sua Avalon, sposandone le qualità ed i difetti. Spinto da ardente desiderio, è appena tornato per raccogliere le ovazioni che il suo popolo freme di tributargli. In altra veste, è vero, ma il tifoso messinese non può far altro che chiudere gli occhi, sperare ed infine…sognare. Il condottiero è qui, sulle rive dello Stretto. Il Re è tornato, o popolo fedele. 

Sezione: Amarcord / Data: Mar 11 agosto 2015 alle 13:40
Autore: Marco Boncoddo / Twitter: @redattore
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