I messinesi, si sa, sono persone particolari. A volte indomiti e caparbi, riescono a risollevarsi dopo mazzate non indifferenti. Altre volte, invece, appaiono cristallizzati in un eterno letargo, dominati senza opposizione dall’immancabile "liscìa". Spesso sprofondano nei ricordi, rivolti ad una Messina che fu, come se nel Dna fosse inscritto il rimpianto, senza possibilità di riscatto. Succede anche nel calcio e, come ben sappiamo, il tifoso peloritano non è mai uscito dalla sindrome-Celeste. Detta così, sembra quasi una mistica dipendenza, ma tutti noi biancoscudati sappiamo bene di cosa stiamo parlando.

Il San Filippo ci riporta dritti alla serie A, ai pallonetti di Zampagna, alla dinamite di Parisi ed alle giocate sontuose di Re Artù, è vero... Ma vuoi mettere il Celeste? Vuoi mettere la muraglia giallorossa che intimoriva la squadra avversaria una volta messo piede sul campo? Vuoi mettere il turbinio di emozioni, il rumore assordante, i piedi sui gradoni, i tamburi, le urla… Tutta un’altra storia. Di questo, e di molto altro, abbiamo parlato con Marco Limetti, attaccante dell’A.C.R. Messina nella stagione 1992/93, l’ultima con a capo la famiglia Massimino. Una stagione sfortunata, terminata con la radiazione dai ranghi federali, che aveva comunque portato in dote, ai colori giallorossi, una bella salvezza in C/1: “Il Celeste è stato decisamente fondamentale per noi. Uno stadio assolutamente unico. Entrare in campo, girarti verso sinistra e vedere quella curva strabordante di persone era un’emozione pazzesca. Davvero il dodicesimo uomo in campo, giocavamo sempre in superiorità numerica”.

Marco Limetti, milanese classe ’67, arrivò a Messina a 25 anni, nel pieno della maturità calcistica. Anche se rimase in riva allo Stretto per una sola stagione, riuscì a legarsi alla città peloritana, anche per il carattere delle persone, che lo convinse a rimanere in Sicilia anche dopo la radiazione dei biancoscudati, accasandosi al Siracusa“Il calore della gente è la cosa che ricordo con più affetto. Davvero fantastico, coinvolgente in tutto e per tutto. La Sicilia è una terra fantastica, piena di meraviglie, da tutti i punti di vista. Tra l’altro, per un milanese abituato a fare colazione con cornetto e cappuccino, la scoperta della granita con brioches alla mattina è una cosa rivoluzionaria ed indimenticabile. La Sicilia, e Messina in particolare, mi ha dato tanto. Un’esperienza indimenticabile, nonostante abbia giocato in altre piazze importanti”.

Come accennato in precedenza, la stagione non fu di certo facile, per i giocatori dell’A.C.R. La società, priva di una guida carismatica, si stava pian piano sfaldando, e la squadra avvertita questo lassismo generale. Nonostante ciò, grazie anche alla città, la squadra riuscì a conquistare la salvezza sul campo, cancellata pochi giorni dopo dalla mancata iscrizione della compagine peloritana: “E’ stato veramente un peccato perché, sicuramente, la squadra non era certo di bassa qualità. Con un’altra situazione societaria sono certo che avremmo potuto fare di più, ma ci furono una serie di circostanze avverse che ci penalizzarono molto. Poi, però, nel momento topico della stagione, le qualità dell’organico e soprattutto le “palle” sono venute fuori, consentendoci di tirarci fuori dai bassifondi della classifica”.

La stagione dell’attaccante lombardo non fu molto prolifica, con 6 gol in 21 partite, ma le sue aperture furono fondamentali per il gioco che il Messina adottava in quella stagione. Inoltre, alcune delle sue marcature, oltre ad essere utili, furono di pregevole fattura: “E’ vero, non segnai molto con la casacca giallorossa. Purtroppo rimasi fuori per circa quaranta giorni, a causa di un’operazione al ginocchio sinistro, in un momento molto positivo per me. Comunque, ricordo con affetto le mie reti, soprattutto quella nel derby casalingo con il Palermo e quella contro il Giarre”.

Marco Limetti, dopo aver indossato le casacche di Monopoli, Siracusa, Nocerina, Lecco, Cavese e Castellattese, ha deciso di appendere gli scarpini al chiodo, al termine della stagione 2001/02, rimanendo comunque nel mondo del calcio: “Il calcio è la mia vita. Al momento ho la fortuna di occuparmi, insieme ad un amico fraterno, di una società di calcio giovanile, l’A.S.D. Città di Cologno, con circa 300 ragazzi. Siamo affiliati all'Udinese, e ci muoviamo a Cologno Monzese e nell'hinterland milanese. L'obiettivo è quello di creare una vera accademia di calcio, e di essere un punto di riferimento per i nostri ragazzi. Spero di avere la fortuna di poter rimanere tutta la vita in questo mondo”.

Prima di lasciare i nostri microfoni, Marco Limetti ha voluto dedicare un saluto a tutti i tifosi del Messina, che stanno vivendo momenti di passione per il destino della maglia biancoscudata“Ci tengo a salutare in modo molto affettuoso e sincero tutta Messina ed i messinesi, che anche a distanza di anni, grazie ad internet, mi regalano delle grandissime emozioni. Porto Messina nel cuore, forza giallorossi!

Sezione: Amarcord / Data: Dom 09 agosto 2015 alle 19:27
Autore: Marco Boncoddo / Twitter: @redattore
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