Quello messinese è un popolo strano, a volte mesto e servile, altre bizzoso e raramente controllabile. In molti, nel corso della storia, hanno fatto i conti con questa strana natura dell’uomo peloritano, affrontandone le conseguenze, siano esse positive che negative. Facilmente infiammabile ed ancora più incline al pessimismo ed all’autocommiserazione, però, quello messinese è un popolo che non dimentica facilmente chi l’ha fatto gioire, regalandogli giorni di gloria e delirio emotivo. E, al di là di qualsiasi considerazione, uno di questi eletti è certamente Alessandro Parisi, un terzino giunto dal capoluogo che portava un 19 giallo sulle spalle colorate di rosso.

Un calciatore che, innamoratosi profondamente di questa strana città adagiata in riva allo Stretto, ha deciso di ripartire proprio da Messina, insieme al suo già compagno d'avventura Artù. Gli ultimi travagliati anni di carriera sono già alle spalle, gettati all’indietro come un avversario sulla fascia sinistra. Il 19 giallorosso è di nuovo pronto a disegnare traiettorie beffarde con il suo piede mancino, autentico spauracchio dei portieri di tutta Italia. Le sue gesta sono state cantate in lungo ed in largo, celebrate dalla nazione e dalla sua gente soprattutto quando, il 17 novembre del 2004, scese in campo al San Filippo con la maglia della nazionale indosso.

I primi sei anni di carriera, Alessandro Parisi, li passò tra la B e la vecchia C/2, indossando le maglie di Palermo, Trapani, Reggiana e Triestina. Dopo una splendida cavalcata con gli alabardati, terminata in cadetteria, Messina e Palermo si scontrarono sul mercato, cercando di accaparrarsi i servigi di quel mancino dalla progressione inesorabile e dalla postura leggermente ingobbita. In barba alle speranze di amici e familiari, vogliosi di rivederlo in rosanero, Alessandro siglò un contratto con il Messina, dando vita ad una grande fiaba a tinte giallorosse.

Nella prima stagione in biancoscudato, quella della promozione in serie A, il terzino-goleador mise a segno ben 14 reti, frutto di numerosi calci piazzati, assoluta specialità della casa. Attimi, momenti, immagini che scorrono inarrestabili nella mente dei tifosi peloritani. Memorabile la rete di chiusura della sfida con il Como, che certificò il ritorno del Messina nell’Olimpo del calcio. L’impatto con la serie A non fu per nulla traumatico, anzi. Alessandro, nella stagione 2004/05, mise a segno 6 reti in 27 presenze, guadagnandosi, come accennato in precedenza, la maglia della nazionale. Per qualche tempo, forse a denti stretti, lasciò Messina per sbarcare a Genova, sponda rossoblù, come fiore all’occhiello del mercato della società di Preziosi. Dopo qualche giorno, però, la doppia retrocessione del Grifo per illecito sportivo, lo fece tornare a casa, nella quale resterà per altre tre stagioni, due in A ed una in B, fino al cataclisma deciso dalla famiglia Franza. In tutto, nella sua esperienza giallorossa, farà registrare 152 presenze e 25 reti, ponendosi tra i primi 25 di tutti i tempi.

Presto, però, “il 19” potrà rimpinguare le statistiche, provando a scalare le classifiche dei più presenti di sempre. Lui, il suo sinistro, la sua maglia, a disposizione di quello che era un compagno ed oggi è mister, Arturo Di Napoli, che non ha esitato un attimo a chiamarlo alla sua corte. Anche in un altra posizione in campo, poco importa. Un cavaliere che, inginocchiatosi alla corte del Peloro, chiede di servire nuovamente il suo popolo. Leale fino all’ultimo, figlio di Palermo ma innamorato di Messina. E forse, qualcuno ricorderà, quando ai microfoni di Sky, con Raffaele Ametrano accanto ed una sciarpa giallorossa al collo, durante Messina-Palermo affermò: “Sempre forza Messina!” e sommessamente, il compagno aggiunse: “Ma è di Palermo!”. Qualcuno ricorderà… perché Messina non dimentica.  

Sezione: Amarcord / Data: Ven 09 ottobre 2015 alle 17:20
Autore: Marco Boncoddo / Twitter: @redattore
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