È il 28’ di una sfida apparentemente impossibile e Riccardo Nardini, in campo da appena tre minuti al posto dell'infortunato Capua, scaglia un diagonale di prima intenzione dal limite che non lascia scampo al portiere della Juve Stabia e porta in vantaggio il Messina. Sarà il gol che deciderà la partita in un pomeriggio da tregenda calcistica, ma prima è opportuno fare qualche passo indietro.

La settimana che ha preceduto la partita con le forti vespe stabiesi è stata caratterizzata da allenamenti con pochi calciatori a disposizione, trasferte sul lontanissimo campo di Limina, sessioni tattiche su campetti in sintetico da calcio a 7 e ulteriore lavoro sulla terra battuta del Marullo. Il tutto condito dal pressappochismo della società dell'epoca e da un calciomercato che stava per smantellare la rosa a disposizione di Lucarelli. Proprio lui, il mister, vive la settimana più difficile dell’esperienza messinese e, pur nelle difficoltà, decide di restare in sella alla panchina biancoscudata e di versare ogni goccia di sudore per la causa.

Si arriva alla partita, la prima interna del 2017 sul pessimo manto erboso del San Filippo (appena rizollato era stato detto), con notevoli difficoltà di formazione. Al centro dell'attacco c’è il 9 coi capelli ossigenati che disputerà la sua ultima gara con la biancoscudata e, in panchina, oltre ai portieri Russo e Benfatta, ci sono Mileto, Ricozzi, Bossa, Maniscalchi, Gaetano, Akrapovic, Saitta e Ferri. Non esattamente dei top player. Oltre a Nardini che fin qui non ha inciso come avrebbe potuto, complice una condizione fisica lontana dal top.

Torniamo a quel 28’, Nardini segna ed è un tripudio di gioia, al di là della costante contestazione alla società. Lucarelli viene allontanato poco prima dell'intervallo e la ripresa è l'esatta dimostrazione del “saper soffrire”: il Messina non molla un centimetro nonostante le grandi difficoltà e una Juve Stabia che gioca in costante proiezione offensiva. Non è un caso che tra i protagonisti ci sia Berardi, uno dei più bersagliati da società e critica: il portiere mette le sue mani sulla vittoria e infonde sicurezza alla squadra con alcune uscite decisive. Al triplice fischio è gioia immensa: Lucarelli abbraccia Pasquale Leonardo e dalla tribuna fa festa con la Curva che lo acclama. C’è tempo anche per il primo coro per il tecnico dopo una decina di anni in cui si è esaltata solo la maglia e mai il singolo.

Il resto è storia: il calciomercato meriterebbe un romanzo, così come la storia della fideiussione, ma Lucarelli plasma il gruppo e lo catechizza settimana dopo settimana, fino ad arrivare alla salvezza conquistata sul campo con una giornata di anticipo dopo la vittoria con il Cosenza e certificata dal pari di Vibo, al netto di una penalizzazione che non arriverà mai.

Sezione: Amarcord / Data: Lun 22 maggio 2017 alle 16:26
Autore: Antonio Billè / Twitter: @antobille
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