E festa dell'amore fu. Con una bella prova tutta cuore e carattere, il Messina agguanta due volte la Paganese nel giorno di San Valentino, sotto un cielo che minaccia tempesta ma che non rovina il pomeriggio ai troppo pochi che, anche per la festa degli innamorati, hanno scelto la partner di una vita.

Una curva fin troppo vuota (vuoi per il tempaccio, vuoi per la giornata particolare, nonostante l'apprezzabile #InnamoratidiME) saluta con calore Luca Fusco, secondo di un Gianluca Grassadonia accolto freddamente dal pubblico giallorosso; il coro iniziale, data la festività, non poteva che essere l'inno stagionale "Ho incontrato l'amore", che scalda i cuori del pubblico nonostante il quasi immediato vantaggio ospite, arrivato su corner mentre un muro umano in area impediva la visuale della porta di Berardi dalla parte del settore in cui chi scrive è solito seguire la gara con il solito gruppetto dello scalino — il pratica, si inizia con un Non visto dalla Sud. Un vantaggio improvviso, contrastato però dalla voglia della squadra di Lello Di Napoli di non perdere; proprio a proposito del nuovo mister, aprendo una piccola parentesi polemica: giusto sostenere il Di Napoli Arturo, non dimenticando che questa squadra senza di lui ad oggi non esisterebbe (perlomeno in questi termini), ma lo striscione della tribuna "Senza Re Artù non ci divertiamo più" risulta un tantino fuori luogo e ingeneroso verso le altre componenti che proveranno in questi mesi a dar seguito al fondamentale lavoro del tecnico milanese. In curva la faccenda non passa inosservata e i commenti sono praticamente unanimi. Ma fortunatamente gli undici in campo continuano a fare il loro lavoro, sudano la maglia e ci provano. A fine primo tempo Tavares va due volte a un passo dal pareggio e solo un Marruocco che scrive nuove leggi della fisica (come può essere così agile nel ribattere un gol praticamente fatto del Jason Statham peloritano?) impedisce il ritorno negli spogliatoi con l'1-1 in tasca.

La ripresa vede una curva alzare un po' il ritmo, perché fa fresco e, specialmente, il Messina va aiutato: memori, forse, della rimonta immediata con il Monopoli, i giallorossi entrano in campo con un piglio deciso che porta la curva a esultare dopo soli sei minuti con il primo lampo messinese dal ribattezzato Mbaresic, lo sloveno proveniente da Catania che regala una gioia estemporanea, dato che palla al centro e la Paganese rimette la testa avanti trovando l'1-2. Il gol lascia un po' spaesata anche gran parte del pubblico, fomentata all'idea di un'altra rimonta e riportata brevemente sulla terra dal lampo ospite. Ma che tifare Messina non sia una passeggiata è noto a tutti, e allora su le maniche e fuori la voce, la curva riprende a cantare.

Arriva il rigore e si esulta, ma Tavares non ha la mira dei giorni belli e torna un po' di sconforto tra gli spalti. Anche qua, però, neanche il tempo di disperarsi che arriva, insperato, un omaggio dell'inesperto Acampora, ragazzino inserito pochi minuti prima da Grassadonia al posto di Vella per riequilibrare la squadra: lo strafalcione è da penna rossa, e l'urlo del San Filippo lo sottolinea bene. C'è ancora spazio per qualche brivido da una parte e dall'altra, ma il finale non cambia: è un 2-2 giusto e divertente, con la curva che applaude i ragazzi biancoscudati, autori di un altro, importante passo verso il mantenimento della categoria. Il sudore e l'impegno di un fresco pomeriggio culminato con un pari raggiunto col cuore e con la giusta determinazione valgono più di semplici e scomode chiacchiere da bar: ora più che mai, forza Messina.

Sezione: Dimensione curva / Data: Mar 16 febbraio 2016 alle 08:48
Autore: Gregorio Parisi / Twitter: @wikigreg
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