La partita della vita, quella da non sbagliare. Si presenta così MessinaVibonese, con tutti gli sconvolgimenti che una simile definizione è in grado di portare con sé. Nella tua carriera di tifoso biancoscudato, hai già provato questa sensazione mille volte e sai perfettamente quanto possa essere fastidiosa. L’attesa, logorante, ti accompagna per l’intera settimana. Provi a isolarti, a non pensarci e, per rendere il tutto più credibile, hai deciso, anche, di non guardare la classifica. Ti piacerebbe continuare a sbrigare le faccende quotidiane come se, lì all’orizzonte, non ci fosse una stagione da salvare con le unghie e con i denti, ma, piuttosto soltanto un incontro di calcio. Gli esperti di pallone, d’altronde, fanno a gara, in televisione, per ricordarci che è solo uno sport e, se loro sono lì a prendere migliaia di euro, mentre io, a casa, scrivo dietro ad un pc, magari, non avranno nemmeno troppo torto.

Vorresti, insomma, avere un occhio più distaccato, eppure ogni cosa intorno a te, sembra divertirsi a impedirtelo. E’ ancora martedì quando, si diffonde la notizia dell’amichevole infrasettimanale fra i giallorossi ed il Camaro di mister Furnari. Un allenamento a porte aperte, un semplice test in vista dell’impegno, ben più probante, in programma il sabato successivo. Di certo, alle 14,30 di mercoledì e con un tempo votato al peggio, non un’occasione imperdibile. Il telefono, tuttavia, inizia a squillare e i primi “NO”, accompagnati da un poco credibile, ma veritiero, “devo studiare”, costituiscono scuse non troppo convincenti, destinate a cadere nel breve periodo, sostituite da un “a che ora ci vediamo?”, sicuramente, maggiormente in linea con il nostro modo di essere. La prestazione, per quello che vale, non sarà esaltante e contribuirà ad alimentare fantasmi e preoccupazioni.

Consumato l’antipasto, ci proiettiamo alla portata principale. Il calcio moderno di cui mi ostino ad essere fervido oppositore, per una volta mi ha fatto un regalo. La Lega Pro, divisa nella stagione corrente in trimestri, prevede che in questa fase il Messina giochi di sabato ed io, sentitamente ringrazio. Il volo per Bologna, partirà soltanto alle 10,50 della mattina seguente, quindi, cappello in testa e sciarpa al collo: lo stadio ci aspetta. Il percorso e l’equipaggio sono gli stessi da anni. Lo zio Ciccio è l’emblema di un gruppo capace di non mollare mai e di superare, compatto, ogni difficoltà. Tra le mani ha, e non potrebbe essere altrimenti, la pagina della Gazzetta, ci sono le probabili formazioni, le parole del mister e l’immancabile graduatoria. Salito in macchina, la sua affermazione è lapidaria: “Si non vincemu oggi semu cunsumati, a vaddastu a classifica? Ciccati i fari buci fotti”. Il suo, è l’accorato appello di chi, da oltre 75 anni, accompagna la biancoscudata, sempre, con la stessa passione.

Varcati i cancelli, lo spettacolo non è memorabile. La riduzione del costo dei biglietti non ha prodotto gli effetti sperati e i vuoti continuano ad essere numerosi. “Tu da sola non sarai, noi non ti lasceremo proprio mai”, non è sol il coro, lanciato al momento dell’ingresso in campo delle squadre, ma piuttosto, il grido disperato di quelli che ancora ci credono e, affannosamente, si accollano di trascinare la croce.  La prima frazione è uno spettacolo desolante, specchio fedele della paura che si respira sul terreno di gioco e, piano piano, si propaga fino a raggiungere gli spalti. Il Messina non sfonda e, in curva, non trasciniamo, come, sapremmo, dovremmo e vorremmo fare. Dall’esito della gara dipende una grande fetta di campionato e la tensione derivante è freno per voce e polmoni. La Vibonese non sta meglio: i motivi di una classifica deficitaria quanto la nostra sono palesi in una compagine, incapace di approfittare della pochezza dei padroni di casa.

All’intervallo la delusione è totale, la frustrazione, se possibile, superiore.

Poi, l’episodio. E’ il 53’, Usai svirgola, la palla trafigge il suo portiere. Il vantaggio ci infonde coraggio, l’inconsistenza della reazione rossoblu, determina l’aumento della consapevolezza. In curva i decibel aumentano, mentre, le gambe dei giocatori in campo riprendono magicamente a correre. E’ l’ago della bilancia, la magia inspiegabile di un gol. Maccarone chiude la sfida, Pozzebon le mette il lucchetto al termine di una magistrale azione corale. Tiriamo un sospiro di sollievo, alziamo i vessilli e applaudiamo un successo fondamentale. Il pericolo è momentaneamente scampato, ma attenzione ad abbassare la guardia: giovedì c’è il Siracusa e sarà, ancora, la partita della vita.

Sezione: Dimensione curva / Data: Mer 21 dicembre 2016 alle 14:02
Autore: Giovanni Sofia
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