Una stagione cominciata con tanto entusiasmo e grandi ambizioni e, invece, chiusa con una serie negativa di sette gare senza successi: nell’ultimo turno, un pesante 4-1 sul campo dello Sporting Viagrande. Un campionato difficile per il Milazzo che, dopo un buon avvio e un ottimo girone di andata, contendendo il primato a Siracusa e Città di Scordia, si è perso per strada, confuso tra i cambi di guida tecnica (da Lorenzo Alacqua a Pippo Perdicucci, per finire con Gianluca Perrone) e scivolato in un anonimo quarto posto, inutile per i play-off e che lascia tanto rammarico. 

Appena quattro giornate per mister Perrone, arrivato sulla panchina rossoblù per salvare il finale di campionato, ma la squadra è riuscita a raccogliere appena tre punti. E proprio il tecnico mamertino ha tirato un bilancio della stagione, non risparmiando parole dure e forti nei confronti dei suoi predecessori e della squadra: “Ho ereditato una situazione tecnica particolare, in quanto succedevo a due diverse gestioni. I mali di questa stagione, con ogni probabilità, vanno ricondotti alla prima conduzione, quando è stato costruito in modo scriteriato un organico con enormi lacune strutturali, una cultura del lavoro inadeguata e una preparazione fisica approssimativa”. 

Eppure, i risultati, eccetto l’eliminazione dalla Coppa Italia, davano ragione al lavoro di mister Alacqua.
“Tutti i limiti basilari erano mascherati dai risultati, che avevano dato una classifica non conforme ai valori, alterando il reale peso specifico della squadra che, con una valutazione più chiara e competente, paventava palesi carenze per via di un impianto di gioco sempre adattato all'avversario. Con fatica e discontinuità, riusciva a imporsi in una parte di campionato in cui la posta in palio è meno alta, evidenziando un potenziale crollo verticale acuito dalla confusionaria seconda conduzione tecnica”. 

Da Alacqua a Perdicucci, la stagione del Milazzo è precipitata. Cosa le ha chiesto la società quando le ha affidato la panchina?
“Il mio tentativo è stato quello di risanare, in poco tempo, un contesto logoro e spento dai pregressi errori strutturali. In parte l’obiettivo è stato raggiunto, ridando comunque certezze e, soprattutto, organizzazione a un gruppo sano ed evoluto di calciatori che mi ha seguito, tentando di raddrizzare, unitamente al lavoro del ds Bottari e dei miei collaboratori La Malfa e Torre, un destino ormai segnato, ma onorando comunque la maglia e gli sforzi di una società attiva che ha nel cuore il futuro del calcio mamertino”. 

Si ritiene, quindi, soddisfatto del suo lavoro? E crede in una riconferma anche per la prossima stagione?
“Ne esco a testa alta per il senso di appartenenza profuso. Serve, però, ottimizzare i fattori di questa stagione per pianificare insieme con l’amministrazione, la tifoseria e la stampa un progetto vincente. Se le mie idee collimeranno con questa dirigenza, rafforzata da una base societaria allargata, si potrà realizzare insieme un nuovo percorso che deve resettare i fasti di un tempo e valorizzare le forze esistenti. L'obiettivo della serie D deve essere patrimonio di tutta la città, coordinando idee e risorse comuni”.

Sezione: Eccellenza / Data: Gio 16 aprile 2015 alle 10:34
Autore: Davide Billa
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