"Ci hanno dato un deserto, l'abbiamo fatto fiorire": a dispetto di ciò che potrebbe sembrare non c'è astio ma solo amarezza nelle parole di Antonio Sofia, fondatore della Comunità Sportiva Pompei, l'associazione parrocchiale che dal 1977 gestisce attività e strutture dei campetti di Pompei, uno dei luoghi di ritrovo principali per chi, nella nostra città, vuole fare due tiri a canestro o passare un pomeriggio a tirare calci a un pallone. Una vera oasi in una città in cui i punti di aggregazione storicamente mancano, e i pochi che ci sono non hanno la necessaria dose di fortuna, se così si possono definire le mancanze di chi dovrebbe gestire al meglio questi luoghi.

Nella conferenza tenutasi in mattinata al Comune, Antonio Sofia e Giovanni Pino (presidente della CSP) hanno confermato a malincuore che la comunità non potrà più gestire i campetti, dopo le incomprensioni con i Frati Minori nate quando venne fuori la notizia di una possibile vendita dei terreni su cui insistono i campetti. La faccenda scatenò le reazioni di chi quei campi li vive giorno dopo giorno, con l'epilogo definitivo segnato dalla sentenza del TAR di Catania n.282 del 29/01/2015 che ha ritenuto legittima la negazione della licenza edilizia da parte del Comune di Messina. "Quella fu una sentenza storica - afferma Francesco Palano Quero, presidente della IV Circoscrizione e in prima linea non appena fu pubblicata la news sulla possibile vendita dei terreni - ora, però, non voglio che questo sia l'epilogo di quarant'anni di lavoro: la Comunità ha svolto un lavoro egregio".

L'appello di Palano Quero è ovviamente sposato anche da Giovanni Pino, che conferma di aver anche pensato a un passo indietro a livello personale, pur di far proseguire l'attività dei campetti. Quello che manca in questa storia, però, è il dialogo: la nota informativa dei Frati, pubblicata pochi mesi fa, non prova neanche a nascondere un evidente fastidio verso la Comunità, che dal canto suo può però vantare da sempre il sostentamento autonomo del campo con i contributi di chi ne usufruisce o con l'autotassazione dei soci. Pino prosegue nel suo appello, perché qualora il problema fosse la gestione a costo zero "possiamo pagare un canone, se volessero modificare gli accordi. Da parte nostra non ci sarebbero problemi". La difficoltà nel trovare un dialogo costruttivo tra Comunità e Frati, però, non favorisce la risoluzione della questione: anche le rassicurazioni contenute nella nota informativa per confermare che i campetti continueranno a funzionare non aiutano a dirimere i dubbi e acuiscono la sensazione che la questione possa essere più di principio che di altra natura, considerata la qualità che la Comunità Sportiva Pompei ha portato in tutti questi anni di gestione.

La speranza è che in queste beghe, a prescindere da come finirà, si riesca a trovare una soluzione che non comprometta la vita dei campetti e, di riflesso, quello spazio in cui centinaia di ragazzi negli ultimi quarant'anni sono cresciuti. Perché, qualora ci fosse qualche dubbio, l'unica faccenda che dovrebbe contare per tutte le parti in causa è solo questa: "Possono cambiare persone e associazioni -sostiene in chiusura Pino-, ma i campetti di Pompei devono continuare a vivere".

Sezione: Fuori Campo / Data: Ven 31 luglio 2015 alle 16:11
Autore: Gregorio Parisi / Twitter: @wikigreg
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