Le raffiche del sabato sera e l'intenzione dichiarata dal vento di non fermarsi neanche la domenica, giorno che tecnicamente sarebbe destinato al riposo, fanno sì che Messina-Fidelis Andria diventi uno spettacolo per pochi intimi. Dopo avere amaramente appreso dell'aumento del costo del tagliando del parcheggio, entriamo in una curva fresca, ma non freddissima.

Neanche il tempo di iniziare che l'Andria è già avanti, e le poche centinaia a cantare provano a tirare avanti la carretta anche per chi, evidentemente, pensa che la curva silenziosa sia il metodo corretto per contrastare il freddo. Non la pensa così una bambina che avrà avuto quattro o cinque anni: con la sua bandierina in mano, non è stata ferma un attimo a cantare e festeggiare — quasi come a dare lezioni a quei tifosi che, di lì a qualche ora, si avventeranno sui social network a dare ingiusto seguito all'accenno di fischi sentiti sia al termine del primo tempo che al 90'.

Mentre Eolo non dà sosta, la ripresa in curva è accompagnata da improbabili spezzoni di radiocronache pizzuliane e cori lanciati per supportare un Messina che non c'è; i ragazzi sono scarichi e il tifo ne risente, quasi come fosse subordinato alle azioni in campo, invece del contrario, con tamburi e urla a dover dettare il tempo per i forcing alla ricerca del pareggio. Certo, il forcing non si è visto neanche da lontano, ma neanche il tifo ai consueti, alti livelli; colpa non dei soliti che saranno tornati a casa per l'ennesima volta senza un filo di voce, ma di chi ha preferito dare ascolto ai malumori settimanali, voltando metaforicamente le spalle a una squadra che aveva alzato troppo l'asticella delle aspettative, facendo credere a troppi, evidentemente, che avere sei punti di margine sui playout a inizio Marzo rappresentasse una situazione scomoda per una squadra che a un mese dall'inizio del campionato non esisteva.

Sui titoli di coda parte la solita Ho incontrato l'amore, ma a viverlo al San Filippo sono in pochi; sicuramente non fa parte di questa cerchia chi non ha colto la lezione di una bimba che sapeva già che sarebbe tornata a casa felice perché, almeno lei, aveva vissuto anche più dei canonici novanta minuti a supportare la maglia e i ragazzi che ne difendono i colori. Comunque fosse andata.

Sezione: Dimensione curva / Data: Mar 01 marzo 2016 alle 11:16
Autore: Gregorio Parisi / Twitter: @wikigreg
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