Parlare di punti che mancano alla salvezza, posizionamento nella griglia dei playout o condizioni delle squadre coinvolte nella lotta per non retrocedere appare quantomeno grottesco in un campionato nel quale vi è una squadra “appesa” a un esercizio provvisorio diventato definitivo, ma soprattutto ormai evidente “foglia di fico” per nascondere l’ennesima scomparsa di una società dal panorama professionistico nel calcio italiano, che già, negli ultimi 20 anni, ha visto la cancellazione di 160 realtà, un record inconcepibile in ambito europeo.
Eppure, nulla si muove, il buon Ghirelli vagheggia di regolarità dei campionati, mentre i presidenti che hanno preso sul serio statuti e regolamenti, messo a garanzia i propri patrimoni personali o versato alla scadenza le somme per stipendi o contributi fanno la figura dei poveri imbecilli di fronte a chi ha costruito rose di calciatori appesi al proprio orgoglio personale o alla paura di andare controcorrente in un mondo sempre più dominato dall’omertà e da logiche in cui la dignità e il rispetto della professionalità dei protagonisti o della passione dei tifosi vengono messi sistematicamente sotto i piedi da chi dovrebbe rappresentare le istituzioni del calcio e, invece, si comporta da inetto o da complice.
In questo che sarà l’ennesimo finale paradossale del campionato di serie C, il Messina coglie un punto al “Partenio” di Avellino quasi sui titoli di coda, grazie alla tenacia ed all’insistenza di chi stava in campo e non ha mai mollato alla ricerca del pareggio dopo la rete subita in avvio di gara per l’ennesima distrazione collettiva.
Mister Ezio Raciti (voto 6), nelle interviste del dopo gara valuta in modo positivo la prestazione dei suoi uomini e li difende a spada tratta dalle eccessive critiche della stampa, chiedendo il pieno sostegno di tutti per queste ultime 5 partite, perché la serie C è un patrimonio di tutta la città. Nel frattempo, la società lancia i mini abbonamenti e promozioni per la partecipazione delle famiglie, delle donne e dei ragazzi alle tre gare che attendono i giallorossi al “Franco Scoglio”, in cui occorre fare bottino pieno a tutti i costi per evitare rimpianti in una corsa alla salvezza nella quale, se una delle contendenti non crolla, si potrebbe avere bisogno di un quantitativo di punti abnorme rispetto alle stagioni passate, in cui, al massimo, quota 40 è bastata per evitare di precipitare in serie D. I giallorossi, ad Avellino, sembrano rivivere l’andamento della partita di Campobasso, con il gol divorato da Adorante in avvio e la punizione quasi immediata sancita dal piattone di Aloi lasciato indisturbato al limite dell’area, con 6 calciatori del Messina nella propria area, ma tutti schiacciati verso la porta. Lewandoski (6), dopo un periodo non proprio positivo, è incolpevole sulla rete subita e pronto a respingere i due tentativi partiti dal piede di Kragl su punizione.
Prova non impeccabile della difesa, troppo distratta sul vantaggio irpino, presa di infilata nel primo tempo soprattutto dalla parte di un inafferrabile Kanoute e in difficoltà quando soprattutto Maniero faceva valere fisicità e malizia nei contrasti con i centrali. A destra Angileri (5,5) non brilla, portando a casa la pagnotta con qualche affanno, mentre Camilleri (5) sconta i pochi minuti concessigli da quando è a Messina, Carillo (6) ci mette più grinta del solito e, a sinistra, Fazzi (5,5) fa una di quelle prestazioni senza alti né bassi. Due cambi sono dedicati al reparto arretrato, prima Trasciani (6) entra al 53’ per evitare il rosso a Camilleri senza demeritare, poi Rondinella (6) si prende i quasi 20’ concessigli per un paio di sgroppate interessanti e un colpo di testa fuori di un metro, quasi a chiedere qualche altra chance nelle ultime partite decisive.
Il centrocampo si batte con agonismo e anche qualità, soprattutto Damian (6,5) che davvero si danna per costruire qualcosa nel secondo tempo e spronare i compagni, mentre Fofana (6) mette in mostra poche delle sue accelerazioni e Marginean (6) gioca molto sul fisico, senza piazzare, però, nemmeno un inserimento nell’area avversaria. Il romeno è il prescelto per lasciare il campo al minuto 53, quando il tecnico biancoscudato si affida a Piovaccari (6,5) e il “pifferaio” lo ripaga piazzando la zampata decisiva in pieno recupero, ma anche fornendo sponda ai compagni e facendo a sportellate con la difesa biancoverde.
Reparto avanzato con luci ed ombre. Alle prime sicuramente appartiene Russo (6,5), pronto a lottare su ogni pallone, a piazzare il dribbling o il cross, fino al corner battuto proprio al 95’, quando ignora la richiesta di Fofana di far passare gli ultimi secondi vicino alla bandierina per mettere un traiettoria in piena area, dove Carillo, di testa, per poco non confeziona il clamorosissimo sorpasso. Adorante (6) ha sulla coscienza l’occasione sprecata dopo 10’, poi si sacrifica in un continuo lavoro di copertura e assistenza ai compagni fino al 76’ quando al suo posto entra Busatto (6) che conquista la sufficienza per il pallone recuperato e poi servito a Piovaccari nell’azione del pareggio. Anonima la prova di Goncalves (5), ma nemmeno il suo sostituto Statella (5) riesce a dare il cambio di ritmo.
Alla fine, la squadra va a salutare i tanti tifosi giunti da Messina per rinverdire la fratellanza con gli avellinesi, e, nelle dichiarazioni del post partita, tutti affermano di essere pronti a dare tutto per raggiungere la salvezza. Adesso, però, c’è una settimana per preparare la prima verifica di queste buone intenzioni, domenica prossima al “Franco Scoglio” contro il Latina, una sfida da vincere per accumulare più punti possibile e poi, come si dice in questi casi, “alzare la testa all’ultimo minuto dell’ultima partita e vedere dove si sarà in classifica”.

Sezione: Il focus / Data: Mar 22 marzo 2022 alle 00:20
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
vedi letture
Print