Il Messina perde al "Romagnoli" con tristi analogie rispetto alle ultime sconfitte subite dalla truppa biancoscudata contro Monterosi e Juve Stabia, proprio nei momenti in cui gli sforzi profusi nel girone di ritorno per uscire dalla zona playoiut dovevano concretizzarsi negli scontri diretti con compagini di poco avanti in classifica. Le premesse sembravano diverse, soprattutto perché tornavano a disposizione tanti elementi della rosa esperti ed in grado di non soffrire la pressione di questo tipo di gare, ma, invece, mister Raciti (voto 5), insieme al vice Cinelli, si incarta operando delle scelte opinabili nella formazione iniziale, giustificate, nelle dichiarazioni post-partita, dalla precaria condizione di tanti potenziali titolari. Preoccupante anche la considerazione fatta dall’allenatore giallorosso sulla distrazione collettiva che ha portato al primo gol, decisivo negli equilibri del match di ieri, attribuita al fatto che i suoi uomini si sarebbero “cullati per aver creduto di controllare la gara” dopo i primi 7’ in cui Statella prima, ma soprattutto Adorante, erano arrivati vicinissimi alla rete. Purtroppo, si tratta di un difetto “di fabbricazione” di questo gruppo, impossibile da eliminare quasi alla fine della stagione, ma occorre chiarire in modo inequivocabile che gli uomini a disposizione del Messina dovranno mettere il massimo della attenzione e della tensione in tutte le restanti 7 partite assegnate dal calendario, senza guardare difficoltà contingenti, qualità degli avversari, oppure alibi, perché questo è nelle possibilità e capacità della squadra.
Sottolineato questo aspetto, si può passare alle considerazioni tattiche, evidenti a un osservatore appena attento e consapevole. Innanzitutto, affidarsi al 4-3-3, così come fatto a Campobasso nell’undici iniziale, continuando a mettere due esterni bassi bloccati come Trasciani e Fazzi può essere funzionale solo ad un atteggiamento in cui si privilegia la fase difensiva per mettere in difficoltà avversari come i molisani, che hanno sofferto per tutto il campionato in casa ad ottenere risultati positivi. Se, invece, si inizia in modo propositivo, ma poi si subisce un gol in ripartenza assurdamente libera e senza un movimento difensivo degno di questo nome da parte di tutti i calciatori coinvolti, perdendo palla banalmente con tutti i centrocampisti spostati da un lato del campo senza aggredire nessun avversario, allora diventa un problema non potere organizzare manovre di attacco sulle corsie esterne attraverso sovrapposizioni, impossibili con Trasciani a destra, in un ruolo non suo, e Fazzi sul lato opposto, con il piede mancino inservibile. Aggiungiamo poi un Balde imbarazzante dal punto di vista dei fondamentali tecnici, oltre che svagato e reo degli errori che portano alle due occasioni clamorose per i molisani in finale di primo tempo, ed ecco che si comprendono le ragioni per cui il Messina ha fatto tanto possesso palla senza mai incidere, se non episodicamente con Statella nel primo quarto d’ora e poi con Russo in avvio di ripresa, mentre la corsia sinistra è stata totalmente trascurata e le due reali chance per segnare sono nate da una topica in uscita di Persia dopo pochi minuti, e da un contropiede orchestrato da Fofana nella ripresa, purtroppo sprecate da Adorante e Catania. Da aggiungere, ancora la incapacità di mettere a frutto i corner o i calci di punizione stavolta conquistati nei pressi dell’area avversaria e l’assenza totale dell’opzione costituita dai tiri dalla distanza, responsabilità difficile da prendere per i centrocampisti giallorossi. Resta ancora aperta la possibilità di evitare i playout, ma bisogna farli questi benedetti 10-12 punti e il calendario recita 4 gare in casa con Catanzaro, Latina, Taranto e Turris, 3 in trasferta, ad Avellino, Andria e Catania, campi non proprio agevoli in tempi normali, figuriamoci quando i giochi stanno per essere fatti e nessuno regala nulla, almeno a parole.
Le valutazioni dei singoli passano dall’atteggiamento complessivamente non adeguato del collettivo e, quindi, sono poche le sufficienze motivate dalla qualità dell’impegno messo in campo. Lewandoski (5) salva il risultato allo scadere dei primi 45’, ma poi ha colpe evidenti sul raddoppio, perché, ancora una volta, si fa sorprendere sul proprio palo da un tiro di Liguori non proprio irresistibile. Il reparto difensivo viene sollecitato poco, ma appare impreparato sulle ripartenze velocissime dei rossoblù, fortunatamente sporadiche, ma sempre pericolosissime, perché arrivano come delle frecce verso l’area biancoscudata e i tempi  di copertura degli spazi sono spesso sbagliati. Trasciani (5) appare spaesato e messo in mezzo da Pace e Liguori o Candellori che si alternano dalla sua parte come esterni di attacco, Celic (5) e Carillo (5) scompensano sugli inserimenti rapidi degli attaccanti, salvandosi con mestiere, rallentano la ripresa della manovra affidandosi a lanci lunghi fuori misura, Fazzi (5) non spinge, abbocca alle finte di Liguori sul raddoppio, colleziona qualche svarione di troppo anche dal punto di vista tecnico. Davanti alla difesa dovrebbe esserci una linea di centrocampo in grado di fare da filtro e impostare la manovra, ma il Messina di ieri stenta a fare entrambe le fasi, visti i tanti palloni persi banalmente e la difficoltà a costruire azioni pericolose. Certamente, Damian (6) almeno ci prova, impegnandosi molto, ma non può andare oltre qualche cambio gioco oppure tentativi di imbucate centrali, quasi sempre preda dei difensori rossoblù. Fofana (6) gioca una infinità di palloni, alcuni senza troppa qualità, rischiando ripartenze fatali, altre con decisione e serve un potenziale assist per il pari. Konate (5,5) non demerita, ma è lui ad essere scelto da Raciti per il primo cambio nell’intervallo, ormai un classico del Messina edizione 2021-22 con tutti gli allenatori alternatisi in panchina. Lo staff tecnico-tattico concede poi 25’ anche a Marginean (sv), e 15’ a Peppe Rizzo (sv), ma i due non incidono minimamente su un match già indirizzato. Il reparto avanzato inizia con un tridente e finisce a 4, anche se poi i numeri contano davvero poco, di fronte a certe prestazioni non esaltanti. Statella (5,5) inizia a mille, poi Pace spegne i suoi ardori fino alla sostituzione con Russo (5,5) intorno al 60’ ed anche il napoletano parte in  modo promettente, annacquandosi alla distanza. Dalla parte opposta, sulla corsia di sinistra, appare di nuovo tra i titolari Balde (4), e, come quasi sempre accaduto in maglia giallorossa, sembra essere totalmente fuori contesto, vista la grande difficoltà anche a mettere in pratica i fondamentali del gioco del calcio, dallo stop, al controllo di palla, fino alla corsa ed al tiro in porta. Un mistero come riesca a resistere sul terreno di gioco fino al minuto 58, quando gli subentra Catania (5,5) che almeno ha una idea di come si tratta l’attrezzo di lavoro, pur sprecando l’occasione d’oro capitata sul suo sinistro pochi minuti dopo essere entrato in campo. Ma l’esterno milanese non ha la forza e cattiveria nel piede mancino del suo collega Liguori e il Campobasso si salva. Infine, i due centravanti schierati da Raciti, insieme per quasi tutto il secondo tempo, senza riuscire a segnare un gol: Adorante (5) ha sulla coscienza il gol divorato al 7’, poi si impegna, ma sembra sempre come quel signore a cui manca un centesimo per fare la lira e i difensori rossoblù lo chiudono; Piovaccari (5,5) almeno tira verso la porta, si vede che manca la brillantezza per lo spunto decisivo, però sarà bene che Raciti lo tenga in considerazione dall’inizio in tutte le prossime gare, se ha appena la possibilità di stare in campo decentemente. Il Messina, infatti, avrà assoluta necessità di tutti gli strumenti a propria disposizione da qui alla fine del campionato, perché non si può più pensare a rilassarsi o a chissà quali alchimie tecnico-tattiche, ma occorre fare punti contro tutti e a qualunque costo.

Sezione: Il focus / Data: Lun 14 marzo 2022 alle 09:30
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
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