Pian pianino, il Messina che deve recitare un ruolo da protagonista in questo campionato di serie D inizia a fare capolino, seppure ancora siamo alla quarta giornata e con l’incognita delle norme anti Covid che incombono come una spada di Damocle sul massimo torneo dilettantistico italiano.
La partita contro l’Acireale aveva costituito la cartina di tornasole, nei tre primi campionati dell’ “era Sciotto”, per definire, negativamente, le sorti del resto della stagione, sempre nei primi turni, come un appuntamento fisso.
Lo scorso anno, solo un colpo da bomber del segretario Franco Rao aveva consentito di ribaltare l’ennesima sconfitta subita ad opera dei granata al S.Filippo ed il 2-1 maturato ieri rimette in pari il conto delle vittorie almeno dall’avvento dell’Acr rinato nel 2017, limitatamente alle partite giocate a Messina.
Pur se era esagerato definire questa sfida come la prova del nove delle ambizioni biancoscudate, la prestazione complessiva offerta dagli uomini di Novelli (voto 6,5) ha rinfrancato parecchio il morale dello sparuto pubblico “contingentato” presente e aumentato l’autostima di un gruppo apparso, fin dall’esordio, dotato del carattere giusto per vincere, almeno a questi livelli.
Settanta minuti giocati dai biancoscudati dominando l’avversario sul piano tecnico, agonistico ed atletico, mettendo a segno due gol e non sfruttando almeno altrettante occasioni chiarissime. Passi avanti indubbi sul piano dell’attenzione e dell’intensità, così come chiesto dal tecnico nelle scorse settimane, ed anche qualche traccia evidente delle “idee di gioco” ripetute come un mantra da Novelli in tutte le sue interviste.
Sovrapposizioni su entrambe le fasce in attacco, centrocampo blindato, pressing continuo in tutto il campo, costringendo gli acesi, unanimemente indicati tra i maggiori favoriti per la vittoria finale, a ricorrere al lancio lungo per saltare la zona nevralgica in cui era troppo rischioso perdere palla e pagare dazio in modo pesante. La presenza di Domenico Aliperta, subito con la fascia di capitano all’esordio assoluto in biancoscudato, ha dato ancora più nerbo ad una squadra che aveva saputo soffrire nei primi tre turni, costruendo tanto, senza riuscire a raccogliere quanto seminato. Aliperta (6,5) prende subito in mano il comando delle operazioni, spende una ammonizione al 27’ per evitare una ripartenza a campo aperto degli avversari, dimostra di essere centrocampista di lotta e di governo, senza nessuna paura a ripartire palla al piede, capace di lanci millimetrici di 40 metri, tocchi da rifinitore e recuperi che sembrano normale amministrazione, per la sicurezza con cui li fa. Sarebbe stato lui il migliore in campo, se non avesse commesso l’ingenuità di fermarsi sulla linea laterale proprio quando Souare passava di lì, impattando l’attaccante granata in un modo così plateale da indurre l’arbitro ad estrarre il secondo giallo e condannarlo a tornare anzitempo negli spogliatoi.
I gradi di MVP, quindi, sono da attribuire ex aequo, agli autori dei due gol, Foggia e Bollino entrambi meritevoli di un bel 7 +, parafrasando i vecchi Cochi e Renato (questa la capiranno solo gli over 50). Il numero 9 opera con freddezza nel primo gol e con furbizia sull’azione del rigore, conquistato mettendosi tra l’avversario e il pallone per il più classico dei gesti “di esperienza”. Il 10 delizia la platea con stop difficilissimi, dribbling sempre vincenti, tocchi geniali e anche tanto sacrificio in fase difensiva nei 20 minuti finali, quando era arrivato oltre la riserva fisica, ma continuava a rincorrere gli avversari.
Solo mezzo voto in meno per tutti gli altri, nessuno escluso, perché ci sembrerebbe di fare un torto al gruppo davvero encomiabile per l’impegno e l’attenzione messa in tutta la gara. Lai, finalmente, ha dimostrato le proprie doti, chiudendo le poche conclusioni insidiose che hanno raggiunto la sua porta. I due laterali difensivi Cascione e Giofrè hanno interpretato con equilibrio le due fasi, ma soprattutto quella avanzata, svolgendo sempre un ruolo determinante di supporto ai compagni in possesso di palla, tanto richiesto dal gioco di Novelli. Lomasto e Sabatino hanno fatto sentire fisico e anticipo al possente Sparacello, riducendone di molto il potenziale, anche quando veniva scelto come unica opzione offensiva quale sponda per sfruttare le seconde palle. Vacca e Cristiani, entrambi in progresso fisico, hanno svolto appieno il ruolo di “aiutanti di campo” del comandante Aliperta, gestendo meglio e con un pizzico di fortuna in più, il cartellino giallo inflitto loro già nella prima frazione di gioco. Cretella, infine, ha dimostrato buona personalità e padronanza tecnica, pur dovendo ancora migliorare sul piano tattico, ma questo si può perdonare ad un 2002 al suo primo campionato tra i “grandi”.

I subentrati meritano tutti una sufficienza piena, anche se Novelli ricorre alla panchina solo dopo l’espulsione di Aliperta, inserendo prima Crisci per Cretella, poi Lavrendi al posto di Cristiani, dopo un riscaldamento durato oltre 50’, intervallo incluso, e, infine, Mazzone, Izzo e Boskovic in sostituzione rispettivamente di Cascione, Giofrè e Bollino.
Si finisce con una specie di linea Maginot, qualche lancio a liberare l’area, e, nel recupero, la palla affidata a Foggia vicino alla bandierina per guadagnare istanti preziosi. L’esplosione di gioia di tutti, in campo e sugli spalti, dà l’idea di quanto questa vittoria sia stata voluta, anche se, come ha detto Novelli in sala stampa, si tratta solo di una tappa e non di un punto di arrivo. Ma era una tappa di montagna messa all’inizio di un lungo percorso, ed averla portata a casa, in questo momento, fa molto bene.

Sezione: Il focus / Data: Lun 19 ottobre 2020 alle 09:30
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
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