Come accaduto già due volte in questa complicata stagione, il Messina accumula la terza sconfitta consecutiva e adesso i tifosi biancoscudati sperano non si ripeta la sequenza che, in precedenza, ha visto seguire la quarta debacle, costata la panchina a Sasà Sullo e il preludio all’esonero per Ezio Capuano che intervallò un pareggio a Taranto prima di subire la cinquina a Torre del Greco fatale per il tecnico di Pescopagano.
Ezio Raciti (voto 5) sicuramente toccherà ferro insieme al suo principale collaboratore Daniele Cinelli (voto 4, perché ha la responsabilità delle scelte tattiche). Nelle dichiarazioni differite del dopo gara, sia l’allenatore del Messina che quello del Catanzaro sembrano avere assistito a una prestazione diversa rispetto a quella che le due squadre in campo ieri al “Franco Scoglio” hanno mostrato ai poco meno di mille spettatori presenti in un mercoledì pomeriggio tiepido meteorologicamente e anche dal punto di vista del tifo a scartamento ridotto rispetto alle sfide del passato tra biancoscudati ed aquile. Raciti ha parlato di un Messina che ha imposto il proprio gioco ed è stato penalizzato dagli episodi, Vivarini ha tessuto le lodi dei suoi contro un avversario al quale “è difficile fare gol”, una boutade abbastanza paradossale, visto che le statistiche dicono 56 gol subiti dai biancoscudati.
Uno degli argomenti preferiti tra i tifosi riguarda le scelte delle formazioni iniziali fatte da Raciti e Cinelli, motivate dalle condizioni non ottimali dei calciatori a disposizione, ma il triplo cambio intorno all’ora di gioco è ormai una consuetudine, con l’obiettivo di dare maggiore brillantezza alla manovra di attacco, ma coincidendo quasi sempre con cambi di modulo dai risultati altalenanti, sempre negativi nelle ultime giornate.
Purtroppo, questa stagione sarà ricordata per non essere stata caratterizzata da una decisa impronta di gioco, perché nessuno dei tre/quattro allenatori stagionali è riuscito a dare un canovaccio tattico definito, che, in qualunque squadra costituisce il principale ancoraggio dei calciatori nei momenti complicati. Senza volere fare paragoni ingenerosi e anche difficili da fare confrontando due categorie diverse e soprattutto una stagione a vincere con una che si spera finisca con la salvezza, la principale ragione della forza collettiva del Messina che vinse la D l’anno scorso risiedeva proprio nella capacità di mister Novelli nel trasferire a tutti i suoi uomini i concetti del 4-3-3 insieme al senso di appartenenza, mentre da agosto ad oggi non si è ancora capito quale sia il modulo o la filosofia di gioco di questa squadra. Adesso i tempi stringono, bisogna fare di necessità virtù e, a questo punto, solo un patto di ferro tra staff tecnico-dirigenziale e calciatori, sostenuti dai tifosi, può realizzare il miracolo di portare a casa in sei partite i punti che servono per evitare di restare in una delle posizioni che portano ai playout, zona nella quale, peraltro, il Messina è rimasto per quasi tutto il campionato. Quindi, si individuino quei calciatori con le doti caratteriali, fisiche e tecniche ed anche gli attributi per giocare le  partite rimaste con lo spirito da squadra che vuole salvarsi e si affidi nelle loro mani il destino di questo campionato e, probabilmente, del futuro prossimo del calcio messinese a livello professionistico.
Tornando alle prestazioni dei giallorossi impiegati ieri contro il Catanzaro, partiamo da Michelino Lewandoski (5,5) le cui colpe sul primo e terzo gol del Catanzaro non sono evidentissime, pur sembrando troppo passivo sia sul cross di Vandeputte che nell’uscita su Biasci, resta uno dei meno responsabili nella sconfitta di ieri.
Il giudizio sulla intera linea difensiva è fortemente condizionato dalle azioni decisive che portano alla sconfitta, nelle quali riemerge un senso generale di precarietà e scarsa attenzione inconcepibile in una compagine che mira a salvarsi. Il cross e il colpo di testa del primo gol subito sono da scuola calcio, Iemmello segna il suo primo gol con la maglia del Catanzaro colpendo di testa senza nessuna pressione su un cross cje Vandeputte fa tranquillamente pur avendo nelle vicinanze Statella e Trasciani, e il bomber ex Sassuolo  sarebbe “marcato” da Carillo (4,5) autore di una prova mediocre perché entra da protagonista negativo anche sulla rete di Carlini, esitando in piena area e nel mancato anticipo aereo su Cianci che raccoglie il lancio partito addirittura dal proprio portiere. Trasciani (5) e Celic (5,5) sono in ritardo nei tentativi di copertura e non basta al primo entrare nell’azione del gol di Fofana per arrivare alla sufficienza, così come qualche timido tentativo di spinta sulla fascia non equilibra il peso sulla gara di Fazzi (5). A centrocampo si vincono o si perdono le partite e ieri il Messina ha funzionato proprio quando gli uomini messi nella parte nevralgica del gioco sono riusciti a girare con i ritmi giusti, purtroppo non per tutti i 96’ recupero incluso. Damian (6,5) ha dato molto nelle due fasi, partendo molto bene quasi da mezzala e poi mettendosi a schermare i tentativi del Catanzaro di fraseggiare sulla trequarti, per poi ripartire velocemente. Comprensibile il suo disappunto al momento della sostituzione dopo 55’, anche perché si è preferito mantenere in campo Rizzo (5,5) più discontinuo anche se molto grintoso fino all’eccesso di beccare il giallo che lo porterà alla squalifica proprio nel match di Avellino. Fofana (6,5) segna un bel gol, poi non si fa pregare a recuperare palloni ed anche iniziare l’azione che porta al 2-2, mettendosi anche a sgobbare nel 4-4-2 con forti propensioni offensive predisposto per recuperare il punteggio nell’ultima mezz’ora. Il reparto di attacco, come è sempre capitato nelle ultime gare, è quello più stravolto nel corso della gara, visto che si parte con Statella, Busatto e Goncalves e si finisce con Russo, Adorante, Piovaccari e Catania, in una girandola di posizioni diverse con risultati non proprio esaltanti. Statella (5,5) fa 45’ con qualche buono spunto, peccando di leggerezza sul cross che porta al pareggio, scendo dopo 10’ della ripresa per Russo (6,5) più frenetico e pericoloso nella fase in cui serviva proprio il suo brio. Busatto (5,5) paga lo schieramento più speculativo messo in campo dall’inizio, si batte con difensori di grande livello e poi lascia posto a Adorante (6) poco appariscente ma determinante per l’opportunismo che porta al pari. Infine, Piovaccari (6,5), subentrato a Damian, che fa valere peso, grinta, esperienza acuendo i rimpianti per non averlo visto in campo dal primo minuto. Raciti dice che bisogna amministrarlo, ma non si può prescindere da un attaccante come lui nel rush finale, specie quando ci sarà da vincere a tutti i costi. Infine, Goncalves (4,5) autore di una prova svagata troppo a sprazzi da esterno alto, facendosi vedere solo per un paio di cross, e poi timido fin quasi alla paura al momento in cui torna in quello che sarebbe il suo ruolo (terzino sinistro) e lascia spazio a Bombagi per mettere in area il pallone del gol decisivo. Una esitazione che non può esistere nei minuti finale di una gara così importante.

Una sconfitta così pesante, al di là dei valori in campo, può servire solo se si riesce a trarre l’insegnamento e il monito sulla assoluta necessità di mantenere la massima concentrazione e attenzione nelle partite che rimangono da qui alla fine. Innanzitutto per non avere rimpianti, ma anche perché questa squadra, pur con tutti i suoi difetti, ha in sé le qualità per potere fare l’ultimo, decisivo sforzo e tirarsi fuori, anche se adesso sembra quasi impossibile.

Sezione: Il focus / Data: Gio 17 marzo 2022 alle 09:30
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
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