Va bene, sappiamo tutti che Reggina-Messina non è una partita come le altre. Metteteci che a questo spareggio playout (ricorsi del Savoia permettendo) ci si è arrivati nel modo più rocambolesco possibile, con una rimonta pazzesca degli amaranto ed un crollo in classifica dei peloritani, che però hanno dalla loro la doppia vittoria durante la stagione regolare. Mettiamoci il passato, con le due volte in cui i calabresi hanno spedito, sul campo, i giallorossi in Serie B. E tutti gli altri match storici che sono stati disputati. Credete che non basti tutto questo ad alimentare una vigilia che è già infuocata?

Sulla sponda calabrese il clima è elettrico, anche perché fino ad appena un mese fa la squadra guidata da Tedesco sembrava drammaticamente condannata alla Serie D. Il poeta romano Publio Virginio Marone, però, ricorda che “il destino trova sempre la sua strada”. Ed allora eccoci qua, pronti ad affrontare quest'altra battaglia sportiva, che è anche sociale, territoriale, storica e chi più ne ha, più ne metta. Dicevamo, Reggio Calabria è in festa, prima ancora di giocare. L'ambiente, dai calciatori nuovi e vecchi, ai tifosi, è carico, così tanto che nelle ultime ore sono giunte alla nostra redazione svariate mail, più o meno goliardiche, più o meno offensive, più o meno sensate. Sarà un po' la rabbia che scotta per il tentativo vero o presunto del Messina di spedire la Reggina in D perdendo a Torre Annunziata con il Savoia, sarà che forse quando si affacciano dalla finestra, i nostri concittadini, perché così mi piace chiamarli immaginando un'unica grande casa amministrativa e politica dello Stretto, soffrano di qualche strano senso di competizione perenne con chi sta dall'altra parte del mare. E' come se, ogni tanto, vincendo una partita di pallone, anche i nostri amici e talvolta parenti, comunque “cugini” calabresi, volessero dimostrare che ci sono anche loro.

Che ci siete, lo sappiamo. Prima di gioire, festeggiare, inneggiare al vostro orgoglio e al nostro lutto, vi consigliamo però di aspettare. Poi magari ci manderete in D come è successo recentemente e noi continueremo a sventolare fiere le nostre bandiere anche davanti alla sconfitta, come accadde al Granillo nel 2006. Questo è il calcio, come la vita: si vince e si perde, nel momento in cui si gioca. Appunto, nel momento in cui si gioca. Altrimenti è come festeggiare per essersi portati a letto una bella gnocca prima ancora di esserci usciti, vantarsi con gli amici, mandare loro le foto per mostrare il “trofeo”: poi magari si va a cena, la si corteggia, ci si spoglia e dalla gonna viene fuori qualche sorpresa. E la festa ve la fa lei.

Sezione: Il focus / Data: Ven 22 maggio 2015 alle 08:47
Autore: MNP Redazione / Twitter: @menelpallone
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