A Messina, in campo, ha lasciato il segno. Adesso la sua carriera prosegue in panchina e le soddifazioni di certo non mancano, anche se sono diverse. Carmelo Mancuso l'ultima se l'è presa domenica scorsa, quando il suo Giarre si è imposto sul Forza Calcio Messina, vincendo al “Giovanni Celeste” con il risultato di 2-4 in un match valevole per la dodicesima giornata del Girone B del campionato di Eccellenza. “Vincere non è mai facile, nessun risultato è scontato - ha dichiarato ai nostri microfoni lo storico esterno mancino del Messina - . Sapevamo che non sarebbe stata una gara semplice, abbiamo trovato un terreno di gioco davvero in pessime condizioni, così come a Barcellona. Giocare dopo tre giorni non era facile, anche perché contro l'Igea Virtus il dispendio energetico è stato non indifferente. Contro i barcellonesi abbiamo dovuto fare a meno del nostro centravanti Daniel Aleo, il terreno di gioco ci ha indubbiamente penalizzati perché la nostra è una squadra che tende a giocare la palla a terra e mercoledì non abbiamo potuto farlo a causa delle condizioni critiche del “D'Alcontres”. Contro il Forza Calcio abbiamo tenuto bene il campo, concedendo poco ai nostri avversari. Il gol di Manzella è arrivato con una deviazione di un difensore che ha messo fuori causa il nostro portiere Riccardo Trovato, mentre mi ha fatto arrabbiare di più il gol realizzato da Buscema, dagli sviluppi di un calcio d'angolo, con una nostra disattenzione, anche se l'attaccante messinese è stato molto bravo a trovare l'angolino alla sinistra del nostro estremo difensore. Per il resto, non abbiamo concesso praticamente nulla ai nostri avversari, abbiamo creato tanto, abbiamo realizzato quattro reti, ma potevamo realizzarne anche qualcuna in più. Per la grande mole di gioco creata, siamo poco concreti e cinici. Complimenti al numero uno del Forza Calcio, Fazio, che è stato determinante in diverse situazioni”.
Etnei a quota 17 punti in graduatoria, con nove lunghezze di vantaggio sul Forza Calcio Messina. Domenica prossima il Giarre ospiterà tra le mura amiche l'Orlandina, reduce da una netta sconfitta nel “derby” contro il Rocca di Caprileone. Il mister Mancuso mantiene i piedi ben saldi per terra: “Sarà una partita importante, ma vincere non è mai facile. Ho a disposizione una squadra molto giovane, con qualche elemento di esperienza ad arricchire l'organico come ad esempio Nirelli. Dobbiamo cercare di essere più incisivi sotto porta e più pungenti in fase offensiva. Il mercato? Daniel Aleo è l'unica punta centrale di ruolo che ho a disposizione, cerchiamo un altro attaccante, anche se lui è un calciatore estremamente valido. Sono molto contento della rosa che ho a disposizione, da Patti a Curcuruto, da Cordima a Patanè, passando per Daniel Aleo e Salvatore Trovato, al portiere Riccardo Trovato, ho a disposizione un ottimo gruppo e ringrazio la società e il direttore sportivo Pasquale Sanseverino. I nostri obiettivi? Puntiamo a raggiungere una salvezza tranquilla, siamo in linea con gli obiettivi stagionali. Il Giarre è una squadra che potenzialmente può dare fastidio a chiunque, ne siamo consapevoli. Possiamo giocarcela con tutti, ma sarà fondamentale portare avanti le nostre idee di squadra e mantenere sempre alta la concentrazione in un campionato difficile e neanche troppo lungo. I ragazzi hanno a disposizione una grande chance, quella di mettersi in gioco in un torneo ostico e impegnativo come il campionato di Eccellenza, in una società storica e gloriosa come il Giarre”.
Classe 1965, palermitano di nascita ma messinese di adozione, Carmelo Mancuso sbarcò in riva allo stretto nel 1982 assieme a Totò Schillaci e vinse un campionato di Serie C2, valorizzato dal compianto “professore” Franco Scoglio. Si mise in luce in maglia biancoscudata a suon di prestazioni di alto livello, tanto da ricevere la chiamata del Milan di Liedholm. Collezionò diverse presenze in maglia rossonera tra campionato e Coppa Italia, chiuso però da un Paolo Maldini in rampa di lancio.
Tornò al Messina in Serie B, sfiorando la promozione in Serie A, sempre sotto la gestione Scoglio. Successivamente il trasferimento al Monza, dove vinse il campionato di Serie C1 e la Coppa Italia di categoria, disputando anche due stagioni in Serie B. Nel 1990 si trasferì al Giarre, prima alla corte del tecnico Angelo Orazi, poi di Giampiero Ventura, sfiorando per ben due volte la Serie B. Nel biennio successivo il ritorno in cadetteria con l'Ascoli, prima del trasferimento a Lecce: una nuova scommessa per Mancuso, vincente, con prestazioni di alto livello e due promozioni consecutive dalla Serie C1 alla Serie A, sotto la guida dell'ex commissario tecnico della Nazionale Cesare Prandelli.
Dopo aver ritrovato la massima serie con il team salentino, l'ex terzino sinistro dal piede mancino vellutato chiuse la sua carriera da calciatore con Igea Virtus e Casarano, in Serie D, prima di vestire la maglia del Real Messina in Eccellenza: “Sono contento della mia carriera e di ciò che ho fatto, mi son tolto tante soddisfazioni, anche con le rappresentative nazionali attraverso diverse convocazioni, sia con l'Under 21 che con la Nazionale Juniores. Il calcio è fatto di gioie e dolori, ma è puro divertimento e passione, ho sempre vissuto questo sport in maniera sana e genuina”.
Il trainer del Giarre, lanciato nel calcio che conta dal tecnico Franco Scoglio, si esprime anche sull'intitolazione dello stadio “San Filippo” di Messina al compianto e indimenticato “professore”: “Penso sia un giusto riconoscimento ad una persona che ha dato veramente tanto al calcio messinese, un vero e proprio precursore del calcio moderno, un maestro. Non lo dimenticherò mai, se ne andò il giorno del mio quarantesimo compleanno. Una volta, durante un ritiro, lo incontrai, lui allenava il Torino, io giocavo a Lecce. Mi mise una mano sul collo e rivolgendosi ad un giornalista piemontese disse: lui era uno dei miei “bastardi” quando allenavo il Messina. Mi ha insegnato veramente tanto e adesso cerco di mettere in pratica i suoi insegnamenti”.
Tornò in Sicilia da allenatore, prima in Eccellenza alla guida dell'Atletico Catania e poi nel settore giovanile del Messina per ben quattro anni, due alla guida degli Allievi Nazionali, il biennio successivo alla guida della formazione Primavera. Tanti giovanissimi lanciati in prima squadra o tra i professionisti, tra cui Ferla, Santoro, Paterniti, Calà, Nastasi, De Salvo, Bombara, Campanella, Kouadio, Provenzano, Straus, Rizzo, Assenzio, Crimi, Mastroieni, Tavilla, Montalto, Angotti e Dionisi, quest'ultimo a segno domenica scorsa in Serie A contro l'Hellas Verona con la maglia del Frosinone: “Sono stati quattro anni intensi. Abbiamo lavorato bene, ci dividevamo tra il “Garden Sport” e il “Giovanni Celeste”, un campo che è stato teatro di mille battaglie e che porto nel cuore. Sabato, con il Giarre, sono tornato per la prima volta da allenatore, come avversario, ed è stato triste ritrovare uno stadio storico e glorioso in queste condizioni. E' uno stadio che ha sempre avuto un fascino particolare”.
In seguito alla mancata iscrizione del Messina al campionato di Serie B, Mancuso ha collaborato con la Scuola Calcio dell'Università di Messina e successivamente è stato il responsabile del settore giovanile del Città di Messina, incarico che ha ricoperto anche all'Acr sotto la gestione di Lello Manfredi.
Lo scorso anno, invece, ha guidato la Spadaforese nel campionato di Promozione, con ottimi risultati, raggiungendo i play-off, superando il Trecastagni e perdendo solamente in finale contro la corazzata Troina, una sorta di “miracolo” sportivo: “Abbiamo fatto una scommessa con i calciatori più esperti, da Alibrandi a Broccio, passando per D'Angelo, Sofia, Platania e Buda - ha dichiarato in chiusura il tecnico Carmelo Mancuso - . Si sono messi in luce tanti giovani, tra cui Fazio, Scipilliti, Manzella e Buscema e siamo stati eliminati solamente in finale. E' stata un'ottima stagione. Il mio futuro? Spero di far bene alla guida del Giarre, ci sono tutti i presupposti per gettare basi solide e la società è sana. Ho sempre vissuto il calcio come una passione genuina, come puro divertimento e come motivo di crescita. Sono in questo mondo da oltre trent'anni e vorrei continuare ad allenare, con l'obiettivo di crescere ulteriormente. I miei punti di riferimento? Angelo Orazi, Giampiero Ventura, Franco Scoglio e Cesare Prandelli, un tecnico che non a caso ha allenato la Nazionale e che ho conosciuto da giovanissimo. Ho cercato di prendere qualcosa da ognuno di loro, tutti sono stati fondamentali per la mia formazione e per la mia crescita, umana e professionale”.
Foto: www.magliarossonera.it
Autore: Fabrizio Bertè / Twitter: @fabrizioberte
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