La considerazione che l’arbitro fa parte del gioco, nel calcio, aiuta a comprendere uno dei motivi per cui questo sport è diventato tra i più praticati e popolari nel mondo, in quanto all’incertezza del risultato viene aggiunta la variabile umana in una percentuale variabile e, a volte, determinante.
NON SOLO ERRORI ARBITRALI - Ridurre la vittoria del Crotone a Messina di ieri sera solo agli episodi scaturiti dalla volontà e dalle capacità del direttore di gara e degli assistenti sarebbe mortificante per gli sforzi profusi dai giocatori di entrambe le squadre viste all’opera al “Franco Scoglio”, capaci di mostrare, ai circa 4.500 spettatori presenti, buone trame di gioco, intensità ed anche spettacolo. Ma, quando contese equilibrate come quelle tra il Messina e squadre di valore quali Giugliano, Picerno e Crotone, vengono caratterizzate da decisioni più o meno palesemente errate e tutte a sfavore dei biancoscudati, allora si comprende il rammarico e la rabbia, in primo luogo, da parte dei protagonisti diretti, cioè tecnico e calciatori. Se questi ultimi, in campo non esagerano in proteste eclatanti, ma poi vengono espulsi per comportamenti poco maturi o eccessivo nervosismo, la voce principale a tutela del Messina rimane quella di Giacomo Modica, anche ieri sera duro nel richiedere ai direttori di gara decisioni coerenti con quanto prevede il regolamento, rispettando la storia e la caratura di una piazza comunque storica nel calcio italiano.
Le sue parole vorrebbero anche essere da stimolo per la società, (“non contiamo nulla” il concetto base ripetuto dall’allenatore biancoscudato) ma non esiste una figura, all’interno dell’organigramma Acr, con il compito di curare i rapporti istituzionali all’interno dei ruoli federali, della Lega e con la CAN. Purtroppo, manca anche qualcuno in grado di gestire in modo continuo e strutturato le vicende legate al rapporto con il Comune di Messina, ente proprietario dello stadio, per cui si alternano situazioni potenzialmente virtuose come la formalizzazione della convenzione per l’utilizzo del S.Filippo oppure la manutenzione del terreno di gioco, con i consueti fraintendimenti sull’approvvigionamento del gasolio per riscaldamento e acqua calda, oltre che per il pieno utilizzo dei tanti servizi e impianti esistenti in un immobile sovradimensionato come quello comprendente tutta l’area del “Franco Scoglio”. L’ennesima figuraccia conseguente alle docce senza acqua calda negli spogliatoi al termine della gara di ieri, porterà in dote la multa e il danno di immagine a livello nazionale per un ambiente calcistico che, proprio dalla lotta per entrare nei playoff, deve trarre linfa vitale con l’obiettivo di tornare a pensare in grande, dopo oltre 15 anni di mediocrità.
PROGRAMMARE LE SCELTE ADESSO - Queste annotazioni devono servire da lezione per la società, iniziando da adesso a pensare al futuro, perché sarebbe un peccato considerare questo campionato un episodio positivo causale e non una base su cui poter costruire ambizioni diverse dalla salvezza. In questa ottica, sarebbe auspicabile che la proprietà desse, al più presto, un segnale chiaro e immediato su quali siano le intenzioni per la prossima stagione, in modo da capitalizzare, a vantaggio del Messina, l’aumento di valore e credibilità acquisito da ogni singolo protagonista, tra campo, panchina e dirigenza, con il cammino più che dignitoso avuto durante la stagione.
I VOTI - Tornando al match con il Crotone, Giacomo Modica (voto 6) ha interpretato bene l’impegno dal punto di vista tattico e dell’approccio, ma non è riuscito a portare a termine il compito con dei cambi tempestivi, forse perché la squadra stava mettendo in seria difficoltà un avversario molto forte e motivato proprio nella prima metà della ripresa, quando, di solito, si provvede alle sostituzioni mirate a indirizzare il risultato dalla propria parte. Il rammarico maggiore viene dall’inferiorità numerica giunta proprio quando si doveva provare a recuperare, perché quella espulsione tradisce la fiducia data da Modica ad un calciatore con il quale ha un rapporto quasi paterno e, per questo, diventa un comportamento imperdonabile. Obiettivamente, però, diventa difficile gettare la croce addosso ad un allenatore capace di costruire una condizione, mentalità ed applicazione tali da produrre uno spettacolo molto godibile, al di là della sconfitta o di quello che sarà l’esito finale del campionato.
Meno complicato individuare il peggiore in maglia giallorossa, perché Emmausso (4,5) spreca con la reazione puerile che porta al rosso diretto una prestazione comunque valida, pur con qualche giocata troppo arrogante, ma quello è un tratto caratteriale irrisolvibile. Purtroppo, mancherà nella fase cruciale del campionato, però non si può criticare una delle poche decisioni indubbiamente corrette prese dal signor Nicolini nella sua prestazione di ieri sera.
Gli altri protagonisti di parte messinese hanno il solo torto di non riuscire a battere Dini, senza mai risparmiarsi nemmeno per un attimo, con valutazioni diverse, partendo da Fumagalli (7) essenziale per mantenere in bilico il risultato nelle occasioni in cui, per errori di compagni o componenti la squadra arbitrale, gli attaccanti rossoblù si presentano al suo cospetto.
Il reparto difensivo interpreta tutti i 90’ senza mai restare per troppo tempo sotto pressione, come vuole la dottrina del tecnico, ma gli sbandamenti derivano da qualche eccesso di confidenza o distrazione, purtroppo fatali quando Crialese scatta sul filo dell’offside e Comi colpisce di testa. In quella occasione, compromettono la prestazione complessiva sia Ortisi (5,5), che resta fermo lasciando, probabilmente, in gioco l’avversario, e poi non segue la diagonale restando troppo indietro, facendo fare brutta figura a Dumbravanu (5), scavalcato dalla traiettoria indirizzata, da sinistra del fronte di attacco, sul palo più lontano. Il moldavo aveva già lasciato a desiderare in chiusura di primo tempo con una esitazione nel controllo che aveva consentito a Bruzzaniti di rubargli palla in piena area, creando la situazione più pericolosa fino a quel momento, ma, anche in questo caso, per il resto della partita, questo ragazzo di proprietà della Spal non ha demeritato.
Su standard buoni, invece, sia Lia (6), calato alla distanza, che Manetta (6,5), raramente in affanno opposto a uno dei reparti avanzati più forti in questo girone. Ottima la prova dei due mediani almeno fin quando il punteggio resta sullo 0-0: Franco (6,5) chiude e riparte con continuità, Frisenna (6,5) rimane moto perpetuo, cucendo il gioco in entrambe le fasi.
Già detto di Emmausso, i “quattro tenori” steccano proprio nel momento dell’acuto, partendo da Rosafio (6,5) sfortunato per la traversa su punizione al 20’, poco freddo nella ripresa a tu per tu con Dini, involontario protagonista della mancata concessione del rigore in avvio di ripresa. Forse l’esterno offensivo avrebbe potuto essere sostituito qualche minuto prima, poiché sembrava in riserva di ossigeno, ma francamente, per qualunque allenatore, toglierlo dal campo deve essere molto complicato. Segnali estremamente positivi vengono da Nino Ragusa (6,5), apparso in ottima condizione fisica e mentale, anche se non ritrova il killer instinct nelle due chance, una per tempo, in cui avrebbe potuto segnare. L’assenza di Emmausso per squalifica deve responsabilizzarlo nel ruolo di leader anche tecnico in questo rush finale. Infine, Marco Zunno (7) che fa passare almeno 70’ da incubo a un marcatore del livello di Gigliotti mancando il gol per quella piccola esitazione al momento del tiro che, purtroppo, diventa decisiva in gare sul filo dell’incertezza. Peccato, perché il ragazzo avrebbe meritato di continuare nella sua striscia da bomber.
Poco impattante l’apporto dato dagli elementi fatti alzare dalla panchina, forse anche perché i cambi arrivano, casualmente, quando il punteggio cambia. Il primo a entrare è Plescia (5,5), che non riesce a farsi sentire, così come gli altri, non valutabili, da Scafetta a Salvo, da Civilleri a Firenze. Anche loro dovranno rimettersi subito a faticare per tornare immediatamente sul pezzo, perché servirà l’impegno massimo da parte di tutti, iniziando dal prossimo, durissimo impegno di domenica sera sul campo di una delle corazzate di questo campionato, il Benevento “grandi firme” guidato in panchina da un ex con il dente avvelenato come Gaetano Auteri.
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
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