Come in quei racconti nei quali la trama si ripete ciclicamente durante il tempo della narrazione, puntuale arriva il momento, per il tifoso del Messina, in cui sembra non esserci certezza del futuro e si profila lo spettro dell'ennesima scomparsa dal calcio professionistico.
Dal 2005 ad oggi, tra mancate iscrizioni recuperate in extremis, ritiri da campionati, fidejussioni fantasma, molto raramente gli appassionati biancoscudati hanno potuto vivere una estate seguendo i riti calcistici tipici in attesa dell'inizio della nuova stagione, appassionarsi alle voci di mercato, seguire il ritiro iniziando a conoscere i nuovi giocatori, attendendo le prime amichevoli o il turno di coppa Italia, magari in casa, per scoprire se il Messina poteva essere ambizioso.
Negli ultimi sette anni, si è aggiunta l'alea legata alle decisioni della proprietà su possibili ritiri conseguenza di frustrazioni, stanchezza e, quasi sempre, c'è stato il contorno di una trattativa, più o meno lunga, con potenziali acquirenti del pacchetto azionario, naufragata al momento chiave in cui occorre fornire al venditore le garanzie necessarie per far fronte all'acquisto, partendo dalla fidejussione per l'iscrizione al campionato, fino alle disponibilità finanziarie indispensabili per aumentare il capitale sociale in funzione delle perdite accumulate negli anni precedenti, coperte da apporti del proprietario, o di società a lui collegate, oltre ai debiti di gestione esistenti.
Andando al presente, si tratta di dimostrare al presidente Pietro Sciotto, che si è in grado di sostenere, in tempi più o meno brevi secondo gli accordi, un investimento pari a poco meno di tre milioni di euro. Non si tratta di "pretese", "buonuscite", "valutazioni", ma di normali operazioni indispensabili se si vuole pensare di acquisire una società di calcio, in questo caso.
In un comunicato della società di qualche giorno fa, si parla di una intesa, sottoscritta dalle parti il 23 giugno scorso, nella quale sono indicate le condizioni della trattativa. Ma, ormai da quasi un mese, la domanda che martella nella testa di tutto l'ambiente calcistico messinese è: quali sono le parti coinvolte in questa situazione? Una è il Messina, segnatamente Pietro Sciotto, ma l'altro soggetto coinvolto chi è? Sono tante le ipotesi sussurrate e riportate, affiancate da tutti i condizionali del caso, dai media. Quasi tutte convergono sulla esistenza di un fondo straniero, con altre esperienze nel calcio, dotato di una capacità finanziaria e di conoscenze in grado di poter dare un impulso importante alle ambizioni della piazza. La nazionalità di questo soggetto giuridico non è esattamente definita, andando dal lussemburghese all'angloamericano, mentre la forza intrinseca di questo potenziale acquirente è accreditata principalmente dallo stesso Sciotto, in modo evidente sempre nel comunicato di qualche giorno fa, con qualche piccola esternazione "off records" nelle scorse settimane.
L'unica comunicazione filtrata da questo gruppo estero è quella riportata, con virgolettato, dalla "Gazzetta del Sud" la scorsa settimana, lasciando, però, la massima riservatezza sia sul portavoce che sul nome di chi è realmente interessato ad acquisire il Messina. Nel frattempo, però il mondo del calcio non resta a guardare o attendere che il presidente possa rimettersi completamente in salute dopo il complesso intervento chirurgico subito meno di 10 giorni fa o i tempi di decisione da parte di una società straniera. E, soprattutto, il tifoso del Messina, in assenza di informazioni certe, è costretto a vedere le altre partecipanti al torneo di C partire per i ritiri con organici più o meno completi, mentre la rosa biancoscudata, al momento, conta solo 5 elementi sotto contratto, la località dove svolgere la preparazione precampionato è nota "per vie traverse" le uniche figure individuate nell'organigramma societario, salvo errori e omissioni, sono il segretario, l'addetto stampa, il direttore sportivo, l'allenatore, mentre su tutto il resto regna incertezza o ci si affida a azioni di volontariato, più o meno autorizzate.
È chiaro che, in questo marasma, la contestazione evidenziata da striscioni diffusi via social non può che aumentare e culminare con la manifestazione indetta dai club organizzati in Piazza Municipio per martedì prossimo alle 18,30. Proprio il 23 luglio sarà passato un mese dall'intesa con i potenziali acquirenti, probabile scadenza degli impegni presi reciprocamente, salvo diversi accordi tra le parti, ma non sarebbe il caso che, prima di quella data, ci sia un chiarimento su quale sia la reale portata e possibilità di conclusione positiva della trattativa? Perché, in caso di "fumata nera", si aprirebbero scenari potenzialmente molto foschi per il Messina, considerando che soltanto un impegno rinnovato di Sciotto, per l'ottavo anno di fila, consentirebbe di partecipare al campionato, ma con prospettive davvero complicatissime, prima di tutto dal punto di vista ambientale, visto il clima di aperta ostilità non sostenibile in eterno.
Si potrebbe pensare a una soluzione-ponte, magari coinvolgendo una delle poche figure imprenditoriali presenti a fianco di Sciotto negli ultimi tempi, che possa svolgere la funzione di amministratore delegato gestendo la parte sportiva e curando una eventuale trattativa di vendita affiancando il presidente senza trascurare nessuna delle due fasi.
Di sicuro, non si può pensare ad abbandonare il Messina al proprio destino, tirando i remi in barca, perché ci rifiutiamo di credere che questa possa essere la decisione finale di Pietro Sciotto, ovvero far morire la "propria" creatura. Ma è altrettanto certo che occorre un momento di rottura e di reale cambiamento, perché non c'è nulla di peggio, per una entità particolare come la squadra di calcio, che uccidere il sogno e le ambizioni, perché di queste emozioni si nutre la passione dei tifosi. E, senza tifosi, il calcio è materia troppo fredda e cinica.
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