Perdere come ha fatto ieri il Messina contro il Sorrento, fa male, perché non basta solo gettare il cuore oltre l’ostacolo, impegnarsi allo spasimo, lottare su ogni pallone, quando ti capita di subire la rete decisiva su corner a un soffio dal 90’, per una deviazione tra collo e spalla che tocca la traversa e oltrepassa la linea bianca.
NON TUTTO E' PERDUTO - Se le ultime due vittorie avevano fatto sentire più vicina la possibilità di potersi giocare la salvezza allo spareggio dei playout, questa battuta di arresto fa sbattere la faccia contro il muro della realtà, nella quale, anche con due vittorie, una combinazione diabolica di risultati potrebbe comunque condannare il Messina alla retrocessione. Un verdetto sportivamente amaro, che causerebbe anche la scomparsa della società costituita nel 2017 in caso di mantenimento dell’attuale situazione societaria di stallo tendente al crollo, se non avverrà, immediatamente, un intervento finanziario per concludere regolarmente il campionato e individuare, nel giro di poche settimane, una proprietà seria e ambiziosa. Sembrano sogni vacui, ma l’alternativa sarebbe restare indifferenti di fronte all’ennesima scomparsa di una squadra professionistica calcistica col nome di Messina e non lo meritano né questo gruppo squadra, né, tanto meno, quei tifosi presenti sugli spalti del “Franco Scoglio” e su quelli degli stadi di tutto il girone C durante questa stagione disastrosa per la storia sportiva messinese, sotto tutti i punti di vista.
METTETECI LA FACCIA - Intanto, sarebbe un passo avanti rispetto alle vicende dell’ultimo ventennio, vedere qualcuno che ci metta la faccia, si prenda degli impegni pubblici e dia un apporto finanziario, oltre che di idee, per ridare dignità al Messina, prendendo esempio da chi sta indossando quella maglia in campo o la divisa dell’Acr in panchina.
I PADRI DELLA SCONFITTA - Detto ciò, la sconfitta contro il Sorrento dipende dagli errori arbitrali, ma non esclusivamente, perché la squadra ha dato tutto, concedendo periodi di supremazia all’avversario, soprattutto durante i primi 45’, nei quali si è stati troppo imprecisi nella rifinitura, non consentendo mai a Luciani di rendersi pericoloso ed affidandosi solo a qualche tiro dal limite o dalla media distanza. La ripresa, invece, sbloccata dal gol subito su deviazione, dopo lo sbandamento immediato che ha portato al palo, in mischia, di Musso, ha visto un Messina capace di pareggiare immediatamente con Luciani di testa, incappando nella bandierina del signor Capriolo di Bari, per poi arrivare comunque all’1-1 grazie al rigore, continuando a creare problemi dalle parti di Del Sorbo, pur senza essere straripante, pretesa eccessiva nei confronti di questa squadra, creata dal nulla a gennaio, mantenuta in vita, sul campo, dal 18 febbraio solo grazie all’enorme tenacia di calciatori e tecnico, con l’unico riferimento dirigenziale rappresentato dal ds Roma.
Come si può gettare la croce addosso al Messina perché, subito dopo l’espulsione di Cangianiello, ci sono stati alcuni istanti in cui, persa la palla, il Sorrento ha piazzato una ripartenza, conquistato il corner dopo una serie di rimpalli fortuiti e, infine, trovato il gol su calcio d’angolo, con ben sei uomini in maglia rossonera dentro l’area avversaria? Ovviamente brucia perdere così, quando serviva valutare se portare a casa un punto comunque prezioso, oppure lanciarsi in attacco, ma assolutamente mai bisognava lasciare il controllo della situazione ai padroni di casa, comunque motivati a vincere, a dispetto della classifica tranquillissima.
LE PAGELLE - Però, manca quel contesto di minima normalità che consenta valutazioni razionali e, quindi, mister Banchieri merita comunque un 6 per la capacità di mantenere vivo e pericoloso il Messina anche ieri, malgrado alcune scelte iniziali di formazione fatte forse per sfruttare la rapidità di chi partiva dalla panchina nella fase cruciale della gara, ma difficili da comprendere appieno, quando si vede la differenza di rendimento e pericolosità tra alcuni interpreti del primo e del secondo tempo.
Per esempio, non lascia una buona impressione Ingrosso (5), sostituito nell’intervallo, ma sempre in difficoltà sul tarantolato Guadagni, da parte sua autore di un primo tempo a livelli stratosferici, soprattutto dal punto di vista agonistico, come se il suo futuro dipendesse da questa sfida contro il Messina, ardore spento sulla lunga distanza, quando soprattutto Gyamfi (6) lo limita parecchio. Il ghanese fa la solita gara tutta grinta e applicazione, ma resta coinvolto nel momento di distrazione che porta al maledetto corner decisivo, una macchia purtroppo importante.
Il resto del reparto difensivo, col passare dei minuti, prende le misure di avversari comunque in vena, a dispetto delle loro ultime esibizioni, confermando lo spessore di elementi come Gelli (6,5), sempre pulito e preciso negli interventi, e Dumbravanu (6), più spigoloso del solito, ma comunque sempre presente. Spazio, nella ripresa, anche a Lia (5,5) oltre mezz’ora a lui concessa, in cui stenta a trovare i ritmi giusti in una fase nella quale il Messina provava a vincere.
Poco impegnato Krapikas (6), incolpevole sui gol subiti, salvato dai pali su una grande giocata di Guadagni e su un rimpallo, sicuro negli interventi specialmente in uscita o su tiri abbastanza centrali.
Il centrocampo, senza Buchel, se l’è cavata abbastanza bene, almeno fin quando la condizione ha sostenuto Petrucci (6,5), riferimento costante nelle due fasi, poi sostituito da Dell’Aquila (7), un costante pericolo per i rossoneri, costretti a fermarlo con il fallo da penalty e altri interventi da cartellino giallo. Garofalo (6) riesce a tenere bene il campo, sacrificandosi anche per qualche minuto nella ripresa come terzino, mentre Crimi (7,5) sfodera l’ennesima prova da leone, condita dall’assist per la rete annullata a Garofalo al minuto 74 che avrebbe ribaltato la gara a favore del Messina. La sfortuna con cui un suo rinvio, nel finale, incoccia sul corpo di Gyamfi finendo in fallo laterale lasciando il Sorrento dalle parti dell’area biancoscudata fino al corner del sorpasso, sembra l’emblema di questa partita in cui la buona sorte ha abbandonato il Messina proprio nel momento decisivo.
Il reparto avanzato vede due versioni diverse nel corso dei 90’ più recupero. All’inizio si affiancano Pedicillo (6), poco incisivo seppure volenteroso e Tordini (6) sgusciante ma meno graffiante rispetto alle ultime uscite, dietro a Luciani (7) autore di una prova eccellente, in quanto, soprattutto nella ripresa, quando viene cercato con maggiore precisione e continuità, diventa determinante per conferire pericolosità, difendendo anche benissimo il pallone e segnando un bel gol di testa annullato per offside sulla cui esistenza restano parecchi dubbi. La freddezza dal dischetto è un ingrediente non banale per un ruolo come il suo.
Nel secondo tempo, a Pedicillo subentra Vicario (6), delizioso in alcuni controlli e spunti, un po’ indeciso in altre circostanze, ma sempre abbastanza centrato rispetto ai suoi compiti. Pochi minuti, proprio nei minuti finali, per Chiarella (sv), sempre più oggetto misterioso, mentre fuori dai radar resta De Sena, messo da parte nelle gare più recenti.
Adesso, il Messina è atteso da 13 giorni di stop dagli impegni agonistici, un periodo durante il quale si giocherà il futuro immediato della società, qualunque sarà l’esito di questo campionato.
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