Come potere riassumere, in un solo pezzo, l’anno solare 2025 vissuto dal Messina? Si tratta di un compito arduo, quasi impossibile, doloroso da affrontare per tutti i tifosi della biancoscudata. La seconda retrocessione sul campo tra i dilettanti in 125 anni di storia calcistica, questa volta senza nessuna riammissione o ripescaggio a lavare l’onta sportiva, appare, paradossalmente, come l’unico evento “naturale” in una serie di complicatissime storie tesissime vissute dall’ambiente calcistico messinese.
INVERNO GELIDO - Si parte il 2 gennaio dall’atto notarile stipulato presso lo studio Magno, che sancisce il passaggio dell’80% delle quote societarie da Pietro Sciotto alla AAD Invest, un momento che innesca una bomba a tempo deflagrata il 17 febbraio, quando, trascorsa la mezzanotte, l’Acr non paga ritenute e contributi relativi alle mensilità da novembre 2024 a gennaio 2025, dopo aver saldato gli stipendi di competenza dello stesso periodo, facendo cadere le prime tessere di un domino distruttivo. La conferenza stampa convocata dal gruppo squadra, composto dal tecnico Banchieri, insieme allo staff e dai calciatori è l’immagine dello stupore, non tanto per la fiducia riposta in una proprietà che, dopo pochi giorni di “luna di miele”, dimostrava evidenti crepe nella propria credibilità, quanto per l’assurdità di una possibile penalizzazione per soli 113 mila euro, che mancarono nel conto della società dopo che, nel mese precedente, si era provveduto al pagamento di tutte le spese vive e di gestione. In quel momento, sembrava una follia, ma l’evolversi della situazione nei mesi successivi avrebbe confermato l’impressione dei più pessimisti, e cioè che il passaggio di mano tra Sciotto e AAD non avrebbe portato a un futuro migliore, ma solo al disastro più completo, ben oltre il semplice risultato sportivo.
PRIMAVERA SENZA TREGUA - Da febbraio a maggio, infatti, nessuna forza esterna è intervenuta per cambiare lo sfacelo in atto all’interno dell’Acr, dove non esisteva una guida dirigenziale e il solo Domenico Roma, tra l’altro presente fisicamente solo in occasione di alcune gare durante la fase cruciale del campionato, non aveva carisma, forza e credibilità per poter condurre nel porto della salvezza, almeno sul campo, una nave alla deriva. Fu solo illusoria l’inerzia positiva conseguita al tardivo cambio di guida tecnica, con Banchieri subentrato dopo gli ultimi due mesi di gestione Modica in cui l’allenatore non aveva riferimenti, ma, nello stesso tempo, non intendeva lasciare il timone, il ds Pavone era già andato a Trapani e Costa svolgeva funzioni di responsabile in pectore basandosi sulle promesse di un presidente con la testa solo alla cessione della società e mille opzioni ancora in ballo. Ciò che accadde tra la fine del 2024 e l’inizio del 2025 potrebbe appartenere alla trama di una serie Netflix con mille cambi di scena, cento consiglieri o consigliori, telefonate nel cuore della notte, appuntamenti fissati e colloqui demandati a figure con deleghe date a voce, fino alla fuga dal garage di via Ghibellina della famiglia Sciotto, mentre chi si faceva chiamare “presidente”, si offriva alle domande dei cronisti presenti, per un attimo ritornati “uomini da marciapiede” come si usava tanto tempo fa.
Il risultato finale lo abbiamo visto con la retrocessione, peraltro ampiamente evitabile se solo ci fosse stato un simulacro di società, la successiva penalizzazione di 14 punti e il thriller per la iscrizione in serie D, realizzata il 16 luglio solo per l’intervento del proprietario al 20% Pietro Sciotto, che saldò gli stipendi da febbraio a maggio, quasi 500.000 euro, mentre il Tribunale di Messina avviava il procedimento che avrebbe portato, su richiesta dei magistrati impegnati in una inchiesta su truffa e minacce, alla liquidazione giudiziale, con l’entrata in scena dell’avvocato Maria Di Renzo quale curatrice.
ESTATE IMMOBILE - Luglio e agosto trascorrono senza che nessuno abbia la forza, la volontà e la solidità per poter prendere in mano la situazione, presentandosi dalla curatrice e dal giudice delegato con una proposta che potesse prevenire la dichiarazione di liquidazione giudiziale, arrivata il 15 settembre. Nel frattempo, solo la Cooperativa dei tifosi, insieme all’avvocato Di Renzo, hanno cercato qualcuno in grado di rilevare la società, dopo avere appurato che l’intervento follemente provvidenziale di Peditto, nominato procuratore della società da Stefano Alaimo tra la fine di agosto e l’inizio di settembre, era durato giusto il tempo di allestire una rosa per partecipare alla serie D, con Pippo Romano in panca, il ds Giovanni Martello e alcuni “volenterosi” come Mantineo, Bellantoni, Munaò e l’immarcescibile Cirino. Un passaggio senza alcun senso logico, contrario alle norme del quieto vivere di una parte della “intellighenzia pallonara messinese”, secondo cui la squadra di calcio cittadina non vale nulla ed è sempre “meglio farla fallire”.
AUTUNNO GRIGIO - In effetti, l’intervento della cooperativa e il gruppo squadra costruito in due giorni, senza preparazione, che, però, annulla la penalizzazione e chiude l’andata avendo a un tiro di schioppo la zona salvezza, hanno consentito che, ad ottobre, ci fosse l’unica offerta per l’acquisizione del ramo sportivo, e, circa un mese fa, si concretizzasse il saldo del debito sportivo, con la conseguente costituzione della SSD Acr Messina 1900 a responsabilità limitata, posseduta da Morris Pagnello e Justin Davis, con quest’ultimo nel ruolo di presidente. Un anno vissuto pericolosamente, sempre sul filo del rasoio, con la prospettiva concreta della sparizione evitata solo per una serie di concomitanti azioni quasi mai determinate da qualcuno che avesse la capacità di gestirle, nel bene o nel male. Così, alla fine, il più danneggiato di tutti, dal punto di vista finanziario, economico e della reputazione è stato il proprietario uscente, che, comunque, ha dovuto sostenere i costi della passata stagione interamente, sottoponendo la società di cui deteneva il 20% al rischio di fallimento, senza esserne più nemmeno rappresentante legale. Quindi, divenendo il principale colpevole, ma essendo costretto, comunque, a far fronte ai propri impegni, così come fatto dal 2017, senza mai avere nessun risultato commisurato a quanto messo sul piatto sul piano sportivo o della considerazione da parte della piazza. Un periodo lungo, ma da dimenticare, per tutti, anche se resta in piedi un procedimento dal quale ci si augura scaturisca una verità giudiziaria.
INVERNO TENUE - Adesso, però, la scena è presa dalla nuova società, insediatasi a dicembre, che ha voluto regalare alla città la serata di celebrazione dei 125 di calcio, dimostrandosi attiva sui social e distribuendo messaggi improntati al senso di appartenenza, alla tradizione, all’importanza di Messina e della sua tradizione calcistica. L’impegno finanziario parla di quasi 800.000 euro già sborsati tra acquisizione del ramo sportivo, saldo del debito per la passata stagione, organizzazione del 125°, gestione da fine ottobre ad oggi, con qualche segnale già dato in ambito organizzativo, del marketing e della comunicazione. Servono, però, alcuni interventi immediati per rafforzare la credibilità del progetto: un uomo di calcio riconoscibile per gestire in loco le attività sportive, rinforzi adeguati a dare spessore alla rosa spremuta nel girone di andata, definire l’organigramma, pensando al sodo, senza particolari orpelli, ma con l’obiettivo di far capire a tutti, internamente ed esternamente, chi dovrà fare cosa. Da questo si potrà partire per avviare il progetto più ambizioso, cioè, creare un vero rapporto di connessione tra il Messina e la città, rompendo il velo di indifferenza, snobismo, rifiuto che ha caratterizzato, per troppi anni, la percezione della squadra di calcio da parte di coloro i quali, comunque, si interessano allo sport.
AUGURI A TUTTI - Speriamo che, già dalle prime settimane di gennaio, questo Messina rinato possa cambiare marcia, dando fiducia a tutti coloro i quali, con costanza, passione e un pizzico di follia, hanno lavorato per mantenerlo in vita. A loro, e ai tanti che, finalmente, dopo tanto penare, si aggiungeranno auguriamo un felice 2026. Anche a chi non trova mai il coraggio di gettare il cuore oltre l'ostacolo, oppure pensa di essere sempre più furbo degli altri e, intanto, il tempo passa, senza mai riuscire a fare, insieme, un passo avanti.
Ricordando sempre quanto diceva un poeta come Fabrizio De Andrè: “dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”. E, per tutto il letame che ci ha circondati dal 2008 a oggi in campo calcistico, noi messinesi potremmo far diventare la nostra città una nuova riviera dei fiori, altro che Sanremo.
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
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