Il Messina è salvo, grazie ai gol di Michele Emmausso e Peppe Salvo, con quest’ultimo che rinnova la tradizione inaugurata con questo Acr nato nel 2017, secondo la quale serve una rete di un messinese per mantenere la serie C. Quindi, dopo Peppe Rizzo contro il Taranto due anni fa, Nino Ragusa nel maggio 2023, è toccato al ragazzo classe 2003 correre verso la Curva Sud per celebrare il suo primo gol tra i professionisti a coronamento di una stagione davvero ricca di soddisfazioni per questo esterno difensivo diventato uno dei pezzi pregiati nella rosa biancoscudata.
FESTA COMPOSTA - Nessuna celebrazione particolare per il traguardo raggiunto da questo gruppo, ma la soddisfazione, da parte di squadra, tecnico e staff dirigenziale nell’avere lavorato per ottenere l’obiettivo stagionale con una giornata di anticipo, pur essendoci stati pochi dubbi sul mantenimento della categoria, dopo tre mesi alla media di 2 punti a gara mantenuta da dicembre a febbraio. Purtroppo, le ultime 8 sfide con soli 6 punti raccolti, hanno vanificato il sogno di entrare nella zona playoff, che avrebbe rappresentato un miracolo alla luce dei pronostici della vigilia, ma, invece, considerando lo spessore di diverse prestazioni sciorinate nell’arco del torneo dai biancoscudati, sarebbe stato il giusto premio al lavoro svolto da tutte le componenti di questa società, dalla proprietà ai membri meno in vista dell’organizzazione in seno all’Acr, oltre che rappresentare un momento di vanto e prestigio per una tifoseria da troppo tempo mortificata nella mediocrità.
RIMPIANTI E PROTESTE - Peccato, ma non è giusto recriminare per un sogno sfiorato, serve invece pensare concretamente al futuro e al bene del Messina, senza prese di posizione personali o a vantaggio solo di qualcuno. I cori di contestazione verso il presidente Sciotto e gli striscioni di uguale tenore apparsi negli ultimi 20’ della gara con il Potenza, così come il disappunto espresso, verso questa azione dei club organizzati, da una parte del pubblico sono sintomi, seppure opposti, della grandissima voglia da parte di chi segue con passione il Messina di rivedere questa squadra protagonista di campionati ambiziosi e un ambiente sportivo stimolato a partecipare alla risalita. Diversamente, si piomberebbe nel consueto vicolo cieco di malumore verso la proprietà che produce reazioni non costruttive e perdite di tempo nella costruzione delle prossime stagioni. Vedremo se, nelle prossime settimane, lo scenario cambierà, ma saremmo molto sorpresi se ci fosse un circolo virtuoso attorno al Messina e non la solita ridda di chiacchiere, false speranze, soluzioni miracolose o ultimatum più o meno attendibili.
Restando nel tema strettamente tecnico, ieri sera Giacomo Modica (voto 6) rimedia ad alcune scelte non proprio centratissime nella formazione iniziale ricorrendo ai cambi durante l’intervallo per rivitalizzare la squadra opaca, senza mordente ed apatica vista nei primi 45’. Un evento ripetutosi in qualche occasione durante l’arco del torneo, ma, d’altra parte, la perfezione non è di questo mondo, figuriamoci in serie C.
CORREZIONI IN CORSA - La differenza di passo è stata immediata, infatti, tra chi è uscito dal campo e chi ne ha preso il posto. Nino Ragusa (5) è partito con buona lena, immalinconendosi strada facendo alla ricerca, inutile, del dribbling giusto o della giocata decisiva, mentre Vincenzo Plescia (5) è sparito dai radar in tutti i 45’ in cui è stato sul rettangolo verde, facendosi notare solo per gli offside nei quali cadeva in modo troppo banale.
Al contrario, dai piedi di chi è partito dalla panchina sono venuti gli assist dei due gol giallorossi. Marco Rosafio (7) ha deliziato il pubblico con tocchi raffinati e la precisione del cross per il pareggio, sbagliando solo un paio di stop difficili ma non per lui e restando l’ultimo a voler schiodare la partita dal 2-2 con un sinistro secco sventato da Alastra a pochi minuti dalla fine. Ciccio Giunta (6,5) si è piazzato da trequartista alle spalle della punta centrale, svariando tra le linee e una sua incursione sul fondo ha indirizzato il vantaggio provvisorio.
PEPPE NON LO SA - Un discorso a parte merita Peppe Salvo (7), protagonista nelle due fasi in modo assoluto, rapace sul gol segnato, con l’unico neo del mancato raddoppio di marcatura su Caturano da cui parte il cross per Steffè del 2-2. Anche nel primo tempo, seppure dalla sua parte arrivano un paio di iniziative dell’ex Burgio, i pericoli più grossi creati dal Potenza nascono su calcio da fermo e Salvo è tra i pochi a proporsi in avanti.
A SOSTEGNO - Meno preciso rispetto al solito, invece, Marco Manetta (5), che, seppure debba curare un cliente complicato come Caturano, si lascia andare a distrazioni fatali, trovando, per la fortuna sua e del Messina, l’aiuto del compagno di reparto più vicino, Federico Pacciardi (6,5), provvidenziale nei tre recuperi, tra primo e secondo tempo, che impediscono al Potenza di concretizzare situazioni molto pericolose.
Partita da bravo soldatino, invece, per Daniel Dumbravanu (6), applicato nel coprire il ruolo di terzino sinistro bloccato, coniato per lui in modo da ovviare all’assenza di Ortisi, pur essendoci un elemento utilizzabile in quella posizione, ma, per lui, solo “Zona panchina” e integrazione nel gruppo, come dichiarato da mister Modica nelle interviste prepartita.
PADRE E FIGLIO - Fare una valutazione su di lui sembra quasi un delitto di lesa maestà, ma Ermanno Fumagalli (6) esce da questa ennesima partita da aggiungere al suo mostruoso curriculum con due gol quasi imparabili (il pallone nell’area piccola balla un po’ troppo e il colpo di testa del pari non è una fucilata), ma anche due begli interventi plastici di quelli che piacciono a lui, e, soprattutto, con l’orgoglio di papà felice per l’esordio di Jacopo (voto 7 per la tenacia), giunto dopo mesi di allenamenti con i grandi. Pazienza se non ha toccato palla, ma auguriamo al ragazzo tantissima fortuna, non necessariamente giocando nella stessa squadra del papà.
La coppia di mediani, per lo sviluppo della gara, ha vissuto momenti alternanti: TALENTO E MARTELLO - Marco Firenze (6,5) riesumato dopo settimane di accantonamento, illumina il gioco con passaggi millimetrici soprattutto per allargare il fronte della manovra nel primo tempo e, nella ripresa, cerca più il ritmo e la velocità, dando il suo contributo alla rimonta; Domenico Franco (6,5) martella come al solito, dedicandosi più a ricucire che a costruire. Infine, tra i titolari, restano i due giocatori più estrosi e talentuosi della rosa giallorossa. Marco Zunno (6) che si vede nel suo standard solo con la girata nel secondo tempo, di un soffio alta, mentre Michele Emmausso (6,5) stenta a carburare, poi arriva in doppia cifra nella classifica marcatori e si trasforma, regalando minuti di classe e concretezza, solo per poco non sfociati nella doppietta. Pochi minuti in campo senza nessuna valutazione possibile per Civilleri e Luciani, entrati appena in tempo per partecipare, in tenuta da gioco, ai morigerati festeggiamenti avvenuti in campo dopo il triplice fischio del signor Ancora, un po’ distratto sul fallo di mano potentino che innesca l’azione del pareggio, ma tutto sommato accettabile nella sua direzione di gara, confrontandola con gli scempi visti in questo campionato. Alla fine, la soddisfazione per la salvezza resta un po’ offuscata dall’aria di contestazione che si respirava soprattutto tra i gruppi organizzati della curva Sud, ma l’importante è dare il giusto peso ad ogni cosa, iniziando subito a programmare, con giudizio e mente fredda, il Messina 2024-2025.
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