Lasciando perdere tutta la serie di frasi legate ai derby, il Messina vince la sfida contro la Reggina perché ha la capacità di calarsi nella realtà in modo molto più concreto, affrontando i novanta minuti più recupero con un mix di umiltà, agonismo, dedizione e applicazione perfetto all’interno del contesto di una partita sporca nella serie D girone I edizione 2025-26. Un campionato mediocre dal punto di vista dei valori tecnici o delle proposte tattiche, in cui conta molto di più rincorrere ogni pallone e tenere la posizione in modo feroce che non fare la giocata di fino o provare ad assaltare la porta avversaria con cross leggibili.
Grande merito va a mister Pippo Romano (voto 7) che continua nella sua opera di costruzione iniziata in prossimità della prima gara del torneo, lavorando sulla testa più che sulle gambe di un gruppo composto da gente giovane con qualche elemento più esperto in zone determinanti del campo, cioè nel reparto difensivo e al centro della manovra. Ieri la Reggina ha provato a creare difficoltà pressando alti i biancoscudati, ma la capacità maggiore degli uomini di Romano è stata quella di restare sempre sul pezzo, approfittando delle poche chance create, di cui, quella determinante ai fini del risultato, nasce dal lavoro settimanale proprio sui calci da fermo. Complimenti anche al ds Giovanni Martello, che, in silenzio e umiltà, puntando sulle risorse disponibili, di tempo e finanziarie, ha puntato sul pragmatismo, nella speranza che la situazione societaria si evolvesse in senso positivo. Fino a questo momento, i criteri “basici” di costruzione della rosa di una squadra di serie D che deve fare un campionato da medio alta classifica per salvarsi, stanno pagando e il Messina targato Martello-Romano, è a quota 12 punti conquistati, solo uno in meno della capolista Savoia.
Passando ai singoli, diventa difficile individuare il migliore in campo, perché tutti i giocatori impiegati hanno fatto prestazioni di grande sostanza. Si può, quindi, procedere per ruoli, in una rassegna dei titolari e dei 5 subentrati in corso d’opera.
Sorrentino (6,5) – Sicurissimo nelle uscite, caratteristica trascurata dai cosiddetti “portieri moderni”, invece fondamentale quando devi guidare la difesa in momenti di burrasca durante le singole gare. C’è anche la sua manona a deviare sulla traversa la conclusione di Edera nella clamorosa carambola al minuto 79.
Clemente (6,5) – Torna nella stessa posizione in cui era subentrato ad Enna, diventando, suo malgrado, protagonista nei minuti in cui i gialloverdi avevano ribaltato momentaneamente il match. Contro gli amaranto, invece, gioca con attenzione sia in marcatura che quando bisogna dare manforte ai compagni durante le frequenti incursioni sulla fascia mancina tentate dagli avversari. Dall’80’ Bombaci (6) – si cala subito nella parte mettendoci grinta e attenzione.
Trasciani (6,5) – Riscatta la prestazione deludente vista contro il Gela opposto a un centravanti dalle caratteristiche simili a Ferraro, che, contrariamente a Sarao, limita tantissimo concedendogli solo una occasione da gol. Feroce nelle chiusure e leader quando si deve sostenere il gruppo.
De Caro (6,5) – Poco appariscente ma molto efficace, dalla sua parte tende ad accentrarsi Grillo, sul quale raddoppia limitandone gli slanci per poi farsi trovare pronto quando si tratta di presidiare fisicamente la propria area di rigore.
Maisano (6,5) – Una delle sorprese positive di questo Messina, anche se, nella ripresa, quando il forcing amaranto diventa più intenso, soprattutto le incursioni di Porcino lo mettono in difficoltà in fase difensiva. Crolla per crampi al 63’ quando gli subentra Ivan (6,5) che non lo fa rimpiangere, anzi, risulta preziosissimo quando si tratta di chiudere gli spazi in prossimità della propria porta.
Aprile (6,5) – Snaturato nella posizione di interno a centrocampo, serve mettere legna più che provare lo spunto personale, ma lui non si demoralizza e rincorre tutti fino al 96’. Soldatino.
Garufi (7) – Mezzo punto in più per il capitano, punto di riferimento costante per chi ha il pallone tra i piedi in maglia biancoscudata e si trova pressato oppure vuole fare riprendere la manovra. Il regista-mediano non stacca mai, randella quando serve e prova la giocata, non sempre fruttuosa, ma comunque è un elemento indispensabile in questa squadra.
Tesija (6,5) – Il croato ha anche attirato qualche tifoso dell’Hajduk Spalato presente in tribuna al “Franco Scoglio” per sostenerlo. Lui non li delude, seppure sacrificato nel cosiddetto lavoro oscuro, in cui si applica in modo delizioso per qualunque allenatore. All’80’, sfinito, lascia il campo per Saverino (6), anche lui utile alla causa nei 16’ finali, incluso il recupero, di pura sofferenza.
Orlando (7) – Un altro uomo-ovunque, recupera una quantità considerevole di palloni, cerca di limitare con discreto successo Grillo e poi si impone anche nelle rare, ma ficcanti, azioni offensive del Messina. Nel finale rinforza la linea-Maginot creata nell’area davanti alla Curva Sud, portando a casa ampiamente la pagnotta.
Roseti (7) – Il ragazzo prodigio che i tifosi del Cosenza non avrebbero mai voluto lasciasse i rossoblù finalmente conferma questi complimenti e sigla il gol sicuramente più importante della sua ancora giovane carriera. Per il resto, si sbatte in modo encomiabile non mollando un centimetro, fino alla sostituzione del 70’ con Fravola (6), molto dinamico quanto eccessivamente egoista nel contropiede durante i minuti di recupero che avrebbe dovuto finalizzare servendo il compagno liberissimo in piena area.
Toure (6,5) – Da seconda punta viene sollecitato di più durante i primi 45’ quando crea comunque apprensione nella difesa amaranto, mentre, nella ripresa, abbandonato come unica punta, corre molto senza mai poter avere mezzo pallone giocabile, per poi abbandonare, stremato il campo al 90’, sostituito da Zucco, al quale va un 6, di stima, malgrado i pochi minuti giocati.
Infine, un encomio alla curva Sud, piena per metà e continua nell’incitamento ai propri calciatori, ma anche rispettosa per i rivali non presenti a causa del divieto di trasferta. I cori di giubilo alla fine fanno parte della naturale euforia per la vittoria, ma il comportamento generale costituisce una buona prova di maturità, non scontata considerando le grandissime tempeste attraversate da questa piazza negli ultimi 20 anni. Adesso, scatta l’attesa per ciò che accadrà tra oggi e domani, perché l’avvento di una proprietà intenzionata ad investire nel Messina in modo serio e organico, potrebbe aprire prospettive diverse e regalare, finalmente, un sogno a una piazza che, anche ieri, nonostante tutto, ha dimostrato la propria passione per il calcio e per la biancoscudata.
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
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