Descrivere la “giornata messinese” del 17 giugno 2001 non sarebbe facile per nessuno. Sono passati ben 14 anni, ma il ricordo è assolutamente scolpito nella mente di tutti i tifosi giallorossi. Una giornata composta da luci ed ombre, animata da sentimenti contrastanti che vanno ad incastonarsi nel beffardo disegno del destino. Al Giovanni Celeste di Messina, dopo una stagione estenuante, la squadra di casa ed il Catania si scontrarono nella finale di ritorno dei play-off di serie C-1, un duello all’ultimo sangue per decidere chi avrebbe raggiunto il Palermo in cadetteria.

Una drammatica “festa” siciliana, che per giorni sconvolse la parte orientale dell’isola. Lo stadio era gremito, stracolmo, ribollente di ansia, poesia sudata, solennità popolare. Pochi minuti prima del fischio d’inizio, però, una bomba carta, scagliata dalla tribunetta Valeria, si abbatté in Curva Nord, colpendo alcuni tifosi del Messina. Molti scapparono, alcuni furono colpiti solamente dal botto…uno di loro rimase per terra con il volto insanguinato. Le sirene urlarono, il pronto soccorso del Policlinico venne invaso dai supporters che necessitano delle prime cure.

Nel frattempo, sul manto erboso del Celeste il Messina vinse una battaglia al cardiopalma. Gli undici giallorossi in campo giocarono una partita accorta, con una maglia incisa nel cuore ardente di ogni tifoso…grigia, con la Madonnina del porto a sostenere il petto di ogni calciatore. Denis Godeas si conquistò un rigore, allargando le braccia come un guerriero colto dal sacro furore del vincente. Sasà Sullo si occupò di mandare la sfera oltre la linea, urlando poi come Tardelli sotto gli spalti dello stadio. L’arbitro fischiò per tre volte, facendo impazzire il popolo messinese. La festa cominciò a consumarsi per le vie e per le piazze della città. Dopo otto lunghissimi anni il Messina riconquistava la cadetteria, grazie alla caparbietà del compianto Cavaliere Emanuele Aliotta.

Quella festa, però, non doveva iniziare. Tonino Currò, tifoso giallorosso di 24 anni, cominciava una dura lotta tra la vita e la morte che, purtroppo, non riuscì a vincere. I suoi concittadini, festanti, non sapevano nulla di tutto quello che stava accadendo al Policlinico. Come descrivere il senso di colpa che attanagliò i tifosi al ritorno a casa? Una domanda invase la testa di tutti i ragazzi ancora bardati di giallorosso: “Ho festeggiato, urlato ed alzato le braccia al cielo in un momento come questo?”. Se lo domandarono tutti. Tutti provarono rabbia e frustrazione, cancellando quasi Godeas e Sullo, la bandiera giallorossa animata dalla brezza dello Stretto. Tutti.

Tonino vive ancora, e non è retorica. E’ il sentimento che appartiene a tutti coloro che, quel pomeriggio di 14 anni fa, esultarono per la promozione perché non sapevano. La giustizia italiana non seppe dire nulla, come sempre…Non riuscì a produrre neanche uno straccio di niente da consegnare ad una famiglia spezzata. Chi era presente conosce. Chi ricorda alimenta. Chi ha memoria rompe il silenzio.

Sezione: Amarcord / Data: Mer 17 giugno 2015 alle 12:27
Autore: Marco Boncoddo / Twitter: @redattore
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