La notizia sembra una, in realtà sono diverse, tutte intersecate come una ragnatela. La prima è forse quella più importante, ma non l'unica: l’Fc Messina Peloro torna a disturbare i sonni dei messinesi. E stavolta non sono solo quelli degli sportivi, anche perché il sogno svanito troppo in fretta e nel peggiore modi, quello chiamato Serie A, rischia di trasformarsi in un incubo dalle dimensioni enormi. La società, di cui è legale rappresentante Vincenzo Franza, ha presentato richiesta di decreto ingiuntivo (2012/13) nei confronti del Comune per il presunto mancato pagamento di crediti residui per 456.482 euro (la cifra iniziale del debito ammonterebbe in realtà a 380.402 euro, accresciuta di iva, interessi legali e rivalutazione monetaria dal dovuto al soddisfo). FOTO GIOVANNI ISOLINODI COSA SI TRATTA - L’Fc Messina Peloro rivendica dei crediti risalenti al periodo intercorso tra il 2002 e il 2007, quando i Franza subentrarono a pieno titolo ad Emanuele Aliotta alla guida della società e condussero il Messina alla promozione in massima serie. Tali crediti e fatture riguarderebbero altre società o gruppi che, nel corso di quei cinque anni, hanno prestato servizi in favore del Comune per il tramite della Fc Messina Peloro. Nello specifico, per lavori o servizi effettuati presso gli stadi “Celeste” e “San Filippo”, di proprietà di Palazzo Zanca. Scorrendo l'elenco delle fatture, i nomi delle aziende che le hanno prodotte sono ricorrenti: Light & Sound, ditta Giovanni Amanti, ditta Sud Impianti, Siceas Building, FFT sns, istituto Tecnico Verona Trento, Korec srl, Securitaly, architetto Alfio Isgrò, Mega sistem.L'FC MESSINA FUORI DAL CONCORDATO / LE MOTIVAZIONI DEL DECRETO - L'Fc Messina Peloro srl ha superato, tra mille peripezie e la fase dura del concordato, il fallimento. Adesso può tornare a riternersi un'azienda stabile, con le difficoltà che ogni impresa in questo momento vive, determinate dal grave momento di crisi che l'intero Paese sta affrontando. Poco conta che sia venuto meno il motivo per il quale era nata la società, cioè operare nel mondo del calcio. L'avvocato Giovanni Cambria, che rappresenta e difende l'Fc, scrive nelle motivazioni del ricorso che «l’entità del credito vantato dalla società, posto in correlazione con la sua portata documentale e letto nel quadro economico attuale - che è connotato da una delle più gravi crisi economiche di tutti i tempi - denota decorrenza piena di periculum in mora, determinando ogni (anche piccolo) ritardo nel pagamento, gravissimi danni ad una società che non ha molte risorse disponibili, che ha subito pure un fallimento e da esso ne è da poco uscita a seguito di un concordato». Ognuno è libero di farsi la sua idea.LE DATE - La richiesta di decreto è stata presentata dall'Fc Messina il 27 settembre 2013, accolta dal Tribunale in composizione monocratica il 20 dicembre 2013 e deposita in cancelleria il 27 dello stesso mese. Il Comune, al quale è stato notificato lo scorso 21 gennaio, si è opposto per tempo, entro 40 giorni, cioè prima del 2 marzo. L'incarico legale di difesa è stato affidato all'avvocato Francesca Versaci il 14 febbraio.
LA RISPOSTA DEL COMUNE - Prima di presentare opposizione, tra gli uffici del Comune si è perpetuato un rapido carteggio tra il dirigente allo Sport, Salvatore De Francesco, il dirigente dell'avvocatura, Calogero Ferlisi e l'assessore al Contenzioso, Nino Mantineo. De Francesco è colui che conosce meglio la materia e quindi “illumina” gli interlocutori. Il tecnico spiega che «sulla richiesta di rimborso di tali somme (per un importo maggiore per la verità), esiste agli atti del Dipartimento una relazione effettuata da tecnici comunali, trasmessa all'Avvocatura il 7 maggio 2010, che mette in discussione in buona parte la fondatezza di tale richiesta, mentre dall'altra parte, la ricognizione con gli uffici, ha rappresentato una semplice descrizione utile per individuare con maggiore dettaglio l'oggetto delle richieste, con riferimenti documentali, senza che ciò abbia comportato valutazione nel merito». Lo stesso De Francesco ha rappresentato comunque l'opportunità per l'ente di costituirsi in giudizio, suggerendo di affidare la difesa al legale di fiducia, Francesca Versaci, che conosce già la materia perché incaricato dal Comune in un caso molto simile, il decreto ingiuntivo presentato sempre dall'Fc Messina nel 2006: «La pretesa del riconoscimento dei crediti maturati è sorretta da motivazioni e ragionamenti comuni e vi è la necessità di una visione complessiva dei giudizi in essere, soggettivamente ed oggettivamente connessi».IL DECRETO INGIUNTIVO DEL 2006 / A VOLTE RITORNANO - E' doveroso evidenziare, infatti, che è pendente un altro ricorso per decreto ingiuntivo (1220/06) proposto dalla Fc Messina Peloro srl, sempre per il pagamento di fatture avverso il quale il Comune ha fatto già opposizione. In questo giudizio il Giudice, il 14 maggio 2007, ha sospeso la provvisoria esecuzione e rigettato la richiesta di sequestro conservativo avanzata dagli armatori. Allo stato attuale, la causa è in decisione sull'eccezione preliminare, da parte del Comune di Messina, di incompetenza del Tribunale adito a favore del Collegio arbitrale. Ma non è l'unico caso in cui gli armatori hanno bussato alla porta del Comune. Altri riguardano progetti edilizi, il più noto e recente, il ricorso al Tar contro l'ordinanza anti-tir.TENTATIVO DI BONARIO COMPONIMENTO NEL 2012 - Per completezza di informazione è giusto fare presente che nel 2012 l'avvocato Cambria aveva presentato un richiesta di composizione bonaria agli uffici comunali, per evitare «l'instaurazione di inutili e gravosi contenziosi». Come è stato ricordato da De Francesco, tale percorso era stato imboccato dall'Amministrazione pro tempore nel 2012 (giunta Buzzanca), ma non è stata perseguito dal commissario Luigi Croce, al quale l'Fc Messina Peloro aveva inviato una raccomandata il 12 febbraio 2013, senza però ottenere ulteriore comunicazione e men che meno manifestazione di volontà a pagare per conto dell'ente debitore. «Alla deducente non restava che agire a tutela dei propri crediti, in via monitoria a quelli che non abbisognano verifiche, e in sede ordinaria per quelli che richiedono giudizio a cognizione piena», ha scritto Cambria nella richiesta di decreto.La partita, come sempre in questi casi, sarà lunghissima e l’esito non appare per niente scontato.

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