Non sono state sufficienti ventiquattro ore per lenire l’amarezza dei tifosi biancoscudati e, probabilmente, non basteranno settimane. Perdere fa male sempre, figuriamoci se a vincere a casa tua sono gli storici rivali.  Quando, poi, per un’ora abbondante hai realmente accarezzato la possibilità di fare tua l’intera posta e sul più bello, tutto si è dissolto, risulta complicato parlare di semplice delusione. Pur non essendo matematica e facendo dell’imprevedibilità una delle sue doti migliori, il calcio, si ostina trascinarsi dietro dogmi, tanto esigui nel numero, quanto assoluti nella capacità di ripetersi. Le occasioni mancate durante Messina-Catania, di fronte, al magro risultato finale rimangono, oggi, altrettanti motivi di rimorso, destinati a togliere il sonno ai peloritani accorsi ad assiepare il San Filippo, al grido di #Iocisono. Tra tutte le chance, capitate sui piedi dei calciatori giallorossi, è stata una, tuttavia, a fare, più di altre, saltare i nervi. E varie sono le ragioni.

Con il parziale fermo sull’1-0 in favore dei locali, il contropiede vanificato da Milinkovic, a causa di un eccesso di egoismo, pesa come un macigno nell’andamento della partita. Sul capovolgimento di fronte Pozzebon, odiato ex, trova il pari e cambia, irrimediabilmente, l’inerzia del match. “Gol mangiato, gol subito”, come nel più classico dei copioni, perché se quel pallone fosse finito a Foresta, tutto solo, dall’altra parte dell’area di rigore, forse, adesso staremmo discutendo dell’ennesima impresa della banda di Lucarelli. Ma con i periodi ipotetici non si scrive la storia e, nei libri solitamente, rimane spazio solo per i vincitori, non per attenuanti e diritti di replica.

Lo sappiamo, lo sa anche in numero dieci che, al triplice fischio, è rimasto in campo con le mani tra i capelli e, oggi, sui social, si è affrettato a chiedere scusa: “Volevo scrivere un messaggio ai tifosi del Messina. Dopo aver segnato ero l’uomo più felice del mondo, perché tenevo tantissimo a questa partita, e mi sentivo sicuro sull’1-0. Nel contropiede sono andato da solo ma il portiere in uscita mi preso il pallone. Sento persone che dicono che se avessi passato il pallone la partita sarebbe finita, è vero, ma volevo prendermi la responsabilità di andarci io. Non avrei dovuto, ma anche i migliori possono sbagliare un’azione. Purtroppo è andata male e me ne assumo ogni responsabilità. Ho ascoltato le dichiarazioni del mister, dice che la colpa è tutta sua e non dei giocatori. Non è vero. Le colpe non sono né sue né nostre. Ieri in campo c’era una sola squadra, il Messina, abbiamo avuto cinque o sei occasioni, ma il loro portiere li ha salvati e nel calcio capita che i migliori non sempre vincano. Avrei dovuto fare ancora meglio e dare quel pallone al mio compagno. Tornerò più forte. Amo Messina e voglio aiutarla a mantenere la serie C, lo giuro su tutto quello che ho di più prezioso. Forza Messina mia”

Le parole, potrete pensare, lasciano il tempo che trovano, ma da un assunto è doveroso partire. Milinkovic, attualmente, rimane una delle armi migliori su cui possono contare i giallorossi per agguantare la permanenza. Il serbo ha la capacità di spaccare le difese e si sta imponendo come uno dei migliori prospetti della categoria. Non è un caso che molte big del campionato nella parentesi invernale del calciomercato abbiano puntato gli occhi su di lui. Le critiche sono giuste ma adesso occorre evitare di gettare la croce addosso ad un singolo, sarebbe assolutamente controproducente.

Sezione: Acr Messina / Data: Lun 27 febbraio 2017 alle 17:30
Autore: Giovanni Sofia
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