Il nome nuovo per l'attacco del Messina è quello di Christian Tiboni, 29 anni, esperto centravanti che si è svincolato dal Palazzolo la scorsa settimana ed è in cerca di una nuova squadra con la quale potersi rimettere in gioco. Tiboni è cresciuto nel florido vivaio dell'Atalanta, dove si è messo in luce sin da giovanissimo per le sue doti fisiche e tecniche, guadagnandosi l'etichetta di grande promessa del calcio italiano a suon di reti, assist e prestazioni di altissimo livello.

In questa prima parte di stagione ha realizzato 1 gol in 10 partite con la maglia del Palazzolo, sempre nel Girone I del campionato nazionale di Serie D, dando un grande contributo alla squadra in termini di esperienza e fluidità di gioco. Adesso è svincolato ed è pronto a rimettersi in discussione. Su di lui diverse squadre, in Serie D e non solo. Tiboni è infatti attenzionato in Serie C, ma anche all'estero: “Si è chiuso un capitolo, ma guardo avanti e sono pronto a ripartire - ha dichiarato la punta orobica - . C'è già stato un contatto tra il direttore sportivo del Messina Francesco Lamazza e l'agente che cura i miei interessi. Con le giuste condizioni mi farebbe piacere vestire la maglia del Messina e credo possa essere anche l'ambiente giusto in cui potermi rilanciare. Messina è una grande piazza che ambisce al ritorno tra i professionisti, una città che vanta un blasone importante da un punto di vista sportivo, con una grandissima storia alle spalle. Ha una tifoseria calda e passionale e per me sarebbe un piacere rimettermi in gioco in riva allo Stretto. Il Messina punta in alto e come è giusto che sia in questo momento ha diverse opzioni, non solo Tiboni. So che la società cerca un attaccante e che sta valutando diverse piste. Per quanto mi riguarda, sarebbe un'ipotesi particolarmente gradita”.

Nato a Desenzano del Garda, in provincia di Brescia, classe 1988, Tiboni ha collezionato anche 5 presenze in Serie A con le maglie di Atalanta e Udinese. Per lui 1 gol in 10 partite in Serie B con Ascoli e Pisa, 102 presenze e 23 reti in Serie C con Sassuolo, Verona, Foggia, Monza, Prato e Pergolettese e 16 gol in 84 partite in Serie D con Padova, Piacenza, Reggina, Agropoli e Palazzolo. Per lui anche un'esperienza nel massimo campionato bulgaro con il CSKA Sofia, con 5 partite in Serie A e con la gioia di 1 gol realizzato in Europa League contro il Rapid Vienna dopo un periodo di prova in Polonia, sempre in massima serie con il Wisla Cracovia.

189 cm di altezza per 80 kg di peso, Tiboni è un centravanti forte fisicamente, ma al tempo stesso dotato di una grande tecnica. Abile di testa e nel gioco di prima, potrebbe collocarsi alla perfezione nel 4-3-3 del tecnico peloritano Giacomo Modica: “Ho avuto modo di vedere all'opera il Messina, ha ottime trame e sviluppa un bel gioco da un punto di vista offensivo. Ritengo di potermi adattare alla perfezione nel 4-3-3 del mister Giacomo Modica. Nonostante la mia stazza fisica, amo anche svariare su tutto il fronte offensivo e partecipare al gioco. Nel Messina conosco Andrea Migliorini e Giovanni Lavrendi, con quest'ultimo abbiamo condiviso una bella stagione a Reggio Calabria con Francesco Cozza in panchina. Iniziammo male, ma disputammo un grande girone di ritorno centrando i play-off e credo di aver dato un ottimo contributo in campo, soprattutto nella fase finale del torneo. Probabilmente con Lavrendi avremmo meritato la riconferma in Serie C l'anno successivo, ma poi andò diversamente. Il calcio a volte riserva anche queste sorprese”.

Convocato in tutte le rappresentative nazionali giovanili, fino all'Under 21 di Pierluigi CasiraghiTiboni ha realizzato anche 2 reti in 13 partite in Coppa Italia e sogna il ritorno tra i professionisti. Scoperto da Mino Favini, ha vinto tutto nel settore giovanile dell'Atalanta in coppia con Karamoko Cissè, ma fino a questo momento non ha raccolto i frutti sperati durante l'arco della sua carriera: “Oggi contano solo i numeri, non il fatto che io sia uscito da uno dei vivai più importanti d'Italia e che abbia vinto tanto a livello giovanile. Purtroppo il calcio italiano attraversa un momento particolarmente critico, è d'obbligo una vera e propria rifondazione del sistema. In questo momento per un giovane calciatore è più facile imporsi all'estero che in Italia, purtroppo potremmo parlare a lungo delle pecche e delle problematiche del calcio italiano. Siamo vittime di un sistema che obbliga le società a schierare un determinato numero di under in campo, con regolamenti eccessivamente restrittivi e penalizzanti per tutti. Per gli over che restano disoccupati, per gli under che a volte rischiano di bruciarsi e per i tecnici che non hanno la libertà di mettere in campo la formazione migliore senza tener conto del regolamento. Un tempo, nei vivai, i giovani meritevoli e di valore giocavano sempre e crescevano in maniera esponenziale, indipendentemente dall'età o dalla nazionalità, mentre oggi vedo troppi ragazzi gettati nella mischia solo perché imposti dal regolamento. Vedo sempre meno maestri e sempre più stranieri nei vivai, uno dei motivi per cui il calcio italiano fa sempre più fatica ad imporsi a livello internazionale”.

In carriera Tiboni è stato alle dipendenze di tecnici che successivamente hanno intrapreso percorsi di alto profilo: “Ho avuto tantissimi allenatori in carriera, ognuno di loro mi ha trasmesso qualcosa e da tutti credo di aver imparato. Antonio Conte all'Atalanta, Gianpiero Ventura al Pisa e Massimiliano Allegri al Sassuolo e prima ancora all'Udinese nello staff-tecnico di Giovanni Galeone sono stati molto importanti per la mia crescita e per la mia formazione. Con il mister Massimiliano Allegri abbiamo conquistato al Sassuolo una bellissima promozione dalla Serie C alla Serie B, è un grande allenatore e non a caso adesso allena la Juventus e ha disputato ben due finali di Champions League negli ultimi tre anni, vincendo tutto in italia”.

Tiboni a Messina potrebbe riscattarsi e trovare nuove motivazioni per prendersi ciò che in passato gli è stato tolto: si tratta di un elemento di assoluto rilievo per il massimo campionato dilettantistico, non solo per le sue doti fisiche, ma anche per le indiscusse qualità tecniche e per la sua esperienza: “Non ho dimenticato come si stoppa un pallone - afferma in chiusura sorridendo - credo di saper giocare a calcio e di poter dare ancora tanto. In passato sicuramente ho sbagliato, ho fatto tanti errori, ma sono anche stato vittima di errori altrui. Non sono un piantagrane, ho il mio carattere e sono abituato a dire ciò che penso con la massima schiettezza e sincerità. Questo forse può essere un limite nel mondo del calcio, ma non cambierei mai il mio modo di essere, non riuscirei ad essere ruffiano. Credo tuttavia che ognuno abbia ciò che si merita, ma al tempo stesso ritengo che ci sia sempre la possibilità di migliorare e di crescere”.

Sezione: Acr Messina / Data: Mar 28 novembre 2017 alle 10:50
Autore: Fabrizio Bertè / Twitter: @fabrizioberte
vedi letture
Print