Il Messina diventa squadra da trasferta, centrando la terza vittoria negli ultimi quattro viaggi lontano da casa dai quali sono arrivati dieci punti complessivi che, sommati agli 8 incassati al “Franco Scoglio” da gennaio, confezionano una media da promozione nel girone di ritorno. Il traguardo della salvezza è lontano, visto che la classifica recita quartultimo posto, a cinque lunghezze dalla Gelbison, bloccata dal pari in casa con il Giugliano, e sei dal Taranto, furioso per la rete non concessa su calcio di punizione battuto da Labriola che ha toccato la traversa rimbalzando oltre la linea fatale senza, però, l’avallo di arbitro e assistente.
CORSA AD HANDICAP - Evitare i playout è ancora un obiettivo arduo, ma il Messina rinato dopo la rivoluzione di gennaio può ancora provare a fare una impresa sportiva eccezionale, considerando da dove si è partiti 50 giorni fa: 11 punti dopo 20 gare con 15 sconfitte e un gap di 12 lunghezze dalla salvezza diretta. In questo primo scorcio di 2023 i biancoscudati hanno +13 sulla Fidelis Andria, +11 sulla Turris, +10 sul Taranto, +9 sul Monterosi, +7 su Gelbison e Viterbese, +6 sul Potenza, limitandosi alle avversarie dentro la zona playout o in prossimità della stessa. Un ruolino di marcia impressionante, ma, solo mantenendo questo ritmo infernale, si può coltivare il sogno di non essere costretti alla lotteria degli spareggi, fermo restando che, anche mantenere la serie C all’ultimo secondo della 41^ gara stagionale, sarebbe un grande risultato, prendendo coscienza del pesantissimo handicap di partenza.
LO SFOGO DEL MISTER Questa doverosa premessa serve a dare un senso allo sfogo espresso nel dopo partita dal tecnico giallorosso, che, sostanzialmente, ha bollato come eccessive alcune critiche piovute sul suo capo dopo il pareggio di domenica scorsa contro l’Andria. Forse queste nove partite hanno fatto crescere il livello delle aspettative, in una parte dell’ambiente che considera innanzitutto la caratura tecnica di alcuni elementi immessi in rosa dopo il mercato invernale, ma occorre confermarsi in questa seconda tranche da nove partite, salvo supplementi, per poter cantare vittoria. Per farlo, serve davvero l’aiuto di tutti e, quindi, bando alla “sindrome da accerchiamento”, testa focalizzata ad ogni singolo impegno e cuore caldo per non farsi trovare impreparati nei momenti di difficoltà. Mister Raciti merita un bel 6,5 per questa prestazione al “Francioni” di Latina, campo fino a ieri pomeriggio avarissimo di soddisfazioni per i colori biancoscudati, perché il risultato, al netto delle dichiarazioni post gara del ds nerazzurro Di Giuseppe (“abbiamo perso meritatamente contro una squadra poco cattiva”), è stato frutto di una condotta di gara perfetta per la caratura attuale dell’avversario e per il momento di condizione mentale e fisica del gruppo guidato dal tecnico catanese.
LE PAGELLE Lo schieramento tattico è quello ormai collaudato, un 4-2-3-1 disegnato per creare problemi al Latina non solo quando Amadio spaziava tra difesa e centrocampo per legare la manovra, ma soprattutto per conquistare la palla, gestirla velocemente e innescare le giocate degli attaccanti non solo miranti a finalizzare direttamente, ma soprattutto a favorire gli inserimenti dei compagni. Stavolta Ezio Raciti indovina anche le scelte dell’undici iniziale, soprattutto quella di Marino (7), poco più di 60’ in campo nei quali segna un gol, ne sfiora un altro, interpretando al meglio il ruolo di vice Ibou Balde ritagliato per lui da un tecnico che lo conosce da quando era bambino. L’ex Seregno viene sostituito da Fiorani (6,5), che si butta a capofitto nella tonnara del centrocampo dando sostanza e vitalità. Un’altra possibile chiave di lettura della partita di Latina deriva dall’attitudine al sacrificio evidenziata da tutti i calciatori chiamati in causa, visto che anche i quattro del reparto avanzato non si “limitano” a mettere in allarme mezza squadra avversaria, ma ripiegano per non concedere spazi agli avversari, come accaduto in qualche circostanza nei minuti iniziali. Questo aspetto valorizza la prestazione soprattutto di Ragusa (6), ancora poco incisivo, però prezioso quando recupera palla o copre gli spazi in assistenza soprattutto a Celesia (7), uno dei migliori, dopo i 15’ di sofferenza seguiti al fischio di inizio su Riccardi. Il prodotto del vivaio torinista annulla l’ex gioiellino della Primavera romanista e si concede anche una sgroppata “stile Theo Hernandez” nella ripresa, interrotta sul più bello quando il numero 16 giallorosso stava per entrare in area laziale. Torna a livelli eccellenti anche Perez (6,5) che si spende in un lavoro massacrante di recupero e difesa del pallone, innesca l’azione del primo gol, impegna sempre almeno tre difensori avversari, fino al momento in cui, stremato, cede il posto a Curiale (6) che sciorina 16’ di applicazione, cattiveria agonistica e presenza fisica, la migliore risposta da dare a tutti dopo il clamoroso errore a porta vuota di una settimana fa. Le band rock composte da 4 elementi hanno sempre un frontman e, quando l’attacco giallorosso decide di suonare un pezzo che infiamma la platea, l’acuto da solista spetta indiscutibilmente a Oliver Kragl (7,5), che, stavolta, manda in rete due compagni con altrettanti assist confezionati dal suo delizioso sinistro, oltre a fare, per tutti i 79’ in cui resta in campo, costantemente da punto di riferimento per chiunque abbia la necessità, in alcuni casi quasi l’obbligo, di passargli il pallone per metterlo in cassaforte o creare pericoli alla difesa avversaria. Di Donato prova, come il collega Trocini della Fidelis Andria, a mettergli alle calcagna un marcatore puro, ma lui approfitta di un tiro da fermo per telecomandare sulla testa di Trasciani il pallone del raddoppio. Determinante. Raciti preserva il tedesco, facendolo uscire dal campo nell’ultimo quarto d’ora di gara, concedendo spazio a Grillo (6), bravo a inserirsi subito nel ritmo della gara, difendendo palloni e conquistando qualche calcio di punizione importante per dare respiro a tutta la squadra in un momento in cui serviva spezzare un eventuale tentativo di rimonta del Latina. Se Kragl riempie gli occhi, ai tifosi più attenti non può sfuggire l’importanza di altri due elementi imprescindibili nel meccanismo creato da Raciti e dallo staff tecnico, collocati davanti alla difesa per rafforzare la fase di interdizione e dare ossigeno alla manovra quando si tratta di proporre gioco. Mallamo (7) fornisce una prova di spessore caratteriale, mettendoci tempismo quando non ci arrivava col fisico e determinazione massima in ogni intervento esibito nei 65’ in cui resta sul terreno di gioco. Fofana (7) appare quasi dal nulla in ogni situazione nella quale potrebbe nascere un pericolo, oltre a creare un paio di rifiniture per compagni lanciati in area avversaria, arrivati con un determinante istante di ritardo al controllo di palla risolutivo. La presenza di due alfieri davanti a loro conferisce ulteriore concretezza al lavoro della difesa giallorossa, in cui, oltre al già citato Celesia, spiccano tutti i compagni di reparto, dal deciso e, a tratti, elegante, Berto (7), al determinato e cinico Ferrara (7), fino a un implacabile Trasciani (7), che segna un gol rievocativo della sua prodezza al “S.Nicola” nella scorsa stagione. Buona la prova anche di Versienti (6), subentrato a Ragusa al 61’ insieme ad un altrettanto positivo Konate (6), muscoli e tantissima applicazione dal centrocampo in su. Infine, il buon Ermanno Fumagalli (6,5) ormai abbonato al cartellino giallo per perdite di tempo sulle rimesse dal fondo (attenzione, adesso scatta la diffida), impegnato solo al minuto 73 da un tiro ravvicinato ma non irresistibile, in cui si esibisce nella classica “parata plastica” ottima per i fotografi. Un dato, questo degli interventi di Fumagalli, che rispecchia l’andamento di questa partita, catturata con abilità e poi controllata senza particolari patemi d’animo da questo Messina sempre più concreto e consapevole, che, però, ha ancora tanta strada in salita da percorrere prima di poter arrivare al traguardo, ma sembra avere testa e cuore per tagliarlo a braccia alzate, anche con un colpo di reni sulla linea di arrivo.
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
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