Il Messina batte l’Altamura con un’altra prova di enorme carattere, stavolta passando in vantaggio e gestendo il risultato, pur soffrendo e non poteva essere altrimenti, vista l’assenza di un laterale sinistro difensivo di ruolo, qualche elemento non in condizione di tenere 90’ e la spensieratezza di un avversario venuto al “Franco Scoglio” in una posizione tranquilla, che non è stato affatto morbido nell’atteggiamento.
APPLAUSI IN CAMPO, SILENZIO FUORI - Meritatissimi gli applausi finali dei quasi cinquemila presenti sugli spalti, a sottolineare il rapporto simbiotico creatosi tra la curva e questo gruppo, tenacemente ancorato al risultato sul campo per avere la possibilità di salvare la categoria e aprire a una nuova proprietà, in grado di sistemare le cose prima della fine del campionato.
In realtà, servirebbe un intervento immediato, non oltre la settimana che sta per iniziare, senza indulgere in patti di riservatezza o minuetti condizionati da rapporti di forza politico-elettorali o meri calcoli di piccola convenienza personali. Chi può e sa come operare, lo faccia subito, perché non vogliamo sentire, tra poche settimane, la solita litania piagnucolosa a cui siamo, purtroppo, abituati a Messina in ambito calcistico, senza scomodare altri contesti nei quali il senso di comunità o del dovere è andato smarrito da decenni.
BASTA PAROLE, SERVE SERIETA' - Gli acquirenti, se hanno concretezza e voglia di investire nel calcio a Messina in modo significativo, devono palesarsi immediatamente, fornire garanzie concrete della loro solvibilità e determinazione per avere la sponda istituzionale che faccia leva su entrambi i soci dell’Acr, trovando la formula giusta.
LA MOSSA DEL CAVALLO - Non deve essere così complicato, considerando che, con AAD, quasi un mese fa, l’incontro del Sindaco Basile dal notaio Magno aveva avuto un riscontro e, comunque, uno dei due amministratori, Stefano Alaimo, si trova a Milazzo, e, con Matteo Sciotto, vi è una comune militanza politica giornaliera. In quest’ultimo caso, ci si attenderebbe anche un interessamento serio da parte di Cateno De Luca, non in ottica elettorale, visto che il calcio non è considerato, nella politica attuale, un attrattore di consensi, ma per affermare, ancora una volta, che “Scateno” è il maestro assoluto della mediazione, quando si tratta di portare benefici al proprio territorio.
E, sicuramente, associare un progetto vincente del Messina al rilancio del brand Messina darebbe solo un valore aggiunto, nettamente superiore alla relativa fatica di trovare una soluzione a questa trappola giuridico-amministrativa messa in atto lo scorso 2 gennaio con la sigla dell’atto pubblico di cessione dell’80% dell’Acr.
LA BATTAGLIA DI MASTRO SIMONE - Le carte sono sul tavolo, occorre giocarle in modo nemmeno tanto spregiudicato per vincere la mano e cambiare l’inerzia della situazione, così come già fatto da De Luca tante altre volte nella sua vita. Tutte queste considerazioni possono sembrare fuori luogo nel commento approfondito di una partita di calcio, ma ci sembrerebbe ingeneroso lasciare cadere nel vuoto le dichiarazioni più volte ripetute da Simone Banchieri nell’ultimo mese e mezzo, chiamando in causa il sindaco della nostra città.
IL CAMPO - Tornando a questioni “di campo”, il voto al tecnico piemontese è un 7,5, anzi un “bravo 7+”, parafrasando Cochi e Renato: la squadra è totalmente dentro al mood “sudore e sangue” introiettato dall’allenatore, poi ci pensano gli interpreti più esperti a gestire i momenti topici di ogni match, seguendo un canovaccio tecnico che non si limita a cercare la giocata del singolo o il gol su palla da fermo, perché alcune manovre rapide con diverse scelte di passaggio al portatore di palla oppure la disposizione in fase di non possesso, al netto di sbandamenti dovuti a uomini forzatamente fuori ruolo, dipendono da esercitazioni specifiche durante il lavoro settimanale, una considerazione che amplifica i meriti dello staff tecnico, chiamato a gestire un gruppo in precarie condizioni di classifica ricostruito totalmente dopo il mercato invernale. Aumenta il rammarico per non avere potuto vedere questo assetto dall’inizio, ma adesso bisogna accantonare tutto e pensare solo al prossimo impegno di Potenza contro il Sorrento, altra gara da aggredire senza un attimo di respiro.
MARCO ALLE STELLE - Verrebbe la tentazione di non seguire un ordine di merito nelle valutazioni, partendo dal migliore in campo, perché ieri la prestazione del collettivo è stata preponderante, ma una eccezione deve essere fatta per Marco Crimi (9), instancabile, insuperabile, inestinguibile, perde un solo pallone verso la fine del secondo tempo, ma chi se ne frega, perché è lui la guida di questo Messina, una spanna sopra tutti i protagonisti diretti dalla signora Gasperotti (buona prova complessiva, con qualche sbavatura).
Ma soprattutto Crimi, con il suo impeto e la sua professionalità, rende una immagine del calcio messinese che ti dà la voglia di continuare a credere in un miracolo sportivo di altri tempi. Il suo assist di esterno a Vicario nel finale, non concretizzato per pochi centimetri dal tocco delizioso del compagno, è un’altra piccola perla da conservare.
GLI ALTRI - A seguire, quindi, i “voti” andranno per reparto, iniziando da Titas Krapikas (7,5), al suo terzo rigore parato in stagione, dopo quelli a Torre del Greco e in casa col Picerno. Un tuffo felino sulla sua destra a stoppare Leonetti poi rimedia a uno scivolone sul corner che segue il penalty neutralizzato e altri interventi meno clamorosi, però sicuri. In tribuna c’era il fratello con un amico, sicuramente ieri sera Titas si sarà concessa una cena parlando la sua lingua e con l’affetto familiare.
Gyamfi (6,5), tiene botta affidandosi all’anticipo in marcatura e poi si dedica in modo proficuo alla fase offensiva, avendo il merito di innescare l’azione del terzo gol. Sfortunato e un po’ improvvido in occasione della respinta che consegna al sinistro di Onofrietti la palla della rete murgiana. Gelli (7) firma l’ennesima prova da grande difensore old style, dominando le giocate aeree senza nemmeno una distrazione. Questa metà stagione in biancoscudato può dargli quella botta di autostima e convinzione che serviva a una carriera ancora non sbocciata. Dumbravanu (6,5) torna dopo la squalifica e l’esperienza in Nazionale moldava con qualche piccola ruggine soprattutto mentale, poi si riscalda e torna al suo standard di affidabilità, spendendo anche gli ultimi 20’ in posizione da terzino sinistro: adesso servono nervi saldi e concentrazione massima per la volata finale.
Garofalo (6,5) gioca da laterale difensivo come a Giugliano, non è il suo ruolo, l’Altamura lo sa e punta dal suo lato, nel primo tempo, per fare male. Lui non fa una piega, si sacrifica, resta concentrato, risultando importante nella fase finale del match, quando torna a centrocampo, dove, per tutta la partita, oltre al già citato Crimi, giganteggiano altri due leader: Buchel (7) detta tempi e intensità della manovra, poi spende un giallo per bruciare la diffida ed eccede in personalità quando vuole restare in campo fino a pochi minuti dal 90’; Petrucci (7,5) finalmente completa la partita adattando in modo armonico i suoi ritmi, forzatamente compassati, alle esigenze del collettivo, un concetto reso evidente nell’azione del suo gol fatto da controllo perfetto, dribbling elegante, precisione chirurgica del tiro. Bene, bravo, bis.
A proposito di bis, ecco il doppiettista Pierluca Luciani (8), ancora una volta centravanti, e non si tratta affatto di una definizione scontata, considerando ciò che siamo stati costretti a vedere, in questo ruolo, a Messina negli ultimi anni, tranne qualche rara eccezione. Perfetta scelta di tempo negli inserimenti, rigore conquistato e trasformato, tocco a porta libera, poi tante sponde, qualche imprecisione, ma tantissima “cazzimma”, quella che gli era mancata fino a poco tempo fa in maglia biancoscudata. Sarebbe un patrimonio del Messina, ma, fino a quando non ci sarà una proprietà degna di questo nome, preferiamo non trattare questi temi.
Infine, restando ai titolari, i due trequartisti, autori di una prova positiva, se considerata nel suo complesso.
Tordini (6,5) conferma i progressi visti recentemente, entra da protagonista in tutti i gol, fa un lavoro immane di cucitura e rifinitura delle azioni, però deve essere più freddo e cattivo dentro l’area avversaria se vuole fare davvero il salto di qualità. Pedicillo (6,5), si accende a sprazzi, però, con la palla al piede, crea sempre apprensione agli avversari, arrivando anche più volte al tiro, sbagliando per troppa precipitazione o poca precisione.
Dalla panchina arrivano solo tre aiuti, però tutti importanti per portare a casa i tre punti. Vicario (6,5) è il primo a subentrare, prendendo il posto di Pedicillo, risultando prontissimo nel calarsi all’interno di una gara da gestire, ma senza limitarsi solo a difendere palla, viste le due tre conclusioni pericolose a cui arriva, incluso il preziosissimo tacco con cui sfiora il palo al minuto 82. Marino (6) entra al posto di Tordini, si piazza al centro della difesa, facendo scalare Dumbravanu a sinistra e Garofalo a centrocampo, rendendosi utile soprattutto nel momento in cui l’Altamura provava a spingere per riaprire il match. Infine, si rivede anche Chiarella (sv), solo una quindicina di minuti per dare respiro a Buchel, durante i quali si produce in un paio di sgroppare volenterose, ma soprattutto senza subire alcun danno, e questo è già un fattore positivo, perché servirà l’apporto di tutti per continuare il cammino affrontando davvero, come sta facendo questo Messina, ogni partita alla stregua di una finale.
Prossima tappa, Potenza, domenica prossima ore 17.30, contro il Sorrento. Augurandoci di arrivarci con fatti concreti sul piano societario.
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