Un tentativo di analisi tecnica del derby Messina-Catania giocato ieri sera e vinto dagli etnei, non è semplice, ma serve farlo, se non altro per non lasciarsi andare al pessimismo cosmico che attanaglia buona parte dell’ambiente attorno ai biancoscudati dopo l’ennesima, cocente, delusione di un’annata agonistica vergognosa sotto tutti i punti di vista, tra i quali, paradossalmente, il risultato sul campo è il meno impattante sul morale e, soprattutto sul futuro immediato del calcio messinese.
Con la partita di ieri sono 377’, escluso il recupero, che il Messina non segna al “Franco Scoglio”, da quando Vincenzo Garofalo spinse in rete il cross radente di De Sena per il 2-1 che valse l’unica vittoria del 2025 per i biancoscudati, senza considerare quella annullata di Francavilla Fontana contro il Taranto.
Un mese e mezzo dopo, anche il Catania, come Avellino e Trapani, coglie i tre punti a Messina e, quindi, occorre partire dal dato statistico della sterilità casalinga per comprendere quali sono le reali motivazioni, distinguibili dall’esterno, di un rendimento troppo mediocre per consentire anche di fare il playout.
Simone Banchieri (voto 6) non trova la ricetta giusta per ovviare ad assenze importantissime come Crimi, Buchel e Dumbravanu, rispettivamente componenti importanti di anima, mente e sostanza in questa squadra, quindi il Messina vive di fiammate, all’inizio dei due tempi, per poi appoggiarsi su un lungo possesso della sfera, troppo lento per poter creare problemi al Catania di Toscano. I rossoazzurri stanno sempre dietro la linea della palla dopo il vantaggio scaturito da uno schema su corner ben eseguito, ma riuscito grazie anche alla distrazione dei biancoscudati in quel frangente. I rischi di subire il raddoppio vengono da un errore banale e da una ripartenza ben orchestrata, però vedere una squadra che deve basare le sue chance di salvezza sull’agonismo, essere così compassata e imprecisa, poco determinata persino sui calci piazzati, rivela un passo indietro significativo rispetto alle due uscite precedenti contro Avellino e Cavese. Adesso, con il morale sotto i tacchi, lo stallo societario e la distanza dalla Casertana, diventa molto complicato gestire queste ultime 5 partite senza crollare, pur avendo la massima fiducia nel tecnico e nei calciatori.
I due migliori in campo in maglia biancoscudata appartengono al reparto arretrato: Krapikas (6,5) sfodera due interventi determinanti nella ripresa, dopo essere stato fulminato dalla botta di Lunetta al 18’; Gelli (7) conferma di essere un difensore molto importante per la categoria, con grande attenzione nella marcatura, senso dell’anticipo e piedi buoni, oltre ad un piglio agonistico di buon livello. Lia (6) ripete la buona prestazione di Cava, sia in difesa che quando si avvicina all’area avversaria, poi cala fisicamente, ma non è una sorpresa, mentre Marino (6) non demerita se non con l’appoggio sciagurato che favorisce l’occasione di Delmonte al 68’, e, infine, Haveri (5,5) che spreca la dedizione dimostrata durante il match, lasciandosi andare ad alcune disattenzioni imperdonabili.
Il centrocampo risente in modo pesante dell’assenza di due protagonisti come Crimi e Buchel e, quindi, chi prova a sostituirli, viene penalizzato dal confronto: Petrucci (5) gioca a ritmi compassati, consentendo al Catania di essere sempre pronto a chiudere gli spazi, Pedicillo (5) non trova mai la posizione giusta e resta intruppato nelle maglie rossoazzurre, Garofalo (5,5) corre, ma senza costrutto, e non vince il confronto con gli avversari.
L’attacco parte bene affidandosi molto a Dell’Aquila (6,5), che si mette in gioco sbagliando ma anche trovando qualche soluzione potenzialmente molto pericolosa, fino a lasciare il campo nell’intervallo per un risentimento muscolare. Gli subentra Tordini (6), rapido e rapinoso nella botta secca respinta dalla traversa a inizio del secondo tempo, meno continuo nel prosieguo della gara, stessa impressione data da Vicario (5), confinato largo sulla destra, poco convinto e incisivo. Luciani (6) è l’unico attaccante a completare tutti i 90’, ma rimane impigliato tra centrali molto forti, soprattutto Di Gennaro, limitandosi solo a fare qualche sponda o aiutare i compagni. Costantino (5,5) fa vedere la sua prima conclusione che impegna un portiere avversario da quando è arrivato a Messina, ma trova sulla sua strada il superlativo Dini. De Sena (5,5) viene ammonito un minuto dopo il suo ingresso in campo al posto dell’ex centravanti rossoazzurro, poi ci prova a metterci grinta, ma non riesce a piazzare lo spunto giusto.
Poco più di 10’ anche per Anzelmo (sv), forse inserito troppo tardi al posto di Petrucci che aveva finito da tempo la benzina. Una considerazione che si può affidare al senno di poi, così come qualche valutazione più severa rispetto a calciatori, che, comunque, non hanno nessuna intenzione di mollare la presa, nonostante tutto. Un aspetto che sarà verificato a partire dal prossimo impegno sul campo del Giugliano, una delle due squadre contro le quali il Messina ha vinto in questo campionato, Taranto e Turris escluse.
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