Tornare con la mente alla partita di ieri tra Messina e Juve Stabia diventa un esercizio utile per rivedere, in 90’, oltre gli undici di recupero concessi da un direttore di gara in cerca di protagonismo abbastanza fine a se stesso, il film non solo della stagione che sta per finire, ma anche di tante annate agonistiche vissute al fianco della biancoscudata.
NESSUN RIMPIANTO - Impegno senza risparmio di forze, risultato ottenuto pur in mezzo a tante difficoltà, ma poi resta sempre la classica impressione di colui il quale si guarda cosa resta in tasca e si accorge che “manca un soldo per fare una lira”. Non sono infatti bastati 29 punti ottenuti in 17 partite, partendo da 11 in ultima posizione, e nemmeno recuperarne tantissimi a tutti gli avversari diretti, vincendo gli scontri con Viterbese e Gelbison in trasferta, pareggiando a Viterbo col Monterosi, ma pesa adesso in modo difficile da sopportare quel pareggio casalingo contro l’Andria con l’occasione a porta vuota divorata da Curiale. E, malgrado ciò, non ce la sentiamo di mettere in primo piano i rimpianti nei confronti dei meriti di un gruppo, costituito principalmente da squadra, staff tecnico e ds, con le figure organizzative più vicine quotidianamente a loro, frutto della rivoluzione decisa a gennaio dalla proprietà, con l’unico obiettivo orgogliosamente portato avanti di evitare la retrocessione.
LA FORZA DELLA CONSAPEVOLEZZA - Quindi, consapevoli del fatto che sarebbe bastato poco per avere davvero il destino nelle proprie mani anche all’ultima giornata, bisogna mantenere lo stesso spirito dimostrato dai tifosi della curva Sud del “Franco Scoglio” alla fine della partita di ieri, quando si è sentito un boato al momento in cui i giocatori del Messina sono andati a salutare sotto il settore occupato dai club organizzati e dagli appassionati più caldi. Una manifestazione di affetto e vicinanza che questa squadra meriterebbe di sentire anche da parte del resto di una città da troppo tempo snobisticamente lontana dai palpiti di una partita vissuta allo stadio per sostenere quella che, per molti, solo quando si tratta di festeggiare, diventa la propria squadra del cuore.
RITROVARE LE RAGIONI DEL CUORE - Ancora resta una tappa in cui ottenere tre punti servirà, nella peggiore delle ipotesi, a non avere rimpianti, ma adesso, immediatamente, serve ritrovare, dentro ciascuno di noi che diciamo di tenere al Messina, le ragioni per le quali, da bambini, abbiamo deciso di avere nel cuore questi colori, e non pensare al motivo per cui ci siamo allontanati. Non è un appello, ma una semplice constatazione per non regalare nemmeno un piccolo alibi a coloro i quali, in campo, dovranno provare a mantenere questa categoria, ma soprattutto, a risultato acquisito, poter essere in grado di portare ciascuno un piccolo o grande mattone per realizzare il futuro importante che tutti sogniamo e qualcuno crede anche di meritare, senza ricorrere ai falsi miti del blasone o del bacino di utenza. La realtà dice che, in caso di playout contro la Fidelis Andria, al di là del vantaggio derivante dalla migliore classifica, o dai rispettivi valori tecnici, il fattore campo sarà rappresentato dal “Degli Ulivi” e non dall’impianto della squadra che rappresenta la città più popolosa del girone, con storia calcistica maggiore rispetto all’avversario e con uno stadio tra i più grandi d’Italia.
CORSI E RICORSI ? - Fatta questa premessa, l’analisi della partita contro la Juve Stabia riporta l’impressione di una squadra ancora provata per il grande sforzo mentale e fisico legato alla rimonta, ma anche capace di giocare con lucidità per tutto l’arco dei 101’, incluso il recupero, per ottenere la vittoria e questo lascia ben sperare in vista di questo indecifrabile finale di campionato, nel quale tutto sembra essere scritto, ma l’ultima giornata potrebbe riservare tante sorprese. La memoria torna al campionato di serie B 2001-2002, il primo del Messina dopo il playoff drammatico vinto contro il Catania, quando i biancoscudati vinsero a Crotone, sul campo di una squadra già retrocessa, ma sarebbero stati penalizzati dalla classifica avulsa addirittura a 5 insieme a Siena, Cagliari, Genoa e Cosenza, tutti a quota 47. Invece, arrivò la notizia della sconfitta casalinga subita dalla Ternana ad opera del Bari, squadra totalmente senza obiettivi, e furono gli umbri ad andare in C restando a 45 punti, con strascichi, nel post campionato, derivanti da denunce di presunte combines, ed intercettazioni in cui si parlava dei “capocolli” portati in regalo dalla dirigenza peloritana di allora ai rossoblù crotonesi, oltre alla rissa scoppiata nelle scale che portavano agli spogliatoi del “San Nicola” tra i giocatori di Bari e Ternana al termine di quella partita. Vedremo cosa succederà domenica prossima, ma non è il momento né di cercare capri espiatori o aspettare fantomatici salvatori della patria, serve esclusivamente che il gruppo squadra si concentri sul campo, ritrovando le forze per centrare l’obiettivo finale, sia il 23 aprile che, malauguratamente, qualche settimana dopo.
LE PAGELLE - Tornando alle valutazioni dei 16 calciatori impiegati da mister Raciti (voto 6,5 per la lucidità con cui ha mantenuto la barra dritta anche quando stava per subentrare il timore), sembra corretto fare una menzione particolare a un ragazzo tornato in campo dopo quasi quattro mesi e che ha attraversato un anno e mezzo a Messina con tanti momenti complicati: Michal Lewandowski merita un 7 pieno perché, pur evidenziando un paio di sbavature, una uscita bassa e una alta che mettono i brividi nel secondo tempo di sofferenza, sfodera tre interventi di spessore e può dire di aver messo la propria firma su questa vittoria, il cui peso specifico scopriremo solo tra sette giorni. Un altro ragazzo che ha dimostrato cose egregie, pur giocando solo 45’ per un cartellino giallo preso nel primo tempo, è Mallamo (7) lucido, preciso nei suggerimenti, prezioso quando recupera palla e fa ripartire l’azione. Il ragazzo nato a Milano torna ai livelli eccellenti dimostrati in questo campionato e fa bene lo staff tecnico a preservarlo per questo convulso finale, perché la sua incoscienza e intraprendenza servirà di sicuro. Accanto a Mallamo, ottima prestazione anche di Fiorani (7) a cui il signor Fiero nega, fischiando in modo inspiegabile la fine del match, la gioia di un gol che avrebbe coronato oltre 100’ giocati con furore agonistico, intelligenza e applicazione. Un altro under di spessore utile, fino a prima di questi ultimi due turni di regular season, non solo per il tanto bistrattato, da alcuni addetti ai lavori, minutaggio.
Segnali di massima disponibilità alla causa vengono da tutti gli altri elementi impiegati in questa gara. Berto (6) si propone molto più del solito in fase offensiva quando serviva sbloccare il risultato e poi entra un po’ in difficoltà nel chiudere le sovrapposizioni sulla corsia sinistra del fronte d’attacco stabiese, nella seconda parte della ripresa. La coppia centrale proposta a sorpresa per questa partita si disimpegna con buona lena, visto che Helder Baldè (6) aggiunge anche Zigoni al suo palmares di attaccanti marcati senza farli segnare, con metodi non sempre eleganti, ma efficaci, mentre Ferrini (6,5) riveste anche i panni del match-winner, sempre graditi. Versienti (6,5) ci mette impegno, gamba, cattiveria agonistica, ma l’ammonizione presa dopo che il signor Fiero non aveva sanzionato un fallo a favore del Messina un attimo prima, gli impedirà di tornare da avversario allo “Iacovone”.
Buoni segnali arrivano anche da Fofana (6,5), pur non al massimo dal punto di vista della condizione complessiva, perché l’ivoriano gestisce con tranquillità diverse volte la palla in momenti di confusione, dando continuità e concretezza allo sforzo del collettivo soprattutto quando si trattava di soffrire, così come Ferrara (6) da una mano importante alla difesa subentrando a Helder Baldè dal 62’.
Infine, il quartetto avanzato, i cui componenti vengono alternati durante la gara. Oliver Kragl (6,5) si sente quando sta in campo, seppure non al massimo della condizione, ma la presenza al fianco dei compagni, a supporto e poi quel sinistro con cui pennella l’assist da fermo per il gol decisivo, valgono tantissimo, anche se a mezzo servizio. Raciti ne preserva le forze e lo sostituisce al 74’ con Trasciani (6), che fa il difensore vecchia maniera, ma era quello che ci voleva in queste circostanze. Ibou Balde (6,5) va vicino al gol nel primo tempo, poi Raciti lo sostituisce, così come fatto in altre occasioni, anche se questo è un cambio forse dettato dalla diffida che pende sul capo dello spagnolo di origini senegalesi. Dalla panchina si alza Zuppel (6,5) in un 4-4-2 offensivo nel quale il giovane di proprietà dello Spezia si cala con grande dedizione, arrivando alla conclusione pericolosa, ma soprattutto buttandosi su qualsiasi pallone in qualunque zona del campo. Prova troppo breve per essere giudicata quella del capitano Nino Ragusa (sv), cominciata sotto i migliori auspici con un paio di spunti promettenti, ma conclusa dopo un tentativo di tiro dal limite fuori misura che fa riemergere il fastidio muscolare sentito due partite fa. Arriva, quindi, la chance per Ortisi (6), non sfruttata al massimo dal talentino siracusano che sembra troppo macchinoso e, sull’abbrivio del gol segnato dal Messina, spreca per troppa leziosità un paio di occasioni ghiotte per il raddoppio.
Last but not least, Leonardo Perez (7) encomiabile per il lavoro monumentale che svolge nel tenere in piedi il reparto avanzato, difendendo palla e svariando per dare spazi agli inserimenti dei compagni. Stavolta arriva anche un paio di volte al tiro, ma può andare bene anche quando non segna, specialmente quando ci pensa qualcun altro a mettere la palla in rete. Il suo apporto sarà determinante a partire dai prossimi 90’ più recupero da giocare a Taranto tra una settimana, in quella che tutti speriamo sia l’ultima partita di questo tormentato campionato, ma ci sarà tempo e modo per parlarne diffusamente nei prossimi giorni.
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
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