La sfida con la Paganese non rientra tra quelle più frequenti nei campionati di serie C, ma, per i tifosi del Messina, rievoca un periodo abbastanza particolare nella storia del calcio nella nostra città, gli anni ’70 e l’inizio del decennio successivo, quando i biancoscudati navigavano in C2, disputando campionati abbastanza anonimi, nei quali la salvezza veniva ottenuta all’ultima giornata. A quei tempi, a Pagani, si vivevano anni gloriosi, con squadre che, invece, accendevano il pubblico campano vincendo campionati e raggiungendo, nel 1976, la serie C, grazie alle giocate di Angelozzi, in seguito direttore sportivo a Catania e Bari, e Mammì, attaccante che, all’inizio degli anni '70, aveva vissuto stagioni gloriose in B e in A con la maglia del Catanzaro.
Nel campionato 1979-80, però, gli azzurro-stellati militavano in C2 con velleità di immediato rientro nella serie superiore, risultato che venne raggiunto con un secondo posto alle spalle del Cosenza di Nedo Sonetti. In panchina sedeva Vincenzo Montefusco, ex giocatore del Napoli e allenatore all’epoca emergente, e in campo c’erano calciatori che avevano già vestito la maglia del Messina, come Antonio Tripepi, eroe della vittoria contro il Catania nel 1975, e Gianclaudio Iannucci, che, qualche anno dopo, sarebbe stato tra i protagonisti del ritorno dei giallorossi in C1. L’Acr, invece, viveva annate piuttosto anonime, anche se il pubblico, al “Celeste”, non mancava mai all’appuntamento domenicale con la squadra presieduta da Angelo Presti che disputava il suo secondo campionato della neonata C2, dopo il ripescaggio per meriti sportivi dalla serie D, ottenuto nella stagione 1977-78. Le premesse di inizio stagione, però, erano state abbastanza promettenti, visto che il calcio mercato aveva portato a Messina elementi come il libero-mediano Facchinello dal Rende dei miracoli, l’attaccante Santarelli dalla Sangiovannese, il centrocampista Cianci dal Lecce e la mezzala Renzetti dal Montecatini, innestati su un telaio nel quale spiccavano i vari Cinquegrana, Cau, Bertini e Giobbio. La non florida situazione societaria, però, influenzò le prestazioni della squadra e si assistette ad una serie di cambi sulla panchina giallorossa, da Paolone Ferrario, gigantesco ex giocatore del Milan, a Nicola Trimarchi, che, dopo due giornate, l’undicesima e la dodicesima, lasciò il posto al palermitano Tonino De Bellis, per poi ritornare nel rush finale. Di quel campionato si ricordano l’esordio disastroso del portiere Gregorutti, nove gol subiti nelle prime sei gare ed un clamoroso abbandono dei guanti e del terreno di gioco dopo l’ennesima papera durante la gara casalinga con l’Alcamo, le prestazioni pessime dei difensori, dal baffuto e fallosissimo Fregonas al distratto Milone, l’ultima stagione di un monumento del Messina anni 70, Guido Onor, la delusione del presunto bomber Santarelli, oltre ad alcuni episodi particolari.
Alla quarta giornata si gioca, al “Celeste”, il derby con la Nuova Igea, ed il Messina si presenta da favorito, facendo esordire, con la maglia numero 9, il centravanti Giovanni Zagatti, 20 anni, promettente acquisto proveniente dal Cesena, ma soprattutto nipote di Costante Tivelli, uno dei bomber più prolifici della storia del calcio italiano, capace di realizzare caterve di gol in ogni categoria e vestendo qualunque maglia, tranne che nell’annata 1976-77, in cui, con la biancoscudata addosso, fece solo 3 reti in 30 partite, accompagnando il Messina alla retrocessione in D. Zagatti si muove con discreta disinvoltura e, dopo pochi minuti, si accomoda sul dischetto la palla per battere un rigore concesso in favore del Messina, ma lo spedisce sul palo, segnando in modo indelebile la sua esperienza a Messina, aprendo la strada alla vittoria igeana con un gol del biondo Crisafulli e beccandosi insulti telefonici dai tifosi nel corso di una ospitata durante la consueta trasmissione televisiva della serata domenicale di Rtp. Quell’anno iniziò la sua carriera agonistica l’allora diciottenne Ciccio La Rosa, una delle poche note positive della stagione, essendo stato capace di realizzare 4 gol nelle sue 7 apparizioni. Anche le due partite con la Paganese sono segnate dalle avversità del destino, perché all’andata, sul terreno del “Comunale” di Pagani, Cau porta in vantaggio il Messina, ma i campani ribaltano il risultato nella ripresa grazie ai gol del bomber Fracas e dell’altro attaccante Moretti, e gli azzurro-stellati replicano il successo nel match del ritorno, quando passano al “Celeste” con una rete al 90’ sempre di Moretti, dopo una partita non proprio esaltante.
Quel campionato, che non sarà ricordato per i risultati del Messina, lascia però in chi lo ha seguito da tifoso del Messina un sapore particolare, quello di un calcio nel quale le magliette erano ancora di lana e i calciatori sfoggiavano baffoni imponenti, basette improbabili e capelli lunghi, andavano in giro in Golf, senza i problemi delle emissioni nell’atmosfera, oppure a piedi come il mediano del Messina di quella stagione, Marco Veronesi, che era solito farsi le “vasche” sul viale S. Martino con i suoi capelli lunghi ricci ed, ai piedi, i mitici zoccoli bianchi di legno del dott. Scholl’s, un vero e proprio “must” per i freakettoni dell’epoca. Il Messina riuscì a salvarsi alla fine di quella stagione, grazie a due vittorie nelle ultime due giornate, 2-1 contro il Barletta in casa (doppietta di La Rosa) e 2-0 a Lamezia. Quest’ultima fu l’unico successo in trasferta di quel Messina, che così riuscì a mantenere la categoria, e, l’anno successivo, si ritrovò in rosa due ex lametini, il portiere Rulli ed il difensore Tosi. I miracoli, anche allora, nel calcio, non accadevano mai per caso.
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
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