“Chi me lo fa fare?”. Sono queste le parole più frequenti che riecheggiano nella testa di un tifoso del Messina, quando l’orologio che hai appeso al muro della cucina segna le sei e dieci di domenica pomeriggio. La serie A è appena finita, anche la Roma, la cui gara è stata a lungo sospesa per la pioggia battente, ha portato a casa i tre punti, trascinata dal solito, eterno Totti e tu, alzatoti dal divano, per andare a bere un bicchiere d’acqua, sai che è arrivato il momento di destarsi dal torpore, cambiarsi e uscire. Non sei contentissimo, vorresti rimanere lì dove sei, con tutta la scorta di motivi e buone ragioni che ti renderebbero immune dalle critiche degli amici, che quei pensieri non hanno mai formulato o almeno così ti fanno credere. Perché, quando sette giorni prima perdi la partita più importante dell’anno senza nemmeno scendere in campo,  l’avversario di turno, per quanto ostico, si chiama Francavilla ed il tempo, malgrado sia appena metà settembre non promette nulla di buono, è normale, anzi forse pure legittimo che qualche dubbio ti baleni per la mente. Ma tant’è, il giorno in cui hai siglato quel contratto non scritto, con cui hai indissolubilmente legato la tua vita a quella della biancoscudata, sapevi sarebbero arrivati momenti così, ed hai deciso di accettarli, quindi sciarpa al collo, k-way rispolverato dalla scatola dei vestiti invernali e si parte.

Lungo il tragitto, le facce degli amici che ti fanno compagnia in macchina sono le stesse da anni, così come gli argomenti. Si discute di pallone in tutte le sue sfaccettature: dal fantacalcio, alla sconfitta nel derby, dalla necessità di vincere questa sera, passando per le formazioni. E mentre sotto di noi la strada scorre veloce, i pensieri del pomeriggio pian piano si dilatano, fino a scomparire del tutto, nel momento in cui hai varcato i cancelli. E’ in quell’esatto istante, infatti, che ti rendi conto di quali siano i motivi che ogni settimana, ti fanno rinunciare a tutto pur di essere presente, pronto a sostenere la squadra della tua città. Su quei gradoni, nonostante i bocconi amari, hai trascorso le domeniche più belle della tua vita, conosciuto persone di ogni tipo, stretto amicizie indissolubili.

Superata la soglia della curva, l’occhio inevitabilmente cade sullo striscione in cui è ben evidente un numero: 2240. Si tratta del ricavato della colletta organizzata per dare sostegno alle popolazioni del centro Italia, è l’emblema di una terra che, pur piena di problemi, non ha mai abbandonato a se stessa la gente in difficoltà.

Le squadre intanto scendono in campo e mentre sugli spalti, i vuoti, com’era prevedibile, sono tanti, inizia a salire forte il coro della Sud. Non è il solito Messina, Messina  ne tanto meno il classico “Mi sbigghiai chi era viatu”. La ferita lasciata dal derby è troppo fresca e brucia ancora, così come la delusione per la resa firmata senza nemmeno lottare. Ai proclami della vigilia non sono seguiti i fatti, e mentre sul campo la squadra si rendeva protagonista di una figura che definire barbina sarebbe un complimento, sugli spalti fioccavano le prese in giro degli eterni rivali.

Tifosi di una squadra, dal passato glorioso, che da dieci anni annaspa senza ambizioni in campionati inferiori, non ci interessano capelli biondi e false promesse d’amore e fedeltà. Vogliamo la maglia sudata e onorata e se poi a giugno doveste decidere di accasarvi altrove, sarete liberissimi, nessuno qui sentirà la vostra mancanza. E’ questo il messaggio della curva giallorossa, tanto chiaro nella sua semplicità quanto incomprensibile agli undici in campo, che sfoderano al contrario una prestazione mediocre. Il Francavilla lo capisce, attacca e passa in vantaggio, mentre sugli spalti la gente non smette un secondo di cantare l’amore per i propri colori.

“Biancoscudata tu sei l’unica, maglia al mondo l’unica per me”, recita così il nuovo coro dei supporters peloritani, e potete giurarci, corrisponde al vero. Sotto di un gol si va al riposo e con lo stesso copione dopo quindici minuti si ritorna sul terreno di gioco. Della formazione che ti aspetti, quella che raschia il fondo del barile per provare a pareggiare non c’è traccia, le occasioni latitano, i tiri in porta lo stesso, e qualche calcio d’angolo non costituisce  sicuramente la giusta ricompensa a chi senza sosta intona “questa canzone che vien dal cuore, solo per te”. In curva si soffre, e matura la consapevolezza che sarà un’annata dura, una di quelle da tifosi giallorossi, anche se siamo solo alla terza giornata.

“Fino al novantesimo Messina gol” è la colonna sonora, quando la rete di Madonia congela le speranze di successo dei pugliesi e regala alla Sud un pari insperato. Non c’è neppure il tempo di mettere la palla al centro, che l’arbitro decreta la fine e fra i meritati fischi le squadre guadagnano gli spogliatoi.

“Esiste solo la maglia”, grida la curva, ed è quella, di certo, l’unico motivo valido per continuare a cantare.

Sezione: Dimensione curva / Data: Mar 13 settembre 2016 alle 12:34
Autore: Giovanni Sofia
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