Il “S.Nicola” di Bari non porta bene al Messina che cede con il minimo scarto al Team Altamura in una gara nella quale la lista delle recriminazioni deve vedere all’ultimo posto le decisioni sbagliate da parte del signor Diop di Treviglio, altrimenti questo gruppo, ricorrendo troppo spesso a questo genere di alibi, prende la china peggiore, se l’obiettivo stagionale è la salvezza.
LE SVISTE - Infatti, il direttore di gara lombardo non legge in modo attento lo scontro tra Krapikas e Garofalo che porta un vantaggio enorme all’Altamura sul primo gol, assegna il rigore che porta al raddoppio pugliese sul tocco di mano commesso da Manetta su una giocata aerea involontaria di Lia, non concede il penalty nel recupero al Messina lasciando correre una entrata palesemente scomposta di Bumbu su Ortisi.
NIENTE ALIBI, PER FAVORE - Ma l’arbitro fa parte del gioco, e, durante i primi 45’, i biancorossi avrebbero potuto segnare almeno un paio di volte in modo comodissimo, mentre i biancoscudati hanno mollato la presa proprio quando l’inerzia del match sembrava pendere decisamente a loro favore. Lì, la poca freddezza sotto porta, insieme all’assenza di un leader tecnico ed emozionale, hanno portato ad una sconfitta molto preoccupante, perché adesso servono punti e concretezza, non trattati di filosofia o giaculatorie contro i poteri forti o la dea bendata.
Occorre che ognuno si prenda le proprie responsabilità, partendo dal vertice societario, che gioca a nascondino pensando di essere in possesso di tutte le virtù umane conosciute e non rispetta nessun interlocutore all’infuori di se stesso, passando per il tecnico prigioniero delle proprie convinzioni su uomini e cose, finendo con una squadra troppo leggera caratterialmente per poter vincere le partite sporche, figuriamoci quelle meritate e un organigramma tanto leggero quanto presuntuoso e tendenzialmente respingente. In questo scenario, valutare la gara di ieri sera diventa importante per fare il punto della situazione ed evitare di scivolare nella mediocrità già alla fine del girone di andata, visto che il futuro o le prospettive del Messina dipendono esclusivamente da una svolta decisa in ambito societario ritardata per troppo tempo.
THE BOSS - Partiamo, quindi, da Giacomo Modica (voto 4 per la sfida del “S.Nicola”), sulle cui scelte iniziali nessuno può mettere becco in quanto, da quasi un mese, non si sottopone alle domande dei cronisti né prima né dopo ogni partita e una eventuale presenza di giornalisti nelle sedute di allenamento non è mai stata considerata una priorità nelle ultime due stagioni, fermo restando la freddezza e il distacco dell’ambiente, ma questo è un altro tema che non ha nulla a che fare con il livello di comunicazione verso l’esterno assunto dall’Acr in tempi recenti.
L’unica cartina di tornasole sulla formazione iniziale scelta dal tecnico di Mazara è rappresentata, quindi, dal campo, e, in questo caso, mantenere per 10/11 la stessa formazione dell’ultima partita vinta col Giugliano, inserendo Petrucci al posto dello squalificato Frisenna, spostando Pedicillo nella zona del numero 8 biancoscudato, si rivela una opzione totalmente fuori contesto, in quanto la squadra è passiva, l’ex Brindisi non incide perdendo palloni semplici e lasciando una voragine centrale, mentre la presenza di un riferimento avanzato praticamente inerme lascia sterili i pochissimi tentativi di manovra offensiva, facendo sembrare una squadra modesta, ma dignitosa, come il Team Altamura sullo stesso livello dell’Avellino di qualche settimana fa.
Per fortuna, Modica si ravvede nell’intervallo e la squadra sembra rivitalizzata, potrebbe pareggiare immediatamente dopo il gol del 2-1, ma si incarta fallendo chance abbastanza nitide, fin quando sale in cattedra di nuovo il mister e pensa di sostituire Petrungaro (letteralmente una iradiddio sulla fascia sinistra nei 23 minuti in cui resta in campo durante la ripresa) con il compassato Cominetti, invece di togliere dal campo l’ammonito Lia per Salvo, intento a riscaldarsi dal 1’ del secondo tempo.
Di conseguenza, calo del ritmo, riduzione drastica di pericolosità e ciliegina sulla torta dell’espulsione di Lia a 15’ dal 90’, quando serviva spingere a pieno organico per rincorrere almeno un punto, vitale in uno scontro diretto per la salvezza.
Una catena di episodi negativi innescata dalle decisioni del tecnico giudicabili come errate, ripetiamo, se si guarda solo a ciò che succede durante la partita, vista la comunicazione praticamente assente durante la settimana.
I RESUSCITATI - Passando ai singoli, in una partita dai due volti, sembra onesto premiare chi, alzandosi dalla panchina, ha, di fatto, contribuito a dare una scossa positiva a una squadra che sembrava rassegnata alla sconfitta.
In primo luogo, quindi, Gennaro Anatriello (7), che avrebbe meritato voti altissimi qualora avesse trasformato in oro le altre due chance avute durante i 45’ a lui concessi. Ma la rapidità e voracità con cui prende il tempo a difensore e portiere, inducendo all’errore Pane, che si fa passare il pallone in mezzo alle gambe, merita di essere sottolineata, affermando che un giocatore di questo genere, in una squadra come il Messina 2024-25, non gioca solo se ha tutte e due le gambe ingessate. Detto ciò, da non disprezzare nemmeno l’impatto che hanno gli altri due panchinari resuscitati nell’intervallo, e, cioè, Mamona (6,5), che nei primi 15’ di sua apparizione al “S.Nicola”, mette in difficoltà i difensori altamurani, fino a quel momento in letargo indotto dalla prestazione indecente di Re (4,5), confusionario, oltre che dannoso, e Anzelmo (6,5) finalmente tornato ai livelli delle sue prime gare, dimostrando carattere e anche una buona predisposizione alla giocata più difficile. Ovviamente, questi alti e bassi nelle prestazioni del centrocampista palermitano rientrano nel suo processo di crescita al primo impatto tra i professionisti e dovrebbero essere gestiti avendo al suo fianco un titolare in grado di guidare la squadra e non un leader a singhiozzo come Petrucci (4,5), che sembra giochi titolare quasi suo malgrado. Dimenticavamo che Anatriello è subentrato ad un suo compagno, del quale non ricorderemmo nemmeno che si trattava di Luciani senza guardare il tabellino del match. Per il calciatore nato a Cave, vicino Palestrina, il 24 febbraio 2002, si può solo utilizzare la seguente considerazione: non pervenuto in 45’.
IL MISTERO - Tra i migliori, poi, il già citato in precedenza Petrungaro (6,5), unico a far vedere qualcosa nel primo tempo in attacco, poi determinante nel seminare il panico tra i difensori pugliesi. La sola pecca della gara di Petrungaro è rappresentata dalla troppa leggerezza con cui tenta il colpo di tacco al 51’ su un delizioso cross di Mamona, a porta sguarnita. A metà ripresa viene tolto dalla contesa, ma non conosceremo mai il motivo di questa scelta, essendo ancora in corso il (non) silenzio stampa della guida tecnica peloritana. Una sostituzione giustificabile solo in caso di gravissimo infortunio, non percepibile durante la gara. Al suo posto entra Cominetti (6) e la differenza si vede subito, ma non ce la sentiamo di gettare la croce addosso a questo calciatore che ha caratteristiche tecniche ed atletiche completamente diverse rispetto al numero 11 biancoscudato e, ieri pomeriggio, ha anche provato a tirare in porta con una forza tale da trasformare il tentativo in un assist per Anatriello, un attimo in ritardo sul passaggio involontario del compagno.
Ricordiamo anche che Cominetti, dignitoso bomber in D, non ha mai segnato nelle 42 presenze collezionate in terza serie.
I GALLEGGIANTI E I SOMMERSI - Complessivamente buona la prova di Garofalo (6) a centrocampo, meglio, ovviamente nella ripresa, ma comunque presente in qualche modo nel disastroso primo tempo, pur sbagliando troppi appoggi semplici al momento in cui occorreva velocizzare la manovra, mentre in ombra è apparso Pedicillo (5), non più brillante e duttile come nella prima parte del campionato.
Passando alla difesa, il reparto si giova della maggiore verve mostrata dal collettivo nella seconda parte della gara, ma alcune ingenuità ripetute non sono tollerabili in calciatori esperti come gli elementi che compongono il reparto arretrato di questo Messina.
Lia (5) sciupa una prestazione comunque caparbia con la scivolata che induce Diop ad estrarre il secondo giallo, Manetta (5,5) si spende generosamente per tutti i 90’, ma il tocco di mano istintivo che porta al rigore è figlio di un cattivo posizionamento in quella azione, Marino (5,5) maschera con l’esperienza le carenze atletiche abbastanza evidenti, Ortisi (5,5) è un passaggio a livello aperto sul suo binario nei primi 45’, poi prova a rimediare facendo il pendolino nella ripresa e cercando di rendersi pericoloso nei pressi del portiere avversario. Salvo (6), nei 15’ in cui gioca si piazza in avanti con il piglio giusto cercando lo spunto decisivo, senza fortuna. Infine, Krapikas (6,5) incolpevole sui due gol subiti, deciso nelle uscite e presente nel guidare la propria difesa.
REAGIRE SUBITO - Sconfitte come questa con l’Altamura sono campanelli d’allarme che dovrebbero indurre a un serio confronto interno al gruppo per trovare, insieme, la soluzione e intraprendere una marcia più spedita. Una reazione positiva che l’anno scorso consentì di risalire la china ottenendo una tranquilla salvezza, ma, in questa stagione, il Messina ha al suo interno le risorse innanzitutto umane per poter ripetere questo cambio di direzione? Lo vedremo nel prossimo futuro, il campionato non attende.
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