Sembra passato un secolo, ma, solo 14 giorni fa, dopo la sconfitta casalinga con il Crotone, la sorte del Messina sembrava segnata, l’atmosfera in sala stampa era cupa, in linea con l’umore di un allenatore arrivato al capolinea di una esperienza totalizzante, dal punto di vista umano e professionale, nella quale non credeva più, così come diversi calciatori andati via a gennaio, logorati da un ambiente devastato dalle polemiche e dall’incertezza, praticamente a partire dal mese di novembre.
L'ARIA CHE TIRA - In queste due settimane, c’è stato un massiccio intervento sul mercato di riparazione e l’avvento di un nuovo tecnico, ma, soprattutto, due risultati positivi che hanno portato 4 punti in classifica proprio in scontri diretti con le squadre piazzate nelle posizioni immediatamente superiori al Messina. E’ cambiata decisamente l’aria attorno alla squadra, anche perché i nuovi azionisti di maggioranza hanno iniziato a consolidare la loro presenza in città e nella vita quotidiana della società, costruendo un gruppo di lavoro che si è intestato la battaglia del mantenimento della categoria mettendoci faccia e professionalità in una situazione di classifica prossima al baratro.
I RIFERIMENTI - Stefano Alaimo è il riferimento operativo di questa operazione salvezza, consentendo al direttore sportivo Roma, ormai per tutti Domenicò, di avere mano libera sul mercato con paletti e compiti ben definiti, ma senza lacci o guinzagli troppo corti, mentre la presentazione di AAD Invest ha dato contorni più delineati a un progetto che suscita ancora velato scetticismo in una piazza bruciata da troppe delusioni. La scelta dell’allenatore sta dando frutti positivi, almeno per iniziare a fare i primi passi in un cammino irto di difficoltà, non fosse altro che per gli avversari stabiliti dal calendario nelle prossime 13 partite.
Simone Banchieri (voto 7 per la gara di ieri) sta facendo di tutto per costruirsi la figura di uomo giusto nel momento giusto, in una tappa fondamentale della sua carriera, giunta a 50 anni con tanta gavetta sulle sue spalle. Con un gran numero di uomini nuovi e pochissimo tempo a disposizione per amalgamarli si è dedicato a motivare ogni singolo in funzione del gruppo, lavorando molto sull’aspetto mentale e dando pochi, ma significativi e chiari, elementi tecnico tattici sui quali impostare il proprio piano gara. Il mister chiama i suoi uomini per nome, durante le interviste, un segnale dato a tutti per capire che occorre essere uniti da un legame quasi familiare, oltre l’aspetto meramente professionale.
L’impressione lasciata dalla gara con il Latina è quella di una squadra compatta, con qualche uomo di qualità e grande esperienza, dotata del giusto mix tra agonismo ed applicazione, perché rimontare in uno scontro diretto un gol subito nei primi minuti di gioco, non è una cosa scontata e questi sono gli ingredienti giusti per centrare l’impresa e mantenere la categoria. Ogni tappa di questo cammino sarà fondamentale, perché i margini di errore sono risicatissimi, ma, nello stesso tempo, non bisogna mai mollare la presa nemmeno di fronte ad avversari più forti, perché il verdetto dipende solo da ciò che succede in campo.
I LEADER IN CAMPO - Buona la risposta di tutti gli uomini impegnati contro il Latina, a parte qualche eccezione, ma alcuni elementi spiccano sugli altri. In primo luogo, Marcel Buchel (7,5) quel leader tecnico che il Messina attendeva dalla prima giornata di campionato, catalizzatore della manovra e autore di giocate sontuose, frutto di velocità del pensiero, tecnica sopraffina e lucidità oltre la strettissima condizione atletica. Lanci di oltre sessanta metri a pescare il compagno per fare i cambi di fronte, imbucate chirurgiche nell’area avversaria come quella che innesca l’azione del gol decisivo per il risultato, palla girata di prima o, al massimo con due tocchi e anche qualche intervento più duro quando si perde il tempo nel contrastare l’avversario. I suoi sono 85’ di spettacolo, interrotti solo dai crampi.
Al fianco dell’austriaco, nazionale del Liechtenstein, non può che esserci Marco Crimi (7,5), anima di questo Messina pro-evolution, che percorre chilometri con lo spirito degli ultras, viene privato di un gol col petto dall’offside “panoramico” di un compagno, diventa capitano nella ripresa e, adesso, almeno per la prossima gara, si terrà al braccio la fascia, considerando la squalifica di chi l’ha detenuta contro il Latina. Non avrà più il passo della mezzala, ma uno come Crimi serviva come il pane al Messina per venire fuori da una situazione così pericolosa.
Vincenzo Garofalo (7) dà forse la prima dimostrazione delle sue capacità che lo hanno portato a una carriera più che dignitosa in questa categoria. Si sacrifica correndo tantissimo in aiuto dei due compagni di reparto meno pronti atleticamente, ma trova il tempo e la cattiveria dell’inserimento che porta al gol, condito da una esultanza liberatoria che la dice lunga sulla rabbia e tensione covata durante gli ultimi 40 giorni, nei quali era stato anche accantonato e messo ai margini della squadra.
Una menzione di merito particolare per Titas Krapikas (6,5), autore di interventi essenziali, ma in grado di dare sicurezza al reparto, soprattutto grazie alla sua enorme capacità di isolarsi da qualsiasi condizionamento derivante dalla interminabile trattativa con il Trapani che sembrerebbe essersi conclusa con la sua permanenza in maglia biancoscudata, anche per la grande fiducia riposta in lui da mister Banchieri.
Il reparto arretrato ha saputo soffrire mantenendosi compatto di fronte a una pattuglia di attaccanti abbastanza rapidi. Male Damiano Lia (5), reo di una leggerezza molto simile a quella vista sul campo di Biella nella giornata conclusiva del girone di andata, con un intervento forse falloso, ma determinante per il rigore che ha portato al vantaggio pontino. Il laterale destro, che sembra abbia avuto il prolungamento del contratto, deve ritrovare serenità e continuità per poter essere determinante in questo ultimo scorcio di campionato, anche perché, alle sue spalle, preme Bright Gyamfi (6), autore di un secondo tempo caratterizzato da tantissima voglia di tornare a dimostrare, sul campo, le sue doti, dopo una fase tormentata della sua carriera. Il ghanese ci mette corsa, agonismo, senso della posizione e anche determinazione quando spende il fallo che gli costa un cartellino giallo per impedire un break pericoloso di Bocic.
Prova di spessore ed esperienza da parte di Antonio Marino (6), bravo a tenere Mastroianni quando passa dalle sue parti usando il fisico e Ekuban con il senso della posizione. Il maggiore equilibrio del gruppo dentro e fuori dal campo lo aiuta, ma merita un encomio per la sua attitudine a mettersi a disposizione. Conferma e continuità a buoni livelli per Daniel Dumbravanu (6,5), prezioso sia nella marcatura che quando deve utilizzare il suo sinistro educato, oltre alla prodezza di un recupero nel secondo tempo su un avversario lanciato verso Krapikas che vale mezzo voto in più. A sinistra, Gabriele Ingrosso (6) alterna fiammate promettenti a errori di ingenuità come quello che porta al penalty sblocca risultato, una circostanza in cui Saccani andava accompagnato sul fondo invece di cercare l’intervento, agevolando la caduta dell’avversario.
Già valutati gli elementi del centrocampo inseriti nella formazione iniziale, il trio di attacco previsto da Banchieri come un insieme compatto nel 4-3-2-1, ha fornito risultati diversi, venendo sostituito interamente prima del termine della gara. Esordio per Mattia Tordini (6) ancora un po’ frastornato, probabilmente, dal trasferimento da Lecco a Messina, ma in grado di fare mostra della rapidità, buona tecnica e prontezza che ne hanno caratterizzato i primi promettenti passi nella carriera tra Novara e Lecco. Incappa in qualche impaccio di troppo, invece, Davide Petrucci (5,5), meno intenso e incisivo rispetto alla gara del “Pinto”, soprattutto perché in uno scontro così acceso serviva rapidità più che sapienza nel trattare il pallone e gestire i ritmi. Il suo ruolo di leader nel gruppo resta intatto, forse il suo impiego futuro sarà in una posizione diversa o con un minutaggio minore per sfruttarne le caratteristiche appieno.
Pierluca Luciani (6) ha uno spirito totalmente diverso rispetto al passato, forse stimolato dalla folta concorrenza improvvisamente giunta dal mercato di riparazione, ma cade in errori banali dipendenti dalla sua tendenza a cercare l’inserimento immediato in verticale invece di attendere il momento giusto, cadendo, così, continuamente nella trappola del fuorigioco. Però non molla mai, si presenta con freddezza sul dischetto e trasforma il rigore che consente al Messina di arrivare all’intervallo sul pareggio, particolare non trascurabile.
PANCHINA PIU' PROFONDA - Altro elemento che si può rivelare fondamentale nella corsa salvezza è la possibilità di avere scelte credibili in panchina, eventualità mai sfruttata fino ad oggi. Ecco, quindi, che, oltre a Gyamfi, cambia molto se puoi schierare Carmine De Sena (6,5) che, immediatamente entra in partita facendo il movimento giusto per inserirsi nell’area avversaria e servire l’assist del 2-1, oltre a creare sempre pensieri alla difesa nerazzurra nella fase finale del match, oppure se inserisci al momento topico Rocco Costantino (6) in grado di tenere comunque in apprensione gli avversari, ma comunque capace sempre di difendere palla e anche tornare in difesa, salvare con il corpo su un tiro dal limite e poi esultare come se si fosse fatto un gol. Infine, pochi minuti, ma intensi, anche per Raul Morichelli (sv), che ci mette l’essenzialità in un rinvio e un paio di interventi aerei, nell’arrembaggio finale, abbastanza confuso degli uomini di Boscaglia.
A proposito, ci auguriamo che quest’ultimo inauguri una nuova serie di allenatori avversari arrabbiati dopo una sconfitta. Vorrebbe dire avvicinarsi sempre di più a quei punti che servono per la salvezza.
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