L’unica certezza sembra essere la data del 30 settembre quando è stato fissato il termine di scadenza per presentare le offerte per la gestione dello stadio “Franco Scoglio”. L’atteso bando, stilato dall’Amministrazione comunale e pubblicato lo scorso 27 maggio sulla Gazzetta ufficiale Europea, ha posto condizioni chiare: concessione trentennale per quei soggetti con un fatturato di minimo 600 mila euro negli ultimi tre esercizi e la gestione nell’ultimo triennio di un impianto sportivo dalla capienza minima di 10 mila posti (poco più di 38 mila quelli dello “Scoglio”).

Requisiti minimi per sfruttare le potenzialità di una struttura che, dopo i fasti della Serie A, ha vissuto un decennio di declino, in linea con il calcio a tinte giallorosse. Ora, però, il bando che poteva rappresentare una svolta sarebbe, se non a rischio, almeno in bilico. L’ultimo intoppo, fatto emergere dall'iniziativa del vice presidente del Consiglio Comunale, Nino Interdonato, riguarda i documenti catastali: «L’impianto sportivo non risulta catastato, pertanto è difficile individuare i mappali delle aree interne e delle aree esterne destinate a viabilità e parcheggi». Poche parole, quella riportate nella nota del Dipartimento Patrimonio del Comune di Messina, per dire che lo stadio “Franco Scoglio” non è in regola con il catasto.

Una scoperta quasi casuale ma, alla luce dell’importante scadenza, assume grande rilevanza: «Non ritengo che la politica e la visione del Comune sugli impianti sportivi sia omogenea. Riterrei preferibile un bando unico che comprenda “Franco Scoglio”, “Celeste” e “PalaRescifina” e, nel corso delle mie ricerche, ho richiesto l’elenco e la mappatura dei terreni di proprietà comunale limitrofi allo stadio, ma il dipartimento non riesce a evadere la mia domanda perché l’impianto non è catastato», ha spiegato Interdonato, riuscendo a ottenere risposta dopo oltre quattro mesi. Anche causa Covid-19, bisogna ricordare. Il 6 marzo ha inoltrato la prima richiesta, il 5 maggio un sollecito e il 26 giugno è arrivata la nota che ha svelato una sorpresa inattesa e che il vice presidente ha riferito al segretario generale del Comune, Rossana Carrubba: «Era un mio obbligo informarla e metterla a conoscenza che la struttura è priva di accatastamento, anche in considerazione del bando di affidamento già emanato».

E proprio il bando complica una situazione che sembra paradossale, restringendo i tempi d’azione per risolvere la questione e per non rischiare conseguenze maggiori. Una mancanza che, infatti, potrebbe anche compromettere la futura concessione e, con ulteriori approfondimenti, è lo stesso Interdonato a chiarire alcuni passaggi: «Non ho le competenze tecniche per dare la soluzione, ma la catastazione è esclusivamente a carico del proprietario dell’impianto e il contratto di concessione non può essere stipulato se la struttura ne è priva».
Ciò vuol dire che il Comune di Messina dovrà provvedere prima di affidare l’impianto in concessione pluriennale o non sarà possibile firmare un eventuale contratto o svolgere modifiche strutturali. Meno di tre mesi di tempo per le offerte e meno di tre mesi per adeguare la documentazione necessaria: «È un caso particolare, ma non mi sembra un vizio insanabile – ha concluso Intedonato – anche se allo stato attuale non è possibile procedere con la concessione pluriennale».

Sezione: Il focus / Data: Sab 11 luglio 2020 alle 12:14
Autore: MNP Redazione / Twitter: @menelpallone
vedi letture
Print