Quarantaquattro giorni dopo la vittoria contro il Taranto, che decretò la salvezza matematica del Messina, ecco il pensiero del presidente giallorosso Pietro Sciotto, affidato a meno di dieci righe virgolettate contenute in un comunicato stampa. Una dichiarazione che non dice nulla di particolarmente diverso rispetto a quanto il patron dell’Acr ha più volte confidato a tifosi, addetti ai lavori, calciatori, dirigenti, giornalisti, in messaggi, conversazioni private, chiacchiere da bar non solo dal 10 aprile in poi, ma in diverse circostanze durante tutti i quasi 5 anni vissuti da padrone della sua squadra del cuore.
Sì, perché tutto si può rimproverare al “professore” tranne di non essere innamorato del Messina, una sua “creatura” alla quale ha dedicato tempo, impegno, risorse economiche, fisiche, mentali, in continuo conflitto interiore, creando e distruggendo, ogni giorno, decine di strategie finanziarie, organizzative, tecniche, contattando centinaia di allenatori, direttori sportivi, procuratori, calciatori per trovare la formula giusta che gli consentisse di gioire per le vittorie sul campo, insieme ai tifosi giallorossi. E’ giusto ripeterlo oggi, nel giorno in cui Sciotto ribadisce di avere concluso il suo ciclo, così come disse a gennaio scorso, quando si affidò ad un video messaggio, seduto dietro una scrivania, con un indosso un pullover viola (per alcuni un messaggio subliminale al consulente esterno dimissionario, quel Pietro Lo Monaco che odia quel colore “porta sfiga”), per comunicare che il Messina era in vendita. Poi, la storia di questa stagione dice che, negli ultimi giorni dello stesso mese, durante il rush finale del mercato di riparazione, venne costruito il gruppo che portò ad una salvezza allora quasi impossibile senza passare dalla lotteria dei playout. I proverbiali sfoghi pubblici della vicenda “sciottiana”, appuntamento immancabile di ogni stagione calcistica peloritana a partire da quella 2017-2018, quest’anno sono stati fondamentalmente due, durante Messina-Fidelis Andria, ed a Viterbo, causati dal comportamento della squadra in campo durante la sconfitta pesantissima con i pugliesi e dalla contestazione dei tifosi nella trasferta laziale.
L’ansia dei risultati e la contestazione da parte di tifosi, insieme alla indifferenza della città nei confronti della propria squadra di calcio hanno caratterizzato quasi tutta l’esperienza dell’imprenditore di Gualtieri Sicaminò come presidente del Messina e la pervicacia con cui Sciotto è sempre rimasto al suo posto ha avuto come principale motore proprio il suo smisurato orgoglio nel voler dimostrare a tutto l’ambiente di essere un vincente, anche in mezzo a mille difficoltà o dopo avere commesso decine di errori, tra l’altro tutti confessati prendendosi sempre la responsabilità di scelte sbagliate, negli uomini e nelle strategie.
Quali potrebbero essere gli scenari possibili a questo punto? Interpretando le parole del comunicato e prendendo come spunto il comportamento tenuto da Pietro Sciotto in questi anni è arduo riuscire a comprendere gli sviluppi a breve di queste dichiarazioni.
Difficile prevedere una risposta immediata da parte di chi, in città, ma anche fuori, potrebbe dare una mano al Messina in termini di sponsorizzazioni o di partecipazione economica ad un progetto sportivo per il rilancio del calcio cittadino. L’ultima volta in cui il tessuto imprenditoriale e commerciale messinese e della provincia ha partecipato al “pallone” è stato con la ormai mitica “stella in più” patrocinata da Confcommercio, un meccanismo in cui i vantaggi fiscali si sommavano al ritorno di immagine ed all’interesse suscitato dalla serie B a vincere o dalla serie A. Esperienza non riproponibile ai tempi odierni, per mille motivi. Certo, riempire i cartelloni pubblicitari dello stadio è una impresa riuscita perfino a Vibo, in una stagione costantemente all’ultimo posto e con poche centinaia di persone sugli spalti, basta poi guardare le immagini di tutti i campi della serie C per vedere situazioni simili, mentre a Messina diventa impresa “eroica” perfino ricorrere al “cambio merce”, pratica da campionato di promozione o eccellenza piuttosto che da serie professionistica. E questa situazione si riscontra da almeno 15 anni, quindi, non dipende solo dalla scarsa “empatia” di patron Sciotto, uno dei rimproveri più o meno velati fatti in questi ultimi 5 anni, ma ricorrente anche per tutti i suoi predecessori, dal 2008 in poi (ma anche prima).
Sarebbe, in teoria, il momento perfetto per fare una proposta seria di acquisto del Messina, basata sulla valutazione della società, sulle scadenze da rispettare in vista dell’iscrizione e sugli impegni da prendere per la nuova stagione. Come dice chiaramente Sciotto nella sua dichiarazione, “se qualcuno vuole il Messina lo prenda adesso ma con una offerta vera, reale”. E, occorre precisare, attraverso una trattativa riservata, chiedendo la documentazione necessaria, esaminandola in tempi brevi e modulando l’offerta economica in modo chiaro, trasparente e concreto. Mettere in modo “sponde” mediatiche, “gruppi di pressione o di persuasione” non serve a nulla, men che meno con una proprietà che ha già dimostrato di non patire questo genere di situazioni, al di là delle apparenze.
Nel caso in cui non si palesi nessuna proposta concreta di collaborazione, sponsorizzazione, acquisto, a quel punto Pietro Sciotto dovrà rendersi conto di quale sarà lo scenario politico-amministrativo locale per capire se ci sia la possibilità, davvero, di una azione comune con il sindaco neo eletto per individuare forme di sostegno al Messina, che possono andare dal “modello Decaro”, il primo cittadino capace di convincere De Laurentiis ad investire ne “La Bari” qualche anno fa, fino, ad esempio, ad una serie di interventi per consentire alla squadra di avere un impianto decente in cui giocare le proprie partite, o, addirittura, un campo per gli allenamenti, senza chiedere, magari, il miracolo di applicare realmente quanto affermato nel programma elettorale.
Nel frattempo, però, non si può stare con le mani in mano e, quindi, occorrerà capire chiaramente se, in ogni caso, Sciotto garantirà l’iscrizione in serie C e la costruzione di una squadra dimensionata, a quel punto, ad un impegno economico più ridotto. Un campionato dichiaratamente puntando alla salvezza, magari affidandosi a tanti giovani e ad uno staff tecnico qualificato con idee innovative ma concrete che punti a valorizzare qualche elemento da piazzare per fare cassa, costruendo le premesse per un futuro migliore. In sintesi, una annata di calcio. Sarebbe comunque una novità quasi rivoluzionaria per l'ambiente messinese, rispetto al solito finale ricorrente messo in scena, negli ultimi trent’anni, dai predecessori alla guida della maggiore espressione calcistica cittadina.
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
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