Si avvicina Ferragosto, data in cui, nella nostra città, si vive uno dei pochissimi momenti nei quali si esalta il senso di comunità e la gente di Messina si riappropria degli spazi pubblici in una manifestazione popolare e religiosa, allo stesso tempo, come la processione della Vara.
TENSIONE INFINITA - Fino a una ventina di anni fa, riportando tutto alle debite proporzioni e senza confondere il sacro con il profano, anche seguire il Messina era una grande festa di popolo, al di là dei risultati sul campo, pur se, storicamente, il cittadino messinese tendeva a diventare tifoso giallorosso-biancoscudato quando le vittorie o i cicli positivi duravano nel tempo e consentivano scalate verso le categorie più importanti.
Difficile chiedere fiducia in bianco o apporti fideistici dalle nostre parti, impossibile se si continua ad improvvisare, rimandando ogni anno una vera e propria strutturazione della società che segua programmi chiari e trovi le necessarie risorse finanziarie, ma soprattutto umane, in quest’ultimo caso ricorrendo a figure professionali, limitando al minimo le spinte volontaristiche.
Insomma, non basta pagare stipendi e contributi, aumentare il budget per la campagna acquisti quando la classifica arriva a livelli di emergenza estrema, ricorrere a fondi propri o delle aziende di famiglia per inseguire la gestione annuale senza mai trovare apporti continui da sponsor o potenziali soci. Tutto questo può essere utile a mantenere il titolo tra i professionisti, eventualità non proprio scontata ma che non può stimolare entusiasmi, anzi, porta ad una tensione continua tra proprietà e tifoseria e alla contestazione quasi perenne vista nei sette campionati targati Acr Messina nella versione creata da Pietro Sciotto.
DEPRESSIONE COSMICA - Se, oltretutto, ogni anno si creano aspettative frustrate di cessioni del pacchetto azionario Acr, ingresso di soci finanziatori, puntualmente morte al momento di definire modalità e garanzie per un passaggio di consegne con prospettive incoraggianti, ecco che l’ambiente sprofonda in una sorta di depressione perenne respingente per i messinesi “comuni” così come per calciatori, tecnici o dirigenti contattati con l’obiettivo di portare avanti ciascuna stagione.
IL REGNO DEL PARADOSSO - Negli ultimi due mesi, però, la situazione è sfociata nel paradosso assurto a normalità giornaliera, prima con il tira e molla per la conferma del tecnico, poi con le voci su diversi interessamenti attorno al Messina, nessuno dei quali arrivati al momento in cui si conoscono i nomi degli interlocutori della proprietà, alimentando uno stillicidio di ipotesi e pettegolezzi amplificati da social e dalle varie chat su smartphone e computer. Uno scenario in cui, senza ulteriori comunicazioni ufficiali, resta in piedi la trattativa con il gruppo/finanziatore straniero (riportando quanto diffuso dall’Acr nelle proprie note stampa) disponibile a rilevare la maggioranza, ma si continua ad operare come se nulla fosse, completando il ritiro a Zafferana Etnea, tornando a Messina dopo la prima trasferta di Coppa Italia, programmando gli allenamenti al “Marullo” (per tutto Agosto avendo la possibilità di seduta doppia nello stesso impianto), sistemando, in sinergia con il Comune e Messinaservizibenecomune, una trentina di posti letto nella foresteria al “Franco Scoglio” con l’intento di prolungare i tempi di preparazione fisico-atletica e di costruzione del gruppo squadra, almeno fino a settembre inoltrato.
Il ds Pavone continua ad operare sul mercato tenendosi all’interno dei paletti concordati con la proprietà e lavorando in tandem con il tecnico Giacomo Modica, ma è chiaro che l’avvento immediato di nuovi soci "forti e solidi" (sempre riprendendo quanto ribadito dalla comunicazione societaria) cambierebbe prospettive e possibilità di spesa proprio nel momento cruciale del calciomercato, consentendo un salto di qualità altrimenti molto più arduo, anzi impossibile, se si prolungassero i tempi della trattativa oltre l’inizio del campionato.
GUERRA AD OLTRANZA - Il silenzio non aiuta nemmeno a ricucire i rapporti con la tifoseria organizzata, ormai sul piede di guerra, che diserterà le partite casalinghe e alzerà il livello della contestazione partecipando in massa a tutte le trasferte ma anche giornalmente, con tutte le armi, ovviamente lecite, a propria disposizione. In questo clima, presentare, con un post su Facebook, la campagna abbonamenti sembra quasi velleitario e dimostra uno scollamento dalla realtà piuttosto preoccupante.
REALTÀ PARALLELE - A questo scenario non proprio incoraggiante se ne affiancano altri, nei quali entrano in gioco attori non ancora ufficialmente entrati in scena. Per essere più chiari, accanto alla trattativa di cui si è parlato fino ad oggi, confermata dalla società, pur avvolgendo tutto nella riservatezza assoluta, ammettendo l’esistenza di un preliminare firmato il 23 giugno scorso, con prima scadenza il 30 luglio, prorogata sine die, vi sarebbe un altro soggetto interessato ad acquisire, in questo caso interamente, il Messina, che ha avuto un primo contatto formale il 18 giugno, con scambio di lettere di intenti e una ulteriore manifestazione di interesse con impegno ad acquistare il 100% del pacchetto azionario inviata il 18 luglio, ancora senza risposta da parte del presidente Pietro Sciotto, il quale, avendo firmato un preliminare con l’altro gruppo/finanziatore/fondo interessato, non poteva condurre in modo formale, ma anche sostanziale, contemporaneamente, un’altra trattativa.
MASSIMO RISERBO - Sulla identità di queste due potenziali entità interessate a fare calcio a Messina, però, vige la più totale segretezza, anche se sono diverse le ipotesi filtrate dalla società (per l'opzione fondo) e da un soggetto non coinvolto direttamente nella trattativa, ma vicino a chi sta seguendo gli aspetti legali della trattativa (per l'altra possibilità, virtuale, di cessione).
Stando a queste ipotesi, la trattativa con preliminare firmato riguarderebbe un fondo anglo americano, con sede legale in Lussemburgo, già operante attualmente nel mondo del calcio in altri paesi, che avrebbe richiesto la proroga lo scorso 30 luglio per una serie di adempimenti burocratici particolarmente complessi legati ad operazioni di questo tipo.In questo caso, nulla osta al mantenimento di una quota da parte del patron Sciotto, anche se di minoranza, nella nuova composizione azionaria.
L’altra chance sarebbe rappresentata da una società americana con sedi anche nel Regno Unito ed a Malta, quotata in borsa, operante nel settore della new economy, che porrebbe come condizione non trattabile il passaggio del 100% delle azioni del Messina, includendo nell’operazione quasi tre milioni di euro per coprire l’aumento di capitale, collegato alle perdite degli esercizi precedenti, il debito rateizzato con l’erario e le posizioni passive relative alla gestione fino al momento dell’acquisizione, passando poi ad ulteriori investimenti legati al rafforzamento della squadra ed alla ristrutturazione organizzativa. Un programma importante che sarebbe reso pubblico da questa società al momento in cui la proprietà attuale accettasse le condizioni contenute nella lettera di intenti trasmessa via pec lo scorso 18 luglio.
MINIMO RISPETTO - Idee interessanti, ma che rimarranno nel novero delle chiacchiere fin quando non ci saranno nomi, riferimenti e documentazioni a supporto. Stesso discorso per quanto riguarda l’altro potenziale acquirente, pur se quest’ultimo è stato “accreditato” dai comunicati della società, senza nessun nome o riferimento per avere riscontro, ma quanto può continuare questa fase di stallo? I club organizzati, come detto, hanno esaurito la pazienza, il cosiddetto “zoccolo duro” della tifoseria, sempre presente negli ultimi 20 anni di passione, nutre serissimi dubbi sul futuro oltre la pura sopravvivenza, il resto dell’ambiente attende, con poche aspettative, novità positive. Il tempo delle strategie, più o meno legittime, è ampiamente scaduto.
Continuare a chiedere pazienza inizia a diventare, sempre più, una mancanza di rispetto verso una piazza che, seppur mortificata nella propria passione, non può sempre attendere momenti migliori, ma deve pretendere risposte certe e, soprattutto, chiare, nella direzione di un cambio radicale, partendo dalla proprietà, perché non è concepibile far finta di nulla. Prima di subito.
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