Tolto il dente, resta il dolore. Il Messina perde il derby con il Catania, precipita a 9 punti di distacco dalla Casertana, è con un piede e mezzo in serie D, ma la situazione di stallo societaria fa pensare che anche questa matricola, come quella dell’Acr storico e di quello derivante dall’acquisto del ramo sportivo del Fc di Aliotta prima e della famiglia Franza dopo, morirà presto o finirà i suoi giorni abbandonato in qualche categoria inferiore.
Nulla di nuovo sotto il sole della sponda siciliana dello Stretto, e, sicuramente, per chiunque voglia ragionare in modo asettico ed impersonale, questo esito finale era atteso, da qualcuno anche auspicato. Punti di vista, ma, di nuovo, c’è la presenza di uno zoccolo duro, rappresentato da 5.000 tifosi almeno, disponibile ad appassionarsi di nuovo, anche in categorie inferiori, accompagnando il progetto sportivo di una compagine societaria seria ed affidabile.
ALFA E OMEGA - Salvo improbabili colpi di scena, sotto forma di acquirenti dotati di capitali e voglia di ripartire dalla serie D, finisce la storia del Messina creato da Pietro Sciotto a luglio 2017, decomposto dallo stesso imprenditore di Gualtieri Sicaminò il 2 gennaio 2025, quando ha firmato un atto di vendita dell’80% delle quote sociali, senza corrispettivo e con clausole inserite proprio per creare problemi a chi, eventualmente, avesse manifestato concreto interesse a subentrare o affiancarsi nella gestione dell’Acr.
Non sappiamo, e nemmeno interessa a chi abbia un minimo di razionalità, conoscere le reali motivazioni che hanno portato Sciotto a compiere questa azione contro quella che ha sempre definito “la sua creatura”, ma, evidentemente, l’acrimonia verso la categoria non meglio definita dei “messinesi” e l’assoluta assenza di empatia del precedente proprietario hanno avuto la meglio su qualsiasi altra considerazione.
TO BRAND OR NOT TO BRAND - Lasciare la squadra di calcio cittadina alla deriva, d’altra parte, è una abitudine, dalle nostre parti, e, anche in altri ambiti sportivi, la parola professionismo non si addice a Messina. Pazienza, ce ne faremo una ragione, ma occorre pensare che, quando si parla di marketing o di brand territoriale, lo sport ad alto livello serve a dare humus al senso di appartenenza, aggrega vari settori economici e crea nuove attività, oltre a fermento culturale e sociale, tutti elementi sconosciuti a una classe dirigente, commerciale ed imprenditoriale locale non abituata alla competizione oppure al rischio.
Gli ultimi a mollare, in questa situazione, sono stati i tifosi e il gruppo squadra, ieri sera orgogliosi e a testa alta malgrado l’amarezza di avere perso il derby contro il Catania, un evento che chissà per quanto tempo non vedremo più, ma anche a questo bisognerà fare il callo.
D...ICIAMOCI LA VERITA' - Detto ciò, però, bisogna chiarire un aspetto fondamentale riguardante l’esito del campionato sul campo: il Messina, molto probabilmente, retrocederà in serie D perché questa stagione che si avvia alla conclusione è stata la summa di quanto non è stato fatto nei sette campionati precedenti, limitando, ovviamente, l’analisi all’era Sciotto.
Da giugno in poi a tutto si è pensato tranne che a quanto si sarebbe dovuto fare in campo, e, quindi, appare naturale che, dopo Taranto e Turris, sia il Messina a lasciare questa serie C, una lega professionistica solo di nome, totalmente senza credibilità, le cui partite vengono sorprendentemente ancora quotate da tutte le agenzie di scommesse, pur essendo il loro esito determinante solo per la lotta promozione, limitata a due squadre, di cui una, l’Avellino, presto prenderà il largo. E quest’ultimo è l’unico esito coerente con l’aspetto sportivo e di merito gestionale, pur facendo i migliori complimenti al Cerignola, società forte economicamente, con un’ottima rosa e un allenatore degno di tal nome in panchina.
La proprietà biancoverde, infatti, rappresentata dal Gruppo D’Agostino, colosso dell’edilizia e anche impegnato in politica con il presidente dal 2020 Angelo Antonio D’Agostino, ha investito decine di milioni di euro nel calcio, e, adesso, potrà raccogliere i frutti riportando i lupi in serie B.
NON ATTREZZATI PER I MIRACOLI - Tornando alle dolenti note di casa nostra, non è possibile pensare di salvare la categoria avendo vissuto tre fasi totalmente diversa in una singola annata agonistica, partendo dall’estate in cui la proprietà sceglie ds e allenatore e fissa con loro i paletti della campagna acquisti, dando una patina di continuità, poi si resta sospesi a una infinita trattativa con “solidi interlocutori esteri”, gli aspetti organizzativi e tecnici vengono affidati a allenatore e direttore operativo (figura non meglio definita), Pavone scappa a Trapani di notte senza nemmeno salutare, lasciando vacante un ruolo fondamentale come il direttore sportivo, si naviga a vista fino all’avvento di AAD Invest, la successiva “luna di miele” con annessa campagna acquisti invernale rivoluzionaria condita da diversi biennali a cifre non trascurabile e l’addio ai giovani più promettenti, fino ad arrivare all’autogestione di Domenico Roma, Simone Banchieri e un gruppo di calciatori attrezzati per giocare a calcio, ma non per fare miracoli.
LA MATURITA' DELLA PIAZZA - La scoperta più inaspettata è stata rivedere tanta gente allo stadio malgrado tutto, con una situazione di classifica umiliante e senza società, avere una curva con la maturità di applaudire il Messina dopo un derby perso in casa con il Catania, chiedendo loro di non mollare.
Questo è il tesoretto sul quale fondare la risalita che, se guardassimo solo allo sport, dovrebbe essere in D a partire dalla fine di questo campionato, oppure ancora in terza serie, se succedesse l’imponderabile e gli dèi del calcio concederanno ancora una chance al Messina. Ma non sappiamo quale sarà il destino di questa società e, quindi, occorre che la squadra dia tutto in queste ultime 5 partite per lasciare un ricordo dignitoso e, poi, servirebbe davvero uno scatto di orgoglio da parte di tutta la parte sana della città sportiva, economica, politica e sociale, quella che non merita di frequentare, nel calcio, il campionato di Eccellenza, con tutto il rispetto per chi ci partecipa.
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