Il ritornello che abbiamo sentito più spesso in queste prime quindici giornate di campionato riguarda il confronto dell’attuale Messina con “la squadra dell’anno scorso”, quella capace di riportare Messina e il Messina tra i professionisti dopo anni di oblio dilettantistico. Campionati diversi, giocatori non paragonabili, situazioni diametralmente opposte l’una dall’altra. Quella dell’anno scorso, però, era una squadra "vera", un gruppo che sarebbe stato capace di affrontare qualunque difficoltà. Con uomini e, soprattutto, un allenatore che volevano e potevano proporre gioco.
Ecco la differenza sostanziale, al di là degli interpreti. La volontà e la capacità di proporre gioco. E questo Messina non è che non voglia produrre gioco, probabilmente non può farlo, o meglio non ha gli elementi adatti per farlo. Fa fatica per carenze strutturali, al netto di qualche elemento come Damian dal basso. Oppure Balde, Catania o Russo nel saltare l'uomo: troppo poco, specie se i singoli faticano a dare continuità al rendimento. La difesa a tre senza Fazzi è bloccatissima, alquanto arcigna ma girando la medaglia troppo statica. Le corsie esterne senza Morelli e Goncalves, unici in grado di proporsi bruciando un tempo d'azione, badano solo a contenere. In mediana non c’è nessuno capace di buttarsi negli spazi e senza Balde anche due punte importanti come Adorante e Vukusic fanno fatica. Nelle loro corde, è evidente, non c’è la possibilità di costruirsi il gol da soli. E la prova sta nelle quattro sconfitte patite nelle ultime cinque giornate, tutte senza gol all’attivo. Solo nel finale di Castellamare il Messina ha prodotto qualcosa, ma con Catanzaro, Avellino e Latina, il peccato più grande è soprattutto quello con i laziali, i portieri avversari sono usciti con un bel senza voto in pagella. Un po’ come Lewandowski, perché è vero che questo Messina subisce poco o nulla, ma è anche vero che nel calcio se punti allo 0-0, se va bene perdi 0-1.
Una squadra costruita per giocare in velocità, ribaltando subito la manovra, sfruttando corsie esterne e sovrapposizioni come nella volontà di Sasà Sullo, non può diventare d’improvviso riscoprirsi squadra tosta, arcigna e capace di sfruttare ogni minimo episodio favorevole come vorrebbe Eziolino Capuano. Anche se i giocatori ci stanno provando, applicandosi al massimo. Fin qui non è bastato, si spera di sì nello scontro diretto con l'Andria. Un certo tipo di atteggiamento è facile da recitare per quelle squadre esperte e di categoria. Tutto ciò che questo Messina, al momento non è. Ecco, la squadra dell’anno scorso era una squadra di categoria, sapeva come vincere le partite attaccando, anche giocando male, ma sfruttando gli episodi. Questa non lo è e non potrà esserlo se si dovesse perseguire esclusivamente la filosofia del giovane e della valorizzazione, dell'ingaggio spalmato per ridurre i costi a qualsiasi costo. La qualità si paga, così anche i ritardi nella programmazione: non è una critica, sono evidentemente i fatti.
Ora la situazione è preoccupante ma l’unica cosa che si può fare è limitare i danni, adattandosi moralmente, tecnicamente e tatticamente al materiale umano a disposizione. In attesa che arrivi gennaio e l’area mercato messinese, consapevole degli errori commessi o di ciò che è stato sopravvalutato, ristrutturi l'organico rendendolo adatto e adeguato al contesto in cui gioca. Almeno per non rischiare l’agonia.
Autore: Antonio Billè / Twitter: @antobille
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