La gara di ieri tra Messina e Monopoli non determina i destini immediati del campionato, ma può dare significative indicazioni per una analisi più approfondita del momento in casa biancoscudata. In questo momento, non si può trattare in modo compiuto il tema del confronto con una realtà come quella della società pugliese che ieri ha sbancato il "Franco Scoglio", strutturata da tantissimi anni in serie C e capace di sfornare sempre ottime stagioni sia sul piano dei risultati che su quello tecnico o della valorizzazione di talenti che poi spiccano il volo verso categorie superiori. Mentre dalle nostre parti si resta vincolati ad atteggiamenti da "grande piazza" senza esserlo più ormai da quasi 15 anni almeno, una zavorra da togliere per pensare a un futuro più o meno prossimo con ambizioni diverse.
ANALISI DEL MOMENTO - Occorre, quindi, soffermarsi sulla realtà immediata che vede un gruppo di lavoro formatosi all’inizio del 2023 impegnato a recuperare il terreno perso nelle prime 20 partite, in cui si erano collezionati 11 punti, frutto, se così si può dire, di 3 vittorie, 2 pareggi (ottenuti in casa) e 15 sconfitte (di cui 5 allo “Scoglio”). Vedere un mercato di riparazione nel quale sono arrivati 9 giocatori nuovi senza smantellare la struttura della rosa “costruita” (le virgolette sono d’obbligo) la scorsa estate ha creato aspettative forse troppo elevate, soprattutto partendo dal presupposto che alcuni dei neoacquisti sono giocatori di nome nella categoria. Gli ottimi risultati ottenuti dal Messina rinnovato hanno alimentato questa attesa, dando corpo alle speranze di un clamoroso accesso alla zona che porta alla salvezza diretta, tralasciando chi ha anche evocato la possibilità di entrare nei playoff, guardando alle distanze minime tra il decimo e quindicesimo posto.
LE TARE DA COMPENSARE - Ma questo ha messo in secondo piano alcune problematiche che, senza diventare un alibi, esistono e devono essere evidenziate. Escluso Fumagalli, così come i giovani Salvo e Ortisi, i vari Celesia, Helder Baldé, Kragl, Perez, Ferrara, Ragusa, venivano da periodi di relativo impiego se non da mesi di stop, con strutture fisiche e caratteristiche peculiari che necessitano di condizione fisico-atletica per esprimersi al massimo. Sono stati coinvolti al massimo nella causa, mettendoci carattere, impegno, abnegazione totale, ma è chiaro che nessuno di loro può affermare di essere nel miglior momento della propria carriera; quindi, pretendere che facciano sempre la differenza per tutti i 90’ di ciascuna partita ci può stare, ma non deve diventare un mantra. In sintesi, nessuna scusa per qualche prestazione sottotono, ma nemmeno è equilibrato pensare che possa bastare una ottima campagna acquisti per avere il cammino spianato fino al 23 aprile.
GLI ERRORI DA RIPARARE - La consapevolezza della difficoltà intrinseca a questa stagione non deve però impedire le considerazioni in merito ad alcune decisioni o momenti in cui si sono commessi errori che ci si augura tutti non pesino in modo rilevante per il raggiungimento dell’obiettivo. I pochi punti raccolti in casa sono stati addebitati da qualcuno ad un atteggiamento troppo attendista dato alla squadra dal tecnico, che, se può dare frutti in trasferta, diventa un fattore negativo quando si gioca sul “manto erboso” del “Franco Scoglio”. E’ chiaro che, una squadra con l’obiettivo di accumulare più punti possibili in ogni partita deve aggredire qualsiasi avversario con il coltello tra i denti, ma, quando si esce dalla comfort zone delle frasi fatte, si entra nella realtà della gestione di un gruppo formato da calciatori con esigenze, peculiarità e problematiche diverse, non sempre facile da portare a termine senza sbavature, sia durante il lavoro settimanale che nelle singole prestazioni. In poche parole, solo lo staff tecnico e dirigenziale più prossimo alla squadra conosce realmente le motivazioni di determinate scelte, quindi le critiche rispetto a quanto si vede in campo in ciascun turno di campionato, devono essere tarate, da chi le fa e da coloro i quali ne sono oggetto, per evitare inutili sprechi di energia o possibili incomprensioni, ostacoli superflui in un momento così complicato.
RACITI - Tornando alla gara di ieri, la valutazione su mister Raciti (voto 5) è riferita alla scelta di inserire Fiorani in un ruolo non suo al posto di Kragl, scartando l’ipotesi Ortisi o Marino, oppure alla sostituzione di Ibou Balde dopo un primo tempo non disprezzabile o quelle di Mallamo e Fofana con la motivazione di avere più muscoli, per poi assistere ad un secondo tempo senza nemmeno una chance per pareggiare, nemmeno in mischia o facendo leva sul fisico, con 4 punte (solo di nome) in campo. Tutto ciò pur considerando che, soppesando prestazioni e risultati, nelle tre gare casalinghe con Cerignola, Andria e Monopoli, se il Messina avesse ottenuto 5 punti non avrebbe rubato nulla, ma lo stesso si sarebbe potuto dire se Avellino o Catanzaro avessero vinto al S. Filippo, o se la Gelbison avesse pareggiato nel match di Agropoli.  E’ chiaro che, una squadra con l’obiettivo di accumulare più punti possibili in ogni partita deve aggredire qualsiasi avversario con il coltello tra i denti, ma, quando si esce dalla comfort zone delle frasi fatte, si entra nella realtà della gestione di un gruppo formato da calciatori con esigenze, peculiarità e problematiche diverse, non sempre facile da portare a termine senza sbavature, sia durante il lavoro settimanale che nelle singole prestazioni. In poche parole, solo lo staff tecnico e dirigenziale più prossimo alla squadra conosce realmente le motivazioni di determinate scelte, quindi le critiche rispetto a quanto si vede in campo in ciascun turno di campionato, devono essere tarate, da chi le fa e da coloro i quali ne sono oggetto, per evitare inutili sprechi di energia o possibili incomprensioni, ostacoli superflui in un momento così complicato.
PAGELLE -  Andando oltre le recriminazioni sul singolo risultato, è indispensabile mantenere sempre alta la concentrazione, cosa non accaduta nell’episodio decisivo contro il Monopoli, su una palla troppo semplice da spingere in rete per Bizzotto in mezzo all’area biancoscudata. Macchia importante, quella azione, sulla partita di due difensori per il resto sempre abbastanza lucidi come Ferrara (6) e Berto (5,5) , mezzo voto in meno per loro, visto che il primo si perde il contatto con l’avversario e il secondo esita nell’intervenire sul rimpallo. Battuto, nella circostanza, Fumagalli (6), pronto a evitare il 2-0 nel recupero sull’unica conclusione verso la sua porta confezionata dai pugliesi, oltre la rete. Ferrini (6) riesce a districarsi al meglio su un terreno di gioco nel quale tutti quelli che giocano in quel ruolo fanno almeno tre preghiere prima di approcciarsi al pallone per il terrore di fare un errore determinante. Il migliore nel reparto arretrato è Celesia (6,5), attento a chiudere le iniziative, seppur non insistenti, di clienti difficili come Viteritti o, soprattutto, Manzari.
Mallamo (6) soffre nel fango, stenta a trovare la giocata incisiva, poi esce dal campo per Konate (5,5) che stavolta non riesce a entrare nel ritmo della partita. Fofana (6,5) nei primi 45’ interpreta bene il ruolo a presidio del centrocampo con licenza di inserirsi in area avversaria, è tra i protagonisti del batti e ribatti al 27’, condito da duplice tocco di mano da parte di Bizzotto non rilevato da un arbitro distratto e pignolo a fasi alterne, poi l’ivoriano viene sostituito per passare al 4-2-4, un revival della scorsa stagione caro a mister Cinelli, ma chi entra sul rettangolo verde risponde al nome di Davis Curiale (5) volenteroso ma nulla più, troppo poco per dare ragione al tecnico che continua a dargli chance per il riscatto. Il centrocampo e l’attacco, orfani del mancino di Oliver Kragl, sono i reparti sui quali occorreva intervenire per dare un indirizzo diverso alla partita, ma il piano tattico di mister Raciti non funziona. Fiorani (5,5) raramente riesce a passare dalle parti di Bizzotto, un difensore multitasking messo lì nell’eventualità ci fosse stato presente il numero 69 biancoscudato, ma parliamo di uno tra i migliori calciatori di serie C in senso assoluto, leader e perno del gioco biancoverde nella scorsa stagione da centrale arretrato, quest’anno qualche volta relegato in panchina, per sottolineare la qualità del roster del Monopoli. Gioca 35’, incluso il recupero, anche Ortisi (5), se ne accorgono in pochi, non solo per responsabilità dirette del ragazzo, dirottato da destra a sinistra nel momento in cui il Messina è troppo confusamente alla ricerca del pari, ma adesso bisogna comprendere fino in fondo quale può essere l’apporto dell’ex Casarano in questo finale di campionato nel quale servono carattere, giocate e corsa.
Ibou Balde (6) non dispiace nel primo tempo, poi resta negli spogliatoi per dare spazio a Marino (5,5), ma l’ex Seregno non ripete l’ottima prestazione di Latina, restando impantanato nelle maglie di centrocampo e difesa ospiti. Ragusa (5) delude le attese, vale l’attenuante della condizione da recuperare, aggiunge altri 95’ nelle gambe, ma la punizione battuta male da buona posizione al 75’ non depone a suo favore perché lì contano il piede e la testa non la forza fisica. Infine, Perez (6) sufficiente se si compensa lo scarso killer instinct dopo una decina di minuti sull’unica topica difensiva ospite con l’immenso lavoro di pressing, recupero e smistamento palla svolto anche in questa occasione. Resta l’amaro in bocca per una prestazione che avrebbe potuto essere premiata dal pareggio, o da qualcosa in più con un po’ di fortuna, ma l’episodio positivo bisogna saperlo cercare e il Messina, in questa occasione, ha aspettato troppo prima di provare a coglierlo. Serve, ancora una volta, recuperare in trasferta e la gara di domenica prossima a Viterbo con il Monterosi può essere il crocevia per ritornare subito sulla strada giusta.

Sezione: Il focus / Data: Dom 05 marzo 2023 alle 15:50
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
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