Una storia più unica che rara, quella di Delfio Calabrese. Classe 1976, una caterva di gol sulle spalle e un passato complicato. Ma per arrivare a quello che è successo dobbiamo partire a ritroso, dalla doppietta, ad esempio, che contro l'Aluntina ha rilanciato la squadra del suo paese, il San Fratello, e da una passione difficilmente eguagliabile: "Farò 45 anni giorno 1 dicembre, vero, ma ho sempre fatto tutto con passione, e quando uno le cose le fa così resta sempre giovane - spiega ai nostri microfoni -; ho cominciato a 13 anni, facendo un provino per l'Atletico Catania e quando mio padre ha avuto dei problemi ho lasciato da parte tutto fino ai 17 anni, e sono ripartito in Seconda e Terza categoria, ma quelli non si contano - ride - perché facevo cinquanta gol. Ho incontrato poi Guido Schillaci, uno dei primi che in questo mondo è stato fondamentale. Giocavamo nel piazzale della chiesa, a 17 anni è venuto lui e mi ha portato a Sant'Agata".
Lì inizia una carriera che ha toccato pesantemente tre generazioni: chi allora era esperto, chi come lui stava iniziando e chi, adesso, muove i primi passi nel calcio. Un calcio, quello dei suoi inizi, che "non c'entra niente quel calcio con questo. È cambiato tutto tantissimo, ora molti giovani non hanno voglia di fare niente, quello era tutto un altro mondo: io sono stato preso giocando in piazzetta, ora a 17 anni molti li trovi nelle salette che giocano, fumano e bevono". Ma anche per questo c'è Calabrese, che per il suo paese da giocatore veste anche i panni di allenatore per i ragazzi: "Abbiamo creato una scuola calcio nel 2019 e abbiamo una cinquantina di iscritti. Abbiamo tanti giovani interessanti, siamo affiliati alla Reggina e cerchiamo di trasmettere qualcosa di positivo a questi ragazzi, toglierli dalla strada e dai problemi; stiamo cercando di costruire un piccolo patrimonio per San Fratello, un paesino di montagna dove non c'è molto così gli adolescenti hanno uno sfogo. L'anno prossimo faranno il sintetico a San Fratello per dargli una possibilità in più. Quest'anno - spiega - faremo i Giovanissimi provinciali, ma non regionali: avrebbero potuto fare anche i regionali per qualità ma prima devono fare un po' di esperienza, di gavetta. Non bisogna essere presuntuosi: abbiamo fatto tornei anche con scuole calcio blasonate come Sant'Agata, Valdina e Rocca, però è giusto andare per altri passi, conoscere il calcio e poi salire piano piano di categoria". Anche questo è uno dei trucchi di Calabrese: "Loro conoscono il mio segreto: non bisogna bere né fumare, glielo dico sempre, lo ripeto ogni giorno: se sto giocando fino a quest'età c'è un motivo. Devi avere passione, devi fare una vita sana, gli mangio il cervello. Devi essere professionista per te stesso come prima cosa, e poi i 2007-2008 devono comportarsi bene per dare l'esempio ai ragazzi più giovani".
L'esempio, quello che probabilmente Delfio non è riuscito ad avere anche a causa dei problemi con la giustizia di suo padre, risalenti proprio a quando Calabrese era giovanissimo e che lo hanno toccato indirettamente. Però c'è sempre stato uno sfogo: "Devo tutto al calcio. Il calcio, vuoi o non vuoi, ti tiene lontano da tutto, dai vizi, il calcio fa l'80% per metterti in buone strade. Ho avuto la sfortuna di non essere seguito da piccolo, ma magari giocando in altre squadre avrei fatto una carriera diversa: chi si accontenta gode, diciamo così. Sulla mia storia personale sto cercando di parlare con gli organi competenti perché chi ha la coscienza a posto può andare sempre a testa alta; purtroppo i genitori non li scegliamo noi e i figli non possono prendere le loro colpe, chi di dovere poi valuterà ma - conclude - io ho molta fiducia nelle istituzioni, l'ho sempre avuta e continuo ad averla".
Autore: Gregorio Parisi / Twitter: @wikigreg
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