Otto gol, nove ammoniti, due rigori assegnati, un altro contestato, nove sostituzioni. Paganese-Messina sembra un bollettino di guerra e non una delle partite di esordio del campionato di serie C 2021-2022.
Ovviamente, chiediamo scusa al mister Sullo (voto 6 di stima) per la citazione bellica, perché “questa non è una guerra, quella vera la stanno combattendo in Afghanistan”, ma il film di una gara sportiva particolare come quella calcistica vive di sliding doors, o episodi per rientrare nel lessico classico pallonaro, e sta all’allenatore interpretarle al meglio, tenendo conto di tutte le informazioni incamerate durante la settimana lavorativa di allenamenti.
Evidentemente, lo schieramento iniziale del Messina al “Torre” nasce da quanto fatto vedere dai singoli da martedì a venerdì scorso, quindi schierare al primo minuto in difesa Celic al posto di Fantoni e Sarzi Puttini invece di Thiago Gonçalves fa parte delle scelte insindacabili di ogni tecnico, così come sostituire la coppia centrale arretrata per precarie condizioni fisiche dei titolari senza avere in panchina due elementi alternativi di capacità ed esperienza può portare a pensare che il risultato, con tre reti di vantaggio a 25’ dal termine, possa essere acquisito. Sullo, a fine gara, non si nasconde, sciorina spiegazioni sincere e non banali, sottolineando i limiti di numero e sostanza della rosa messa a sua disposizione in tempi ristrettissimi dal direttore sportivo Argurio. Avere solo 18 elementi da mettere in distinta, di cui sette millennials (nati tra il 2000 e il 2002), con i sette più “anziani” tutti classe 1996 può essere stimolante, ma al cospetto di una squadra che punta al minutaggio con tre 2002 titolari, ma una pletora di over 35 da buttare nella mischia quando occorre fronteggiare le tempeste, ecco che diventa possibile assistere a uno spettacolo come quello di sabato pomeriggio a Pagani. Le porte girevoli sembrano indirizzare la gara nettamente a favore dei giallorossi che, partiti con buon piglio, sbandano subito dopo il pareggio, superano lo scoglio del rigore subito e, a cavallo dei due tempi, fanno scomparire dal terreno di gioco i padroni di casa, oggetto di contestazioni pesanti da una parte del pubblico amico tornato sulle tribune, ma non in curva, dove gli ultras azzurrostellati aderiscono alle proteste anti-restrizioni per il Covid. Calato il poker, il Messina (pro memoria: mai usare il termine “gli uomini di Sullo” in questa stagione) vorrebbe alzarsi dal tavolo ed incassare le fiches al banco, ma Murolo, uno dei più anziani giocatori chiede di fare almeno un paio di giri ancora e, da una giocata estemporanea, nasce quel gol del 2-4 che tiene accesa la fiammella. Il resto è storia nota, ma resta l’impressione che, dalle mosse di mercato della società nei prossimi due giorni, dipenderà molto del destino di questa stagione.
L’iniezione serbo-croata di fisico, tecnica e sfrontatezza apportata da Mikulic e Milinkovic, parcheggiati per motivi burocratici, insieme ad un terzo elemento svelato in parte da Sullo nella conferenza post gara, e l’apporto di almeno altri 3 elementi di spessore ed esperienza, possono dare un timbro più deciso a questo Messina. Un attaccante ed un esterno in grado di restituire Simonetti alla sua posizione centrale al fianco di Damian, oltre a qualche cambio di qualità in difesa, aggiunti ai 18+3 attualmente più o meno disponibili, consentirebbero piani partita più credibili a Sullo e la possibilità di iniziare veramente l”operazione empatia” con la città, invocata in più occasioni da mister Sasà.
La prima giornata di campionato impone la valutazione delle prestazioni dei singoli, partendo da Lewandowsky (6), folle come la partita, alternando uscite fuori luogo e tempo (favorite dal sole basso che poi ingannerà anche Baiocco nella ripresa) ad un penalty bloccato sullo specialista Diop e una parata prodigiosa al 95’, vanificata dal successivo missile sparato dall’indisturbato Castaldo per il pareggio definitivo.
La linea difensiva potrebbe essere giudicata in modo totalmente insufficiente per avere beccato una quaterna, ma in realtà le uscite premature di Celic e Carillo (6,5 per entrambi), sostituiti da Thiago Gonçalves (5) e Fantoni (5), con lo spostamento di Sarzi Puttini da esterno (6,5) a centrale (non pervenuto) influiscono sui voti, che, si sa, sono solo numeri poco influenti sul morale e il carattere di ragazzi professionisti come quelli chiamati a vestire la biancoscudata quest’anno. L’unico a mantenere la stessa posizione per 95’ è Morelli (6,5), non a caso quello più a suo agio, anche quando si fa trovare pronto alla deviazione di testa per il gol del 3-1.
Il reparto più completo qualitativamente e quantitativamente di questo Messina è quello di centrocampo e, ovviamente, si vede nello sviluppo della manovra durante il 65’ di autonomia del Messina. Bene Damian (6,5), con un assist e una costante presenza in ogni fase di gioco, pur scemando in intensità con il passare dei minuti, e Simonetti (6,5) che, adattato ad esterno, interpreta il ruolo con duttilità, inserendosi bene in area avversaria fino alla rete che sembrava avere chiuso la contesa. Note grigie, invece, da Fofana (5), svagato nei 45’ concessi da Sullo, impreciso nei passaggi ed anche molle in occasione dell’azione che porta al primo pareggio azzurrostellato, quando Manarelli parte da sinistra ed arriva in area praticamente indisturbato. Konatè (5,5) lo sostituisce in avvio di secondo tempo, senza incidere particolarmente, anche se è tra i pochi a mantenere la calma nei minuti finali provando ad amministrare qualche pallone recuperato.
L’elemento che, con la sua assenza, insieme a quella già accennata di Celic e Carillo, cambia gli equilibri della gara è l’esterno di destra, Russo (7), preziosissimo per il lavoro che fa sia in ripiegamento che, soprattutto, davanti, con la perla del gol sblocca risultato, mix di tempismo, caparbietà e tecnica. Dal momento in cui (minuto 72) Murolo lo sbatte sui cartelloni pubblicitari a fondo campo ed è costretto a lasciare il terreno di gioco, la squadra non ha più un riferimento certo in avanti, perché Matese (5) è troppo acerbo per imporsi nella ressa finale dominata dai volponi di mister Di Napoli. Restano le due punte che non brillano particolarmente, pur in una gara dai tantissimi gol. Infatti, Balde (6) merita la sufficienza per il rigore trasformato con freddezza e precisione, ma soffre il ricorso eccessivo ai lanci lunghi che lo consegna alla maggiore fisicità dei difensori avversari, mentre Adorante (6) raggiunge il compagno nella valutazione per la tantissima grinta che ci mette in ogni minuto del match, ma non arriva mai alla conclusione. Ci sarà tempo e modo anche per lui di dimostrare il proprio valore come bomber, così come per tutto il resto di questo gruppo ancora in via di costruzione, con un potenziale ancora inespresso, nato da poco, che dovrà combattere tanto per capire presto quale dovrà essere la sua dimensione.
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
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