Tanto tuonò, che alla fine piovve. Dopo l’imbarazzante sconfitta casalinga di ieri pomeriggio, il Messina ha deciso di cambiare guida tecnica, esonerando Gianluca Grassadonia ed offrendo il ruolo di “salvatore della patria” a Nello Di Costanzo. Verrebbe da pensare "a volte ritornano", rimanendo in tema di frasi fatte.
Per chi non lo ricordasse, infatti, l’allenatore nativo di Acerra è una vecchia conoscenza del calcio peloritano, giunto sulle rive dello Stretto proprio quando, forse, sarebbe stato meglio andare altrove. Correva la stagione 2007/08 e la “biancoscudata”, tornata in cadetteria dopo il triennio in massima serie, cercava di riprendersi dalle macerie lasciate dal duo Valentini-Giordano. A far da balia ad una squadra composta da un buon mix di giovani di belle speranze e giocatori esperti e navigati, venne chiamato un allenatore emergente, con uno sfortunato passato da calciatore.
Dopo delle ottime esperienze nelle formazioni “primavera” di Milan e Napoli, infatti, Di Costanzo passò i suoi otto anni di carriera (dal 1982 al 1990), a tirare calci nelle polverose serie minori della Campania, indossando le maglie di Gladiator, Afragolese e Turris. Alla fine del millennio, intuisce che il suo futuro potrebbe essere ancora legato al calcio e, nel 1996, consegue il patentino di allenatore di prima categoria, presentando una tesi sulla fase offensiva del 4-4-2, che gli varrà il massimo dei voti. Fedele al credo tattico enunciato nel suo elaborato di fine corso, comincia ad allenare la Viribus Unitis, conquistando tre promozioni di fila e giungendo fino in serie D. Dopo una breve parentesi alla Palmese, torna a Somma Vesuviana conquistando un secondo posto in quinta serie.
Dopo una splendida promozione tra i professionisti con il Gladiator, autentico dominatore del campionato di serie D, Di Costanzo compie il grande balzo nel giro che conta, ottenendo la panchina del Benevento, in serie C1. Riconfermato dopo un buon ottavo posto, verrà esonerato nella stagione successiva, per una crisi di risultati dalla quale non riuscirà a far riprendere la sua squadra.
Il traumatico esonero, però, segna l’inizio del periodo migliore per la carriera del trainer di Acerra, chiamato, nella stagione 2004/05, alla guida della Juve Stabia, neopromossa in serie C/2. Con le vespe di Castellamare conquista uno splendido secondo posto, che gli varrà la promozione in terza serie grazie ad un ripescaggio. Nella stagione successiva, per la prima volta in carriera, abbandona la Campania per spostarsi in Laguna. Con il Venezia conquista subito una promozione in serie C/1 e, nella stagione successiva, perde la semifinale play-off contro il Pisa, dopo una stagione brillante che aveva fatto sognare la cadetteria ai tifosi nero-arancio-verdi.
La serie B, però, si trova nel destino di “Cuonello” e, dopo la delusione lagunare, il Messina decide di ingaggiarlo per una stagione di transizione. Alla guida dei giallorossi, Di Costanzo conquista una tranquilla salvezza, lanciando anche alcune giovani promesse come Foti, Surraco, Schetter ed il messinese Aricò. Il tredicesimo posto conquistato con il Messina, frutto di tredici vittorie, dieci pareggi e diciannove sconfitte, permettono a Di Costanzo di essere ingaggiato dall’Ascoli, rimanendo in cadetteria. La stagione nelle Marche, però, si conclude bruscamente con un esonero già ad ottobre.
Dopo qualche mese passato ad allenare il Padova con pochissima fortuna, Di Costanzo torna ad allenare tra prima e seconda divisione, sedendo sulle panchine di Barletta, Carrarese e Aversa Normanna. Adesso, dopo una prima parte di stagione da inattivo, il grande ritorno in riva allo Stretto, per cercare di risollevare una squadra in pieno “coma”, riprendendo le parole di Fabrizio Ferrigno. In bocca al lupo!
Autore: Marco Boncoddo / Twitter: @redattore
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