Ci sono giocatori che, al di là delle loro presenze in campo, fanno sentire comunque il loro peso in una squadra, per il carattere che dimostrano e per la capacità di dare spessore allo spogliatoio, da sempre chiave di volta per fare risultati. Alessio De Bode risponde perfettamente a questo identikit, malgrado la sua giovane età, 24 anni, e, in questo momento di attesa per le sorti future del Messina, lo abbiamo raggiunto telefonicamente mentre si trova sulla spiaggia di Celle Ligure, in vacanze forzate dopo l’annata che lo ha visto protagonista, a Monza, di una salvezza conquistata sul campo e vanificata dal fallimento della società brianzola.
La prima domanda al “biondo” non può non essere riferita a ciò che è accaduto a Messina nell’ultima, sciagurata, stagione.
Alessio, la tua partenza, insieme a quelle di Lagomarsini e Bucolo, fu il primo segnale del disimpegno della società, visto che costituivate buona parte del “gruppo storico” che aveva vinto il campionato di Seconda Divisione. Che impressione hai avuto sull’esito del campionato del Messina?
“In effetti, l’allontanamento di Ferrigno ebbe, come effetto immediato, l’assenza di un punto di riferimento fondamentale per noi giocatori e le scelte di mercato successive portarono al mio addio, a quello di Lagomarsini e Saro Bucolo, che, insieme a Corona, eravamo l’anima della squadra e i pilastri dello spogliatoio. Io decisi di andare via perché, restando a Messina, non avrei sicuramente visto più il campo e ho preferito mettermi in gioco a Monza, in una situazione societaria difficile, ma con l’intento di farmi valere dando il mio contributo come giocatore. Cosa sia successo a Messina in quello sciagurato finale di campionato non lo so direttamente, quindi non mi esprimo, ma un ruolo fondamentale credo sia stato giocato dalla mancanza di certezze per chi doveva andare in campo”.
Sei un “classe 91”, quindi ancora nel pieno della tua carriera, ma, in questi anni, hai dovuto fronteggiare situazioni pesanti soprattutto dal punto di vista delle disavventure finanziarie delle società in cui hai giocato. Quale pensi possa essere il futuro del calcio italiano, soprattutto in categorie come la LegaPro attuale?
“Non sono per nulla fiducioso su futuro del calcio in Italia, visto che ci troviamo a vivere problemi come la tessera del tifoso, i continui fallimenti societari, gli scandali delle scommesse, che allontanano la gente dagli stadi e dalla passione verso questo sport. Ci vorrebbero presidenti tifosi che vogliano bene alle loro società e al calcio, capaci di investire quando si tratta di spendere soldi con l’obiettivo di fare appassionare il pubblico, creare interesse e, quindi, avere la possibilità di rientrare dei loro investimenti. E si dovrebbe anche cambiare radicalmente le persone che guidano e governano il calcio, perché non si può più pensare solo a fare soldi, fregandosene del resto e abbandonando la barca quando il danno è già compiuto. Mi auguro che si giunga presto ad una rifondazione completa di tutto il calcio italiano, e che, già la prossima stagione sia una specie di anno zero da cui ripartire. Voglio citare come esempio la mia esperienza a Monza quest’anno. Sapevamo tutti che la società sarebbe fallita, ma, a mercato invernale finito, dopo che avevamo perso 3-0 la prima gara giocata, abbiamo fatto gruppo e ci siamo salvati sul campo, ricevendo molte volte gli applausi dei tifosi avversari, che, prima del fischio di inizio, ci urlavano “falliti”. A Monza non ho preso un euro, anzi, dovevo pagarmi da mangiare e da dormire, ma questi mesi mi hanno dato la forza e la convinzione nei miei mezzi e, pur con tutte le difficoltà che ci troviamo a vivere facendo il nostro mestiere a questi livelli, non ho intenzione di mollare”.
Il tuo futuro potrebbe essere di nuovo a Messina? Hai già avuto qualche informazione sul nuovo gruppo che sta acquisendo la proprietà dell’ACR?
“A dire il vero sarebbe un mio grande motivo di orgoglio potere indossare di nuovo la maglia del Messina e, avendo seguito da lontano l’andamento delle trattative per il passaggio di proprietà della società, sto cercando di capire quali saranno le intenzioni della nuova dirigenza e se resterà qualcuno del nostro vecchio gruppo. Tra qualche giorno, non appena si definiranno i dettagli per l’ingresso della nuova proprietà, contatterò Giorgio Corona per rendermi conto meglio della situazione e mi auguro ci sia davvero l’intenzione di ripartire con l’entusiasmo giusto per riportare Messina nelle categorie che merita. Se arrivasse una chiamata, sono prontissimo a rispondere presente, a maggior ragione se Giorgio fa parte del progetto.”
Cosa ti senti di dire ai tifosi del Messina che vivono, ancora una volta, una estate di passione e di ansia per le sorti future della loro squadra?
“Per me giocare con quella maglia e davanti a quel pubblico è stato bellissimo, soprattutto per lo zoccolo duro rappresentato dalla parte centrale della Curva Sud, che rappresenta qualcosa di unico nel nostro calcio. Il passaggio di proprietà della società deve rappresentare il punto di partenza per costruire le fortune della squadra, anche aspettando un po’ di tempo, basta che ci sia il progetto giusto portato avanti da gente che ha davvero il Messina nel cuore. Quindi, auguro ai tifosi biancoscudati le migliori fortune e, se si creeranno le condizioni, mi piacerebbe far parte di questo nuovo Messina".
Autore: Davide Mangiapane / Twitter: @davidemangiapa
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